Netanyahu-Albright, match per la pace
Netanyahu-Albright, match per la pace Ieri sera a Washington il primo dei colloqui che potrebbero sbloccare il ritiro israeliano Netanyahu-Albright, match per la pace Ma il premier smorza l'ottimismo «Per ora nessuna decisione definitiva» WASHINGTON. Faccia a faccia, nel pomeriggio di Washington (nella tarda serata italiana), cercando la pace, o almeno un compromesso. E' cominciato ieri il vertice di Washington, con un incontro tra il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, e il segretario di Stato americano Madeleine Albright. Prima dell'inizio dei colloqui, Netanyahu ha escluso che una decisione sull'ampiezza del ritiro israeliano dalla Cisgiordania possa essere presa nell'incontro con la Albright. «Io non penso che una decisione sia presa durante questi colloqui, per la buona ragione che tocca al governo (israeliano, ndr) decidere quando io sarò tornato in Israele», ha dichiarato il primo ministro in un'intervista televisiva concessa ieri a Washington prima dell'inizio del suo incontro con il segretario di Stato americano. A proposito di eventuali pressioni degli Stati Uniti, Netanyahu ha detto: «Nessun primo ministro israeliano sensato può accettare di mettere in pericolo la sicurezza di Israele per compiacere gli Stati Uniti». Il primo colloquio è durato circa un'ora e mezza. Alle 23 ora italiana fonti del Dipartimento di Stato americano hanno riferito i due si rivedranno questa mattina per tentare di appianare le questioni ancora irrisolte. Sotto pressione da parte degli Usa perché accetti una soluzione di compromesso sul ritiro dalla Cisgiordania, il premier di Gerusalemme deve affrontare anche la sfida che gli ha lanciato apertamente un superfalco del suo schieramento, l'ex generale Ariel Sharon, attuale potentissimo ministro per le Infrastrutture. In Israele, Sharon viene paragonato ad un coccodrillo che attende immobile sotto il pelo dell'acqua, pronto a colpire. E oggi l'immagine ò parsa particolarmente calzante: Netanyahu lo aveva invitato ad accompagnarlo nel cruciale appuntamento fissato con la Albright, su precisa e inequivocabile indicazione del presidente Clinton, che si trova in Germania. Ma Sharon, con un comunicato diffuso a New York, ha fatto sapere che declina l'invito: la sua posizio¬ ne è di massima intransigenza sulla questione del ritiro dalla Cisgiordania. Per lui lasciare nelle mani dei palestinesi ogni centimetro di terra oltre il 9% metterebbe in pericolo la sicurezza di Israele, quindi «non è nel mio interesse fuorviare il Segretario di Stato». La Albright ha «dato la sveglia» l'altro ieri a israeliani e palestinesi, invitandoli a fare compromessi, pena la fine del processo di pace. Gli Usa, ha detto, sono disponibili a organizzare un summit israelo-palestinese, se riuscirà a strappare a Netanyahu un'intesa sull'entità di un ulteriore ritiro delle truppe di Israele dalla Cisgiordania. Gli Usa propongono un ritiro dal 13 per cento dei territori: Netanyahu ha rifiutato, accusando Washington di voler dettare le condizioni per la pace in Medio Oriente. Eppure, secondo il consigliere politico del premier Uzi Arad, l'incontro NetanyahuAlbright «non è di routine», dal momento che la maggior parte del pacchetto di idee per un'intesa israelo-palestinese si trova ormai «in fase avanzata». Secondo Arad, intervistato ieri dalla radio israeliana, restano ancora da definire il processo di ripiegamento parziale israeliano in Cisgiordania - il nocciolo del contenzioso attuale - e gli impegni che i palestinesi devono a loro volta assolvere. Arad si è rifiutato di precisare la percentuale di territorio dal quale Israele è disposto a ritirarsi in questa fase, affermando che ciò che conta sono la configurazione del terreno e gli interessi di sicurezza. ■ le. st.] Oggi la marcia di un milione di palestinesi
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