Il cuore grigio del Reich

Il cuore grigio del Reich REPORTAGE L'INCUBO TEDESCO CAMBRA VOLTO Disoccupazione record e rabbia tra gli operai delle fabbriche nell'ex Germania Est Il cuore grigio del Reich Nella Ddr tra gli elettori della destra BITTERFELD DAL NOSTRO INVIATO Ri ACCONTA che non l'ha «sfiorato nemmeno per un attimo il pensiero di essere fascista» quando - alle regionali di due settimane fa - ha dato il primo voto al candidato dell'Spd Kurt Rahmig ma per il «secondo voto» ha barrato il simbolo della Dvu, il partito neonazista dell'editore nero Gerhard Frey. Davanti all'«Eiscafè Sicilia», al fondo della strada degli acquisti dove le roulotte di polli arrosto e wurst si affiancano a Orientai Food di comproprietari vietnamiti - ex «compagni socialisti» chiamati qui in era Ddr e sopravvissuti alle espulsioni - Eberhard protegge con qualche sofferenza e un po' d'affanno il suo primo, risoluto ingresso nel vortice politico di un pianeta nero in espansione critica: «Soltanto il giorno dopo», quando vedendo la tv si è accorto del frastuono che il trionfo Dvu aveva provocato, soltanto allora l'ha «sfiorato il dubbio». Un dubbio dal quale uscivano comunque «sorrisi» lugubri e spietati, se visti dalla Cancelleria di Bonn. «Ho chiesto in giro, e ho capito che non bastava chiedere per avere una risposta, bisognava prima confessare il proprio voto: le persone alle quali lo chiedevo, avevano dato un voto all'Spd o alla Pds (gli ex comunisti eredi del partito di Honecker, ndr) e il secondo alla Dvu. Ma non sapevano se dirlo, finché non capivano che si era votato con lo stesso scopo: perché la politica della Germania ricca aprisse gli occhi». Che la Dvu fosse il partito del miliardario Frey, Eberhard non lo sapeva e in apparenza almeno non sembra curioso di saperlo: «L'importante è un partito nuovo, chi è mai questo signore ba¬ varese?», si chiede con un eccesso di stupore ma senza pentimenti, senza immaginare la necessità di ravvedersi: «Se si tornasse a votare domenica rifarei lo stesso. Non sono mai stato e non sarò mai fascista, da quando la Ddr non c'è più ho sempre votato l'Spd. Ma se Kohl e Schroeder passassero una serata qui, capirebbero perché abbiamo detto di sì a quel signore bavarese». La storia di Eberhard, operaio chimico disoccupato da dieci mesi e con due figli adolescenti a carico, è una traccia nella topografia di Bitterfeld. Se esistessero archeologi capaci di entrare nel sottosuolo umano delle città e delle nazioni, si accorgerebbero che la geologia sociale di Bitterfeld ha faglie improvvise, fenditure prossime a voragini, interruzioni e fasci d'onde sovrapposte, ma che la successione delle epoche è di difficile lettura, si presta a equivoci e ad inganni: tanto la pressione dei contrasti ha influito sull'evoluzione di questo arcano politico e geologico. «Per le statistiche ufficiali sono una cifra», si lamenta Eberhard, ed è vero. Rientra nel 28,4% di senza lavoro che assegnano a Bitterfeld un record: in nessun'altra città tedesca ci sono tante persone senza prospettive immediate di riavere occupazione. Ma la sua biografia, come quella di migliaia di protagonisti involontari dell'esplosione nera, galleggia sulle rovine del gigantesco Kombinat chimico «CKB»: la propaganda comunista lo esibiva come un vanto e da solo occupa ancora un sobborgo, Wolfen, ma disegna ormai sterminati labirinti di tubazioni vuote e ciminiere spente: «Quando ci andavo ogni mattina, alle volte non riuscivo a respirare dal gran puzzo, ma cosa me ne viene dall'aria ripulita?». Continua, questa biografia esemplare e condivisa, fra i filari prefabbricati lasciaci in eredità dall'edilizia socialista, subito attorno al municipio e fin dove cominciano le tubature del vecchio Kombinat: da 25 anni Eberhard abita in un edificio lugubre a sei piani, che si comincia a ricolorare in giallo senza poterne ricoprire la simbologia aggressiva e dirompente, il marchio lasciato da quarant'anni di penuria e di regime. Se c'è un indizio decisivo, a Bitterfeld, della frattura che ancora divide l'Est dall'Ovest della Germania ritornata unita, è per l'appunto il contrasto dei colori urbani: l'aggressività cromatica dell'occidente interrompe soltanto a chiazze l'uniformità grigiobeige orientale. Qualche facciata, i cartelloni della pubblicità, le insegne di grandi magazzini ricavati in capannoni di stile moscovita. I «Quando c'era il Kombinat c'e- rano anche le vacanze», ammette Eberhard: per lui che non ha più un lavoro, «la possibilità di andare alle Canarie o a Rimini» è rimasta un'eventualità mentale. «Com'era ai tempi della Ddr, quando non si poteva uscire dal Paese e si andava al Baltico». Ma a chiedergli cosa ne pensa delle ripartizioni occidentali del potere, ci si accorge che la cultura politica ha conservato, all'Est, la stessa uniformità dei prefabbricati socialisti, la stessa traccia grigio-beige dell'edilizia moscovita: «Che cosa significa democrazia rappresentativa?», risponde se gli si sollecita un giudizio sull'efficacia del modello liberale dello Stato. Le potenzialità eversive della nuova destra neonazista - nelle regioni orientali della Germania, almeno - si nutrono anche di lacune e di penurie come quelle esibite dalla biografia di Eberhard, forse. A disinnescarle non basterà un'evoluzione della quale Bitterfeld è ancora una volta l'esempio più graffiante: negli ultimi due anni il volume degli investimenti industriali è raddoppiato, ma gli uffici del lavoro continuano a registrare un numero di disoccupati record. Perché gli investimenti diano frutti ci vuole tempo, ricordavano i candidati dei partiti democratici. Ma soprattutto, i nuovi capitali funzionano a basso regime d'occupazione: la Bayer ha investito 900 milioni di marchi per recuperare 650 posti di lavoro. Guardando i venditori vietnamiti, Eberhard ha mi attimo di tristezza stizzita, un lampo di memoria: «Non ho mai detto che mi tolgono il lavoro, ma lo pensavo già quando gli Asia erano al Kombinat: cosa ci stanno a fare, qui?». Emanuele Novazio «Abbiamo votato Dvu perché la politica della Germania ricca aprisse gli occhi» «Come era bello quando c'era il Muro non si poteva uscire e andavamo al Baltico» ll cancelliere Kohl e una immagine del degrado industriale della ex Germania Est il cuore della rinnovata sfida della destra tedesca Disoccupazione e rabbia contro l'Ovest ricco e avaro alimentano l'Npd

Persone citate: Emanuele Novazio, Frey, Gerhard Frey, Honecker, Kohl, Schroeder