Popolari all'attacco, riforme in alto mare

Popolari all'attacco, riforme in alto mare Scalfaro continua l'opera di mediazione; ieri ha ricevuto Violante e l'azzurro Rebuffa Popolari all'attacco, riforme in alto mare Marini: ipatti vanno rispettati No super-poteri al Capo dello Stato ROMA. Un nuovo Mattarellum irrompe sulla scena politica, e ridisegna il quadro delle alleanze. Ieri il costituzionalista dei popolari ha presentato al suo partito il testo dell'accordo di casa Letta trasformato in progetto di legge, compresa una «smussatura» finale sull'assegnazione del premio di maggioranza. E immediatamente si sono avute le reazioni: approvazione da tutto l'arco costituzionale, da An fino a Rifondazione. E dunque, un nuovo isolamento per Botteghe Oscure, che pur avendo firmato il «patto della crostata» vorrebbe adesso rimangiarselo. Sull'accordo stipulato a casa Letta, e noto appunto come «patto della crostata», che prevede un primo turno di votazione col sistema elettorale vigente, e un secondo turno di ballottaggio tra le due coalizioni che hanno ottenuto il maggior numero di seggi, i popolari hanno ieri tenuto una riunione di segreteria nella quale è stato fatto il punto, presenti anche Zecchino e Carotti per quel che riguarda la giustizia, sullo «stato dell'arte» delle riforme. Centrale, l'intervento di Mattarella: il senatore e costituzionalista ha presentato la traduzione in disegno di legge del famoso accordo sulla legge elettorale che fu stipulato in casa Letta. Compresa la soluzione dell'ultimo punto spinoso: come assegnare al secondo turno delle elezioni il premio di maggioranza. E poiché la critica di maggior rilievo che sull'accordo di casa Letta veniva avanzata era che quel tipo di legge elettorale avrebbe sostan- zialmente lasciato il gioco in mano alle segreterie di partito, Mattarella ha cercato di ovviare: non ci saranno liste elettorali, i seggi verranno attribuiti per coalizione, prendendo i migliori risultati che ciascun candidato avrà ottenuto nella sua circoscrizione elettorale. Mattarella presenterà poi la proposta di legge, «anche domani stesso, il testo è pronto» per dirla con le parole del vicesegretario Dario Franceschini. L'avvento di un nuovo Mattarellum ha suscitato le prevedibili ire di Mario Segni ed Antonio Di Pietro, che hanno presentato una richiesta di referendum volta a riformare in direzione di un sistema maggioritario pieno il Mattarel¬ lum vigente. «E' uno schiaffo ai cittadini: si cerca di impedire che essi scelgano la legge elettorale che preferiscono» ha detto Mario Segni. Perché naturalmente, se la proposta Mattarella passasse ai voti in Parlamento, invaliderebbe automaticamente la consultazione popolare di Segni e Di Pietro. La strategia di Botteghe Oscure, fin qui volta a rinviare l'esame e i voti dei punti più spinosi, ieri ha subito anche grazie ai popolari una nuova battuta d'arresto. Mentre in aula si discuteva del Documento di programmazione economico finanziaria Franco Marini ha colto l'occasione per lanciare un lungo messaggio sul lavoro della Bicamerale. Non si creda di poter accantonare alla fine del lavorio sulle riforme il problema della legge elettorale, non si pensi di poter ampliare i poteri del Presidente della Repubblica facendone un capo di governo, «i patti sottoscritti vanno rispettati» è stato il suo ragionamento. Oggi si riunisce il comitato dei 19 saggi che devono trovare un accordo sul delicato tema dei poteri da assegnare al Capo dello Stato eletto a suffragio diretto. E poiché si rischia di non trovare l'accordo, Mussi ha proposto di varare intanto in aula, giovedì, l'elezione diretta, e poi di destinare ad altra data il voto sui poteri del Presidente della Repubblica, che il Polo vede bene anche a capo del governo, mentre l'Ulivo «preferi¬ rebbe si limitasse a tagliare i nastri alle inaugurazioni», per dirla con le parole del forzista Pisanu. Anche su questo punto, i popolari hanno fatto sapere al pds che non ci stanno: «0 si vota tutto insieme, o non se ne fa nulla», ha detto Marini. Tutte cose che il segretario dei popolari aveva già anticipato a D'Alema, nel vertice in notturna da Prodi, anche se ieri Marini ha usato toni minacciosi: se si torna indietro dall'accordo in Bicamerale «si minaccia la stabilità politica», ha detto. Intanto, il Capo dello Stato continua a seguire le riforme: ieri ha ricevuto Violante e il bicameralista di Forza Italia Giorgio Rebuffa. [ant. ram.] Legge elettorale, Mattarella corregge il tiro ma Segni e Di Pietro insorgono: «Sarebbe uno schiaffo alla volontà dei cittadini» A sinistra Gianni Letta Qui accanto Mario Segni Il leader del partito popolare Franco Marini

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