Il parricidio dei figli di Suharto

Il parricidio dei figli di Suharto Il parricidio dei figli di Suharto Nel campus dei rampolli ribelli della borghesia LA RIVOLTA DELL'INDONESIA Ln GIAKARTA m UNIVERSITÀ' Trisakti - dove almeno quattro iscritti sono stati uccisi martedì scorso - era uno dei simboli del successo di un regime che ha offerto a centinaia di migliaia di giovani la possibilità di ricevere un'istruzione superiore. I «figli di Suharto», come li chiamano qui, sono oggi all'avanguardia della rivolta contro un governo di cui reclamano ormai, in termini sempre più duri, la caduta. Situata nella parte occidentale di Giakarta, Trisakti è un istituto privato, relativamente prestigioso e frequentato da figli di ricchi o di potenti. Il costo medio di un anno di studi è di otto milioni di rupie, che valgono ancora, nonostante il crollo della valuta indonesiana, circa un milione e ottocentomila lire, cioè otto mesi di salario di un docente di un'università statale. Eppure da due mesi Trisakti è, allo stesso titolo di decine di altre università, uno dei centri della contestazione antisistema. Le classi medie emergenti, che sono state il prodotto di uno sviluppo gestito con pugno di ferro da Suharto, si rivoltano oggi contro il regime. Lo scambio frequente nella regione - il vostro silenzio contro il progresso - non regge Più- . .,. .,. Certo, ì milioni di operai licenziati sono quelli che risentono maggiormente della crisi. Ma i piccolo borghesi, i colletti bianchi, i quadri, gli impiegati del settore privato, funzionari e ufficiali subalterni sono ugualmente le prime vittime della recessione, nel momento in cui il settore bancario e finanziario è sull'orlo del fallimento, l'inflazione sfiora il 33 per cento e il reddito prò capite annuale crolla del 30-40 per cento. Il reddito prò capite era meno di duecento dollari quando Suharto impose, alla fine degli Anni Sessanta, il suo «nuo¬ vo ordine», così definito per opposizione rispetto a quello definito «vecchio» del suo predecessore Sukarno. Il reddito aveva superato la soglia dei mille dollari prima dello sboom del luglio '97, offrendo un posto al sole ai primi rappresentanti delle classi medie, i cui figli frequentavano i McDonald's e portavano con fierezza l'uniforme della loro scuola privata. Il reddito annuale procapite è stimato, oggi, attorno ai seicento dollari. Sono dunque i figli di questi piccoli e medi borghesi a fornire i contingenti più numerosi di manifestanti nei campus dell'arcipelago indonesiano. Alla fine di febbraio hanno cominciato con il protestare, come altri prima di loro, conto l'aumento del costo della vita e si sono limitati a farlo all'interno dell'università. Settimane dopo, le loro rivendicazioni sono diventate politiche, a tal punto che gli studenti bruciano ormai Suharto in effigie. Tentano anche di uscire dai campus per sfilare nelle vie di Giakarta e delle altre grandi città. In questi giorni l'insofferenza nei campus è generale: gli insegnanti partecipano sempre più numerosi alle manifestazioni, e le prime vitti- me sono venute da un'università per «figli di papà». I genitori sono sul chi va là: pur prodigando consigli di prudenza ai loro ragazzi, sono rari coloro che disapprovano le loro rivendicazioni. E' anche difficile incontrare oggi un indonesiano che, in privato, difenda il regime. Il nuovo tono dei mass media, un tempo molto prudenti, testimonia questa aspirazione al cambiamento. 1 giornali pubblicano ampi rendiconti delle manifestazioni delle università. Il «Giakarta Post» ha scritto in un editoriale che «le misure economiche da sole, anche se sono necessarie, non possono più far fronte alla crisi». L'articolo a fianco, firmato da un docente dell'università dell'Indonesia, si intitolava semplicemente «Ponete fine ai rapimenti politici». Ieri questo quotidiano in lingua inglese pubblicava in prima pagina la testimonianza di Desmond Mahesa, avvocato dei diritti dell'uomo, sulle terribili condizioni della sua prigionia, durata due mesi, nelle mani di sconosciuti. Il «nuovo ordine» di Suharto esibiva volentieri due grandi successi: la scolarizzazione e l'autosufficienza alimentare. Ma oggi un gran numero di studenti sa già che il prossimo mese di agosto non sarà in grado di pagare le spese scolastiche, anche se nel settore dell'istruzione pubblica non sono molto alte. E, a causa di una dura siccità cui non si è saputo far fronte con efficacia, l'arcipelago indonesiano dovrà importare quest'anno almeno cinque milioni di tonnellate di riso. Jean-Claude Pomonti Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Cresciuti tra McDonald's e scuole private, traditi dallo sboom

Persone citate: Desmond Mahesa, Suharto, Sukarno

Luoghi citati: Giakarta, Indonesia, Italia