L'Europa dice sì al brevetto della vita

L'Europa dice sì al brevetto della vita Approvata la direttiva sulle biotecnologie: sì condizionato all'utilizzo di embrioni, no alla clonazione umana L'Europa dice sì al brevetto della vita 5» spacca il Parlamento di Strasburgo. IVerdi: è piraterìa STRASBURGO DAL NOSTRO INVIATO Sì ai brevetti sull'utilizzo di embrioni umani, anche se a condizioni precise. Sì alla possibilità di brevettare un gene umano a patto che sia «isolato dal corpo umano o prodotto mediante un procedimento tecnico». No, invece, a qualsiasi clonazione di esseri umani e ai brevetti sutt'utilizzo di embrioni destinati a «fini industriali o commerciali». Tra le proteste dei Verdi, contrari a brevettare qualsiasi organismo vivente, e i dubbi dei cattolici, il Parlamento europeo ha dato ieri una svolta al settore dell'ingegneria genetica approvando in seconda lettura - dopo 10 anni di discussioni e una bocciatura nel '95 - la direttiva sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche. Il testo potrà così entrare in vigore senza ulteriori passaggi e gli Stati membri avranno due anni per adeguarsi. L'Europa avrà una sola legge sui brevetti, per la gioia delle aziende farmaceutiche che non saranno più costrette a districarsi in una miriade di norme nazionali. Ma sulla tecnicissima questione dei brevetti si è aperto un dibattito etico che ha spaccato il Parlamento. Verdi, comunisti e alcuni esponenti del mondo cattolico hanno presentato 30 emendamenti per limitare in modo sostanziale la libertà di manipolazione dei geni, salvaguardare i diritti dell'embrione umano ma anche quelli degli animali, ottenere maggiori garanzie per i Paesi in via di sviluppo. Contro di loro la quasi totalità dei gruppi socialista e popolare europei, che ha respinto con maggioranza schiacciante tutte le modifiche al testo. Di fronte alla sconfitta annunciata i Verdi si presentano in aula vestiti da corsari, con tanto di bende nere, bandiere con teschio e tibie incrociate e uno striscione che recita «No alla biopirateria», ultimo sberleffo a un Parlamento che - sostengono - sj, è piegato alle ragioni delle multinazionali e contro le cui decisioni ricorreranno alla Corte di Giustizia. «E' un giorno nerissimo per il Parlamento - dice il deputato Gianni Tamino -. Questa direttiva bloccherà lo sviluppo del Sud del mondo, e la ricerca scientifica pubblica ne soffrirà». Ma il provvedimento approvato, replica il relatore, il socialista tedesco Willi Rothley, era il migliore possibile. «Non si può impedire di fare ricerca genetica in Europa e poi importare i prodotti dall'estero. Sarebbe ipocrisia pura. Abbiamo creato un quadro legislativo stabile senza il quale non ci sarebbero né ricerca né investimenti». Già, perché per la maggioranza la questione risolta ieri spiana anche la strada a un settore industriale che potrà aiutare l'occupazione. Per il Commissario al mercato interno Mario Monti la soluzione concilia le esigenze giuridiche con quelle etiche e Roberto Roberto Barzanti, coordinatore del gruppo Pse sulla questione, parla di un «testo equilibrato» che spingerà la ricerca e aiuterà a trovare medicine che battano «per sempre flagelli come cancro e Aids». Tre i punti principali di scontro. In primo luogo l'ambiguità della direttiva sulla possibilità di brevettare geni umani. L'articolo 5 afferma che «il corpo umano, nei vari stadi della sua costituzione e del suo svi¬ luppo, nonché la mera scoperta di uno dei suoi elementi, ivi compresa la sequenza o la sequenza parziale di un gene, non possono costituire invenzioni brevettabili», ma nello stesso articolo si afferma anche che è brevettabile «un elemento isolato dal corpo umano o prodotto in modo diverso mediante un procedimento tecnico, ivi compresa la sequenza o la sequenza parziale di un gene... anche se la struttura di detto elemento è identica a quella di un elemento naturale». E' la prova lampante, secondo i Verdi, che la direttiva apre la strada alla brevettabilità e aH'«esproprio» dei geni umani. Ancora più controversa la questione della brevettabilità dell'utilizzo di embrioni umani. L'articolo 6 della direttiva si limita a dire che essa è esclusa quando è destinata «a fini industriali o commerciali». Una formulazione che lascia aperta la strada ad altri scopi, come quelli medici o scientifici. E una formulazione che non piace ai Verdi, ma anche ai popolari italiani, agli esponenti di Forza Italia e al Pse Pierre Camiti che votano tutti - inutilmente - per un emendamento che propone che non si possano brevettare «le utilizzazioni di embrioni umani», senza alcuna distinzione. An, invece, rigetta l'emendamento. «Perché negare il brevetto a fini commerciali e industriali se il suo scopo è proprio quello?», si chiede polemicamente il parlamentare del Ppe Carlo Casini, che va giù pesante: «Anche Hitler pensava che gli esperimenti sui malati mentali potessero servire a guarire certe malattie. Non basta un buono scopo per giustificare certe cose». Infine il contrasto su quella che i Verdi chiamano «biopirateria», il rischio che i Paesi in via di sviluppo vengano espropriati dei prodotti animali e vegetali dalle grandi aziende a colpi di brevetti. In questo caso il testo della direttiva prevede che sia impossibile brevettare «le varietà vegetali e le razze animali» o gli incroci ottenuti con metodi tradizionali, ma permette invece il brevetto di piante o animali geneticamente modificati e non offre le garanzie che i Verdi avrebbero voluto per tutelare i Paesi di origine di molte specie. Francesco Manacorda In Un momento della clamorosa contestazione dei Verdi al Parlamento di Strasburgo quando si sono vestiti da corsari e si sono scagliati contro quella che hanno definito la nuova «biopirateria» Il premio Nobel per la Letteratura Dario Fo si è schierato con il «partito» del no alla brevettabilità genetica

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