Clinton; il tradimento di New Delhi

Clinton; il tradimento di New Delhi Il Presidente, raggiunto a Berlino dalla notizia dei nuovi test, annuncia le dure ritorsioni Clinton; il tradimento di New Delhi «Un terribile errore, mi sento personalmenteferito» BERLINO DAL NOSTRO INVIATO Impietrito dal doppio schiaffo di New Delhi, Bill Clinton risponde con un pacchetto di sanzioni durissime. E accusa il governo indiano di averlo ferito «personalmente» con le due serie di test nucleari. «E' stata una decisione sbagliata, ingiustificata, pericolosa», ha detto il Presidente, cercando la parola giusta per illustrare il suo stato d'animo frastornato. «Un terribile, terribile errore» che minaccia la stabilità regionale e va contro la storia, perché il resto del mondo «cerca di lasciarsi alle spalle l'era nucleare». Fiancheggiato dal Cancelliere davanti alle grandi vetrate del palazzo di Sans Souci, antica dimora degli Hohenzollern a Potsdam, Clinton ha insistito che la sfida indiana richiede una risposta «ferma e senza ambiguità» della comunità internazionale. Le reazioni nelle altre capitali, a cominciare da Parigi e Mosca, già lasciano presagire un fronte tutt'altro che compatto. Ma Clinton non ha scelta. Una legge antiproliferazione approvata dal Congresso nel 1994 gli impone di proclamare una serie di sanzioni indubbiamente pesanti: fine di ogni assistenza economica e di ogni credito all'esportazione; blocco degli interventi della Banca mondiale, divieto per le banche americane di concedere prestiti all'India, blocco delle esportazioni. Le misure entreranno in vigore immediatamente. E sono talmente drastiche che il ricco e variegatissimo rapporto che si è intrecciato tra gli Stati Uniti e l'India viene di fatto interrotto (unica eccezione: gli aiuti umanitari). Con conseguenze geopolitiche ancora incalcolabili ma che promettono comunque di essere profonde. Al di là dell'annuncio sulle sanzioni, Clinton ha dato l'impressione di aver preso la notizia dei test nucleari come una sorta di offesa personale: «Da quando sono alla Casa Bianca mi sono sempre tenuto in stretto contatto con il governo di New Delhi. Hillary e Chelsea hanno fatto un viaggio meraviglioso in India. Insomma, questa vicenda è molto triste e mi delude profondamente». E ha aggiunto: «La retorica corrente in India alimenta l'idea che la grandezza del Paese non è riconosciuta nel mondo. E sono d'accordo. L'India è un grandissimo Paese e questa grandezza non gli viene riconosciuta abbastanza. Sarà presto il Paese più popoloso. Ha già la più grande classe media del mondo. E non ha affatto bisogno di manifestare la sua grandezza in questo modo». L'India aspira a un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza all'Onu, ma, con la decisione di andare avanti con i test, dicono fonti diplomatiche, ha evidentemente affossato qualsiasi possibilità di ottenerlo. Almeno nel bre¬ ve e medio periodo. E ha anche compromesso la possibilità di guidare il processo di riforma all'Onu. Ora gli Stati Uniti temono che anche il Pakistan decida di procedere con test nucleari sotterranei, dopo i due test dell'India. E ieri mattina, come prima cosa, Clinton ha chiamato il premier Nawaz Sharif per esortarlo a non seguire la strada «irresponsabile» imboccata dall'India. Ma Sharif lo ha evidentemente tenuto col fiato sospeso. «Non so cosa succederà - ha detto il Presidente dopo la telefonata -. L'unica cosa che posso dire è che ho avuto con lui una conversazione buona, rispettosa. Nel passato Sharif ha cercato di ridurre le tensioni tra l'India e il Pakistan e l'ho incoraggiato a non abbandonare quella strada. Ma so che le pressioni su di lui sono enormi. Bisogna mettersi nella pelle dei pakistani, bisogna capire l'impatto traumatico che questa vicenda sta avendo nel loro Paese». A rendere la notizia dei test ancora più amara per Clinton - che, ricordiamolo, ha fatto della lotta alle armi di distruzione di massa uno dei suoi cavalli di battaglia in politica estera - ha contribuito l'effetto sorpresa. Ieri il Presidente ha confermato ciò che si sospettava: «Non sapevo che questa serie di test sarebbe avvenuta», ha confessato ai giornalisti. Una pessima figura dei servizi americani, tanto più che l'intenzione del nuovo governo indiano di procedere con i test era chiara. «Per questo - ha detto Clinton visibilmente seccato - ho chiesto al direttore (della Cia) Tenet di fare un esame approfondito delle nostre operazioni di intelligence». Andrea di Robilant «L'India è un grande Paese e ha ragione a lamentare che questa grandezza non le sia riconosciuta. Ma non ha affatto bisogno di manifestarla così» «Una comunità atlantica da Seattle a San Pietroburgo» «Voi europei dovete appoggiare la fìVOlUZÌOftC di EltSin» " Pres'Q'ente Clinton e II cancelliere Kohl posano davanti alla bandiera americana a Potsdam