Un altro capitolo nero nella storia della Cia

Un altro capitolo nero nella storia della Cia Un altro capitolo nero nella storia della Cia RETROSCENA IL FALLIMENTO DEGLI 007 NEW YORK NOSTRO SERVIZIO L'India è colpevole, i suoi esperimenti nucleari sono un gesto pericoloso che ha riempito di indignazione tutti i buoni americani, profondamente convinti come sono che le loro bombe atomiche sono buone mentre quelle degli altri sono cattive; ma subito dopo l'India c'è un'altro bersaglio contro cui ora ci si concentra, e questo bersaglio è la Cia, che in pratica è stata colta di sorpresa dall'iniziativa indiana come tutti gli altri. Dov'erano i suoi agenti - ci si chiede nella Washington politica - mentre gli scienziati e i militari indiani preparavano le esplosioni? Che facevano i tanto decantati satelliti capaci di fotografare anche le mosche? E le formidabili e costosissime orecchie elettroniche capaci di captare tutte le conversazioni, perché non hanno funzionato? La rabbia del senatore repubblicano Richard Shelby, presidente della commissione servizi segreti, che è esploso con un «E' la più grossa batosta spionistica del decennio», è sicuramente esagerata, visto che la Cia in questo decennio è stata capace di farsi sorprendere anche da quel piccolo dettaglio storico chiamato caduta del regime comunista in Russia. Ma la delusione e l'imbarazzo per questa nuova brutta figura è comunque grande e il fatto che i servizi segreti russi abbiano candidamente confessato di essere stati colti di sorpresa anche loro non costituisce una grande consolazione. Così lo stesso capo della Cia, George Tenet, ha deciso di aprire un'inchiesta per accertare cosa è successo. Siccome il concetto da cui si parte è che i satelliti e le altre diavolerie tecnologiche non sono che delle macchine «stupide e innocenti», non resta che mettersi in cerca dell'«errore umano». In sostanza, quello che è successo è che le foto che i satelliti mandavano non sono state «lette» nel modo dovuto e con la necessaria attenzione. E qui l'arrabbiatissimo senatore Shelby non esagera quando dice che «qualcu- no ha mancato di svolgere il lavoro per cui è pagato». Tenet, per evitare la solita storia della Cia che indaga su se stessa e poi sistematicamente si assolve, ha chiesto come investigatore capo un indipendente (o quasi) come rarnmiraglio David Jere- miah, che è stato vice capo di Stato Maggiore. Entro dieci giorni l'ammiragho dovrà verificare tutti i meccanismi di «monitoraggio» di cui la Cia dispone e indicare dov'è che si sono inceppati. Ma intanto anche il dipartimento di Stato si sta prendendo la sua bra- va dose di reprimende. I segnali provenienti da New Delhi nelle settimane scorse, dice un altro senatore, il democratico Daniel Moynihan, erano visibili anche a occhio nudo. Come mai sono sfuggiti ai diplomatici americani? E gli uomini del desk asia- tico negli uffici di Washington dov'erano? «Ci stavamo tutti cullando - dice uno di loro - sulla convinzione che gli indiani non avrebbero osato tanto e anche loro avevano fatto di tutto per convincerci che non avrebbero preso iniziative precipitose sul proble¬ ma del nucleare. Ci stavamo sbagliando». Ora la frittata è fatta, l'inchiesta è partita e il problema da affrontare è la reazione a catena, sotto forma di corsa ai missili cui il Pakistan probabilmente si abbandonerà. E qui anche gli americani hanno i loro problemi. Il nuovo missile Thaad, che sta per «Theater High Altitude area defense», è stato sperimentato per la quinta volta l'altro ieri dalla sua casa costruttrice e per la quinta volta è caduto. Il suo compito dovrebbe essere quello di intercettare i missili tipo Scud e il suo costo è di 15 miliardi di dollari. Franco Pantareili Le informazioni dei satelliti non sono state decifrate «Un errore umano» II primo ministro indiano Vajpayee e, nella foto piccola, quello pakistano Sharif Tenet ordina una inchiesta severa Anche i diplomatici sono nella bufera

Persone citate: Daniel Moynihan, David Jere, Franco Pantareili, George Tenet, Richard Shelby, Sharif Tenet, Tenet

Luoghi citati: India, New York, Pakistan, Russia, Washington