Sì del Senato alPallargamento della Nato

Sì del Senato alPallargamento della Nato Maggioranza spaccata per rirriducibile no di Rifondazione. Alla Camera rischio di crisi Sì del Senato alPallargamento della Nato Nefaranno parte Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ROMA. Il Senato ha approvato l'allargamento della Nato a Polonia, Repubblica Ceca ed Ungheria con i voti di Ulivo e Polo, l'astensione della Lega e l'irriducibile opposizione di Rifondazione. Una maggioranza spaccata si avvia ora verso il difficile voto alla Camera, dove il sostegno dei comunisti è decisivo. Massimo D'Alema ammonisce prc ma Fausto Bertinotti assicura: «Se il governo dovesse porre la fiducia si assumerebbe la responsabilità della crisi». Il braccio di ferro interno alla maggioranza ieri a Palazzo Madama si è risolto quando Rifondazione non ha più potuto contare sul Sole che ride. La decisione dei Verdi di votare l'allargamento, maturata in una riunione di gruppo a ora di pranzo, è la conseguenza dell'impegno preso dal governo a rendere pubblici i trattati segreti che regolano lo status delle basi militari straniere in Italia. Il verde Stefano Boco, vicepresidente della commissione Esteri, ha redatto l'ordine del giorno decisivo, approvato dall'aula prima dell'allargamento. Il testo prevede tre punti-chiave: comunicare al Parlamento i contenuti degli accordi sulle basi Nato «nei modi opportuni», non esclusa una seduta segreta dell'aula; apertura di un dialogo con gli alleati per rivedere la convenzione di Londra del 1951 sui regolamenti interni alle basi straniere al centro del caso Cermis; garanzie sull'impatto ambientale e per la sicurezza della popolazione nelle zone delle basi, a cominciare dalla Sardegna; impegno per il disarmo. In altre parole è la fine della diplomazia segreta nei rapporti fra Italia e Nato. Non a caso il testo dell'ordine del giorno è stato ripetutamente vagliato in aula dai sottosegretari Massimo Brutti e Piero Fassino. «Siamo orgogliosi del ri¬ sultato di una scelta che fa tremare la nostra coscienza ma fra l'emarginazione politica e l'opposizione acritica abiamo scelto la via della partecipazione critica» ha dichiarato Stefano Boco annunciando il voto favorevole. Il presidente del Consiglio in mattinata aveva tentato di recuperare anche Rifondazione ma l'incontro con Bertinotti a Palazzo Chigi non è servito a nulla. «La pensiamo diversamente» commentava il segretario di prc subito dopo. La reazione deU'Uhvo non si è fatta attendere. Marco Minniti (ds) definiva «irrinunciabile per la maggioranza» l'allargamento della Nato, Valdo Spini accusava i comunisti di «essere rimasti agli Anni Cinquanta» ed Enrico Letta (ppi) parlava di «gravissima divisione» con prc. Ma toccava a Massimo D'Alema l'affondo più espli¬ cito: «Quelle di prc sono posizioni sbagliate ed incomprensibili di una sinistra arcaica, legata al passato e distante dall'Europa. Se Rifondazione uscisse dalla maggioranza, si aprirebbe la crisi». Un monito severo in vista del voto a Montecitorio. Ma il segretario di Rifondazione replicava per le rime: «La crisi non sta né in cielo né in terra ma se il governo dovesse porre la fiducia alla Camera, deve sapere che noi voteremo contro, in rispetto al nostro programma che è diverso da quello dell'Ulivo». «Il no alla Nato per noi è un elemento fondativo, che non fa parte del patto di desistenza con l'Ulivo perché è una questione di valori» aggiungeva Marco Rizzo mentre Armando Cossuta rinviava «al mittente» ogni tentativo di composizione esprimendo «forte disagio» per l'atmosfera nella maggio- ranza. Sono stati così respinti anche gli ultimi, estremi, appelli «per 10 meno all'astensione» giunti dai ministri della Difesa Beniamino Andreatta e degli Esteri Lamberto Dini. In un'aula mezza vuota e rumorosa, più volte inutilmente richiamata all'ordine dal presidente Nicola Mancino, si è così consumato 11 prevedibile copione. L'Ulivo ha presentato - con Tana de Zulueta e Gian Giacomo Migone - e difeso con Piero Fassino - la strategia dell'allargamento richiamandosi agli impegni internazionali, ai rischi di instabilità nell'Est ed alle intese fra Nato e Russia. Al Polo con Jas Gawronski di Forza Italia e Franco Servello di An - non è restato che mettere sale sulle ferite della maggioranza, confermando un voto favorevole «per ragioni più antiche e più solide». L'Udr di Francesco Cossiga era stata la prima - in mattinata - a promettere i voti che Rifondazione avrebbe fatto mancare e tanta celerità ha meritato poi i pubblici ringraziamenti di Augusto Fantozzi, ministro del Commercio estero e stretto collaboratore di Dini. La giornata si è chiusa con 0 voto finale: 166 favorevoli, 9 contrari e 3 astenuti. I più soddisfatti in tribuna erano i diplomatici ceki, polacchi ed ungheresi. Niente euforia invece per lo storico voto fra i senatori dell'Ulivo, già con il pensiero volto a Montecitorio. [m. mo.] Il presidente del Consiglio Romano Prodi e il ministro degli Esteri Lamberto Dini