Bruciato l'ulivo più vecchio d'Europa

Bruciato l'ulivo più vecchio d'Europa Maremma, i piromani appiccano il fuoco all'albero di duemila anni che in 5 ore si consuma Bruciato l'ulivo più vecchio d'Europa HGROSSETO A impiegato 2 mila anni per crescere e 5 ore per morire. Ucciso dal fuoco. Non da un incendio: proprio da un fuoco che gli hanno appiccato due notti fa dentro al tronco piromani con il cherosene - per arroventargli il cuore, braci fino a 800 gradi di calore, e infine trasformarlo in un gigantesco mucchio di carbone: c'era sempre stato, non ci sarà mai più. Era l'ulivo più antico d'Europa: 22 metri di altezza, 8 di circonferenza, rami come un ombrello verde a quattro piani d'altezza. Era un organismo vivente di perfezione assoluta e longevità minerale. Nella sua solitudine di respiro e vita è stato capace di attraversare l'immensità del tempo, 8 mila intere stagioni, i temporali, la siccità, il gelo, i mutamenti del paesaggio e degli uomini, le guerre, le inondazioni. Qualunque cataclisma, ma non il nostro presente. Era nato, più o meno ai tempi del triumviro romano Tibero Sempronio Gracco che qui distribuì le terre ai suoi legionari, qualche anno prima di Cristo. Poi vennero i barbari di Ataulfo, i Visigoti, i Longobardi, le guerre dei senesi, il dominio degli Aldobrandeschi, dei Farnese, dei Medici. Poi il Granducato. E infine tutti i secoli franati fino a noi. Stava dentro a una valle, dalle parti di Fibbianello, in piena Maremma, circondato da prati giovanissimi e ulivi al suo confronto minuscoli, lontano dai poderi e dalla provinciale che corre tra Grosseto e Semproniano. Venivano a vederlo migliaia di persone ogni anno, turisti e ragazzini, comitive, scuole, agronomi, e naturalmente coppie di fidanzati con la macchina fotografica a prendersi un po' di eternità. Ai piromani che gliela hanno rubata sono bastati una trentina di minuti. «Il fuoco - dice il capo dei pompieri di Arcidosso - deve essere stato appiccato tra l'una e le due dell'altra notte. Gli hanno scavato dentro e poi probabilmente hanno usato cherosene. Il tronco ha funzionato come canna fumaria, le fiamme sono sempre state interne alimentando le braci che si sono mangiate il legno fino a distruggerlo». Il fumo lo ha visto un contadino poco dopo l'alba: «Sono corso lì, il tronco era già nero, i rami più alti già caduti per il peso, ma ancora perfetti e verdi. Era già morto, non potevo crederci: mi sono messo a piangere». Sono arrivati i vigili del fuoco, poi i carabinieri di Pitigliano, poi la Digos e addirittura la polizia scientifica da Grosseto a cercare tracce. Nessun testimone, nessun movente, nessuna spiegazione. Da vivo, il grande albero, era il simbolo di questi paesi. Da morto è diventato il nostro. Pino Corrias

Persone citate: Pino Corrias

Luoghi citati: Arcidosso, Europa, Grosseto, Pitigliano, Semproniano