Inventa lo stupro copiando un film

Inventa lo stupro copiando un film Milano: lo spunto delle accuse dalle scene di «Rivelazioni» con Demi Moore Inventa lo stupro copiando un film Assolti padre ezio della ragazza dopo 16 mesi in cella MILANO. L'hanno scoperta per via dei dettagli, per quella trama fitta come un film che lei aveva imparato a memoria. «Mi ha trascinato sul divano, ero inorridita e spaventata», recitava Anna Marina C, puntando il dito prima contro suo padre Antonino, poi suo zio Vito. «Ho dovuto arrendermi all'idea che stava violentandomi e allora ho provato molta paura e molta rabbia», fa mettere a verbale lei. Come Demi Moore, in Rivelazioni. Quando accusa Michael Douglas di averla violentata. E non è vero. Non è vero al cinema, non è vero quello che racconta Anna Marina C. Ci sono voluti due anni e un processo per provarlo. Più sedici mesi in carcere - dal 17 gennaio '97 fino a ieri - per il padre e lo zio. Vittime di una recita che aveva convinto i carabinieri e il magistrato Pietro Forno, che aveva fatto scattare le manette per violenza carnale. C'è voluta un'intuizione, per fare cadere quel castello d'accuse. Il ricordo di una videocassetta, che Anna Marina guardava ogni giorno, fino ad immedesimarsi. Lei nella parte della spergiura Meredith Johnson, qualcun altro in quella di Thomas Sanders, prima aguzzino poi vittima. «Io quel film non l'ho mai visto», dirà lei al processo mentendo per l'ennesima volta. Tremando, agitandosi, dicendo subito «Siete falsi, siete falsi, falsi, falsi tutti quanti», quando ancora nessuno aveva detto che in quel film si parlava di violenze carnali, di stupri inventati e di accuse velenose. «Come faceva a saperlo, se giurava di non averlo mai visto?», chiede al Tribunale l'av- vocato Sergio Lepre, prima di smontare come in un film americano ogni accusa e quella recita che andava avanti da anni. E che poteva essere scoperta prima, molto prima di quei 480 giorni in cui due persone sono rimaste a San Vittore. Era da tempo che Anna Marina C, 22 anni, a suo dire dodici di violenze, recitava questa parte. Prima in casa, poi ai carabinieri dove era andata nell'estate '96. La sua era una denuncia dettagliata, precisa, con qualche parola ad effetto presa dal film: «Mi è saltato addosso un'altra volta, ma io avevo le scarpe in mano e l'ho colpito al petto con i tacchi. A quel punto ero così furibonda che avrei voluto ucciderlo». I carabinieri le credono. Beve tutto anche il magistrato milanese. E fa niente se il test del Dna prova senza ombra di dubbi che i due figli di Anna Marina C. non sono del padre, ma dell'ex marito e di un altro uomo. Fa niente, per il sostituto procuratore Pietro Forno. Prima mette sotto inchiesta un medico e uno psicologo che avevano messo in dubbio la ricostruzione della ragazza. Poi accusa un avvocato, il primo difensore degli imputati, colpevole di aver invitato la ragazza a ragionare sulla gravità delle sue denunce. Al processo, il magistrato usa la mano pesante: chiede 13 anni di carcere per il padre, sette per lo zio e tre anni e mezzo per la madre. Il Tribunale, invece assolve tutti. Fabio Poleiii Scagionati anche medico e psicologo che avevano dubitato della donna Una scena del film «Rivelazioni» con Demi Moore e Michael Douglas

Luoghi citati: Milano