Grillo: il serial killer? Lo conoscevo da giovane di Alessandra Pieracci
Grillo: il serial killer? Lo conoscevo da giovane IL RICORDO DEL COMICO Grillo: il serial killer? Lo conoscevo da giovane GENOVA ONATO Bilancia? Me lo ricordo, nel quartiere lo chiamavano Gaber perchè gli somigliava. Abitava nel mio stesso palazzo, in via Filippo Casoni 5». Beppe Grillo era vicino di casa del presunto serial killer, l'uomo accusato e sospettato di 16 omicidi. Bilancia ha 47 anni, Grillo cinquanta ed erano tutti e due ragazzi quando vivevano nel popoloso e popolare quartiere genovese di San Fruttuoso («A Genova tutto quello che frutta lo fanno santo» dirà poi il comico nei suoi primi sketch di successo). «Il mio era un palazzo dove vivevano famiglie di tutti i tipi - racconta Grillo - io ero quello più ricco perchè mio padre mi dava 500 lire la settimana, così mi chiamavano "il miglia", il miliardario. Oppure anche il Cirillo». Un'epoca d'oro, un'esperienza di vita straordinaria «una scuola in cui si è formata la mia comicità». E Bilancia? «Lo conoscevo, ci salutavamo, parlavamo, come tutti i ragazzi. Ma già allora, negli Anni '60, era un tipo non del tutto a posto, aveva avuto qualche guaio. Noi lo consideravamo "una belinetta". Aveva rubato un camion di panettoni ed era andato a venderli davanti a un grande magazzino, così lo avevano preso subito». La sua famiglia? «Non ricordo di preciso, ma non mi sembra che fosse delle più serene. Lui frequentava un altro gruppo, che faceva base in un locale vicino. Noi eravamo i "malandrini" che si riunivano al "Cucciolo", una specie di bar latteria. Eravamo terribili. Mettevamo in mezzo tutti quelli che passavano con scherzi anche atroci, ma innocenti. Tutt'al più giocavamo a pallone in piazza facendo le porte con le giacche per terra e arrivava "Seque" che starebbe per "sequestro tutto", un vigile terribile abituato a portar via pallone e giacche. Spuntava in moto, saliva sui marciapiedi e ci inseguiva tra le panchine. Così una volta io e gli altri dello "zoccolo duro" abbiamo improvvisato una partita senza pallone, così quello è diventato matto. Oppure andavamo a dar fastidio ai primi travestiti, come la Pasquala, un portuale con la barba e la parrucca, o Facchetti, finché una volta ne abbiamo trovato uno che tirava di savate e ci ha fatti neri. Insomma, noi facevamo cose così». E «Gaber»? «Lui gravitava da lontano, già scivolato sulla china della delinquenza. Una stessa piazza poteva ospitare anche bande diverse. Qualche volta è finita a scazzottate tra noi e gli altri del quartiere. Erano tempi diversi. Tempi in cui i magnaccia sposavano le loro battone, i contrabbandieri si travestivano da carabinieri e riuscivano a sequestrare il camion dei rivali. Si facevano le feste finte distribuendo manifestini sulle macchine, e in giro, per mandare centinaia di persone da un povero Cristo, il sabato notte, a cercare Celentano. Andavamo alla stazione a tirar l'acqua a quelli che partivano». Poi gli anni sono passati... «Ma lo "zoccolo duro" è rimasto unito. Eravamo una decina. Qualcuno ha fatto il direttore di banca, qualcun altro l'avvocato, il mio amico Marco si è laureato e ora vende fiori al cimitero di Staglieno. Io ho messo tutto a profitto e ho debuttato al Club Instabile. Bilancia resta un ricordo che ora, dopo quanto è successo, sembra mcr edibile». Alessandra Pieracci
Persone citate: Beppe Grillo, Bilancia, Celentano, Facchetti, Gaber, Staglieno
Luoghi citati: Genova
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