Silvestro, un urlo apre il processo di Gio. Bia.
Silvestro, un urlo apre il processo Dibattimento a porte chiuse. Contro i presunti assassini del bimbo, intercettazioni e un falso alibi Silvestro, un urlo apre il processo Napoli, la madre in lacrime agli imputati: «Disgraziati» NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Si apre il processo e si chiudono le porte della corte d'assise. Saranno giudicati in udienza segreta i presunti assassini di Silvestro Delle Cave, il bambino di 9 anni scomparso a Cicciano l'8 novembre scorso e ucciso - secondo l'accusa - da un trio di pedofili con tendenze omosessuali. Il codice prevede questa possibilità, i pubblici ministeri l'hanno chiesto e i giudici l'hanno deciso: un piccolo colpo di scena in avvio di un dibattimento nel quale ci sarà battaglia. Il cadavere della vittima non è stato ritrovato, né sono saltate fuori tracce a conferma delle confessioni, ma i giovani pubblici ministeri di Nola che chiederanno l'ergastolo per i due imputati alla sbarra (uno, Andrea Allocca, è morto dopo due settimane di carcere) non sono preoccupati. «Non è il primo né l'ultimo processo per omicidio senza cadavere - dicono -. Del resto tra i reati contestati c'è anche la distruzione del corpo della vittima». La piccola aula della quarta corte d'assise si svuota di pubblico e giornalisti non appena il presidente legge l'ordinanza che sbarra le porte. Dentro restano i genitori di Silvestro, costretti a incrociare i loro sguardi con le facce dei due imputati, Gregorio Sommese e Pio Trocchia. Rosaria Delle Cave è seduta nell'ultimo banco a sinistra, tra il marito e i fratello. Oggi doveva andare a Roma, all'udienza del Papa, ma gli avvocati le hanno chiesto di venire qui. «Solo oggi», assicurano. Quando nell'aula entra Sommese lei gli urla «disgraziato!», poi scoppia a piangere. Il marito sembra non abbia la forza per rincuorarla, come fosse inebetito dal dolore e da un dramma personale diventato un «caso» giudiziario. Fuori dall'aula ci sono altri parenti, quelli di Pio Trocchia, il quale si proclama innnocente e vittima di una macchinazione ordita da suo cognato Gregorio e dal vecchio suocero, Allocca. Anche loro urlano e piangono. Maria Trocchia, sorella di Pio, sbraita contro i giornalisti: ((Aspettate almeno la sentenza prima di giudicare!». La moglie dell'imputato, Eleonora Allocca, ha il viso gonfio di lacrime, e si trascina per i corridoi del palazzo di giustizia stretta fra le due figlie, rotonde come lei. ((Abbiamo una serie di testimoni i quali possono dimostrare che al momento del delitto il nostro assistito si trovava altrove», annuncia l'avvocato Quirino Iorio, uno dei difensori di Trocchia. Quello di Sommese, Franca Maria Tripaldi, ha altri problemi; il suo cliente ha confessato di aver aiutato suocero e cognato a portare via il cadavere di Silvestro dalla casa di Allocca, ma dice di non sapere dove l'hanno messo. In aula confermerà questa versione dei fatti? Sono domande di cui i pubblici ministeri non si curano. Alla corte d'assise riassumono accuse e fonti di prova: contro i due imputati non ci sono solo le confessioni, ma anche i riscontri delle intercettazioni. Prima degli arresti Sommese telefonò ad Allocca mettendolo in guardia: «I carabinieri mi stanno seguendo, se continui a parlare del creature/ ti arrestano». E in un colloquio in carcere con i familiari Trocchia avrebbe tentato di costruirsi un falso alibi per la mattina in cui scomparve Silvestro. Prossima udienza il 20 maggio. [gio. bia.]
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