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Ricorso alla Corte europea per Vitale jr Figlio del boss Ricorso alla Corte europea per Vitale jr PALERMO. L'avvocato Ubaldo Leo ha citato lo Stato italiano davanti alla Corte europea per i diritti dell'uomo in relazione all'arresto per associazione mafiosa rivolta al figlio quindicenne del boss Vito Vitale. Leo, difensore di fiducia di padre e figlio, sostiene che è stato violato l'articolo 5 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, che tutela il diritto alla libertà personale. Nel ricorso viene, tra l'altro, contestata l'attendibilità delle accuse rivolte al figlio del boss dal pentito Enzo Brusca. Il legale le definisce «mverosimili», e sostiene che si deve «dubitare di un soggetto che non ha avuto alcuna remora ad uccidere un quattordicenne», il riferimento è al piccolo Giuseppe Di Matteo. Rispondendo alle domande del gip Fulvia Fratantonio e dei pm Caterina Bertolozzi e Maria Vittoria Randazzo, Vitale jr ha detto che uscendo dall'Ucciàrdone dopo il colloquio con il padre è stato fermato dai carabinieri: «Mi hanno interrogato, ricordo di avere firmato degli atti, ma non c'era un avvocato». Poi ha difeso il padre: «Mi ha sempre tenuto estraneo a tante cose, a me non interessa né dell'estorsione né degli omicidi, soltanto andare a scuola e prendere un diploma». Vitale jr ha negato di avere rimpiazzato il padre a Partinico, ed ha spiegato: «Per me, io sono piccolo». I collaboratori li ha così descritti: «Sono quelli che aiutano i carabinieri». Ma, soprattutto, ha negato di conoscere Enzo Brusca: «Non so perché ha fatto le dichiarazioni che mi vengono riferite. Forse vuole "consumare" la famiglia, la nostra famiglia, perché tutti danno addosso alla famiglia Vitale. Enzo Brusca non lo conosco e non ha motivo di avercela con me. Non so se ha questioni con mio padre», [a. r.] i> (UHI •Ir'- li