A caccia del tesoro del Venerabile

A caccia del tesoro del Venerabile illlÉlllI UN MISTERO ITALIANO A caccia del tesoro del Venerabile ì è scattato il «grande inseguimento» LROMA A grande fuga di Licio Gelli, che peraltro non è nuovo alla latitanza, e già negli Anni 80 fu a lungo ricercato dalla polizia italiana in giro per il mondo e in Sud America in particolare, sta letteralmente facendo perdere il sonno ai poliziotti italiani. Hanno un punto di partenza, la famosa cena a base di pesce del 21 aprile. E poi una traccia quantomai vaga: una Mercedes blu che dirige verso Nord, forse la Costa Azzurra... Capirete che è ben poco per assicurare un lieto fine. Così gli investigatori le provano davvero tutte. Fonogrammi alle cliniche romane. Dispacci dell'Interpol in Paraguay. Perquisizioni nelle abitazioni dei figli. Riguardano le intercettazioni di questi anni: telefonate d'affari con la Russia, con la Romania, con l'ex Jugoslavia. Uno, una volta, gli annunciava: «La banca l'ho comprata. Adesso possiamo fare l'affare!». Potrebbe essere dovunque. E c'è una sola certezza: non c'è informatore di questura che non sia stato sollecitato con l'esca di un premio. Che ci sia una taglia miliardaria sul capo di Gelli, anzi, è voce corrente. Dev'essere arrivata anche all'orecchio' di Franco Corbelli, provocatorio leader del movimento Diritti Civili, che ha proposto un contropremio: 10 milioni di lire «a chiunque aiuterà Gelh a sfuggire a una giustizia ingiusta e violenta». Intanto questo arzillo ottantenne con l'hobby proibito delle trame massoniche e del credito «senza licenza», uno che ha cominciato a farsi notare dalla lontanissima guerra civile di Spagna (1936) e ancora non ha concluso le sue imprese, è riuscito a turbare ancora una volta la solidità di un governo. A dispetto dell'età, infatti, e del passaporto ritirato, Gelli è uccel di bosco da venti giorni. E sta ridicolizzando la polizia italiana. E' sfumata nel grottesco la pista tunisina quando il protagonista, un professionista toscanaccio, ha ammesso la burla. E' sempre più pencolante la pista ospedaliera, che aveva preso un certo credito dopo che hanno trovato l'altro «latitante» Maurizio Mazzotta ricoverato in una clinica. E fino a ora nessuna suorina ha telefonato al commissariato Aurelio, da.dove quattro giorni fa è partito un fonogramma per undici cliniche del quartiere chiedendo informazioni sul «noto Gelli Licio». Nulla di fatto anche nel blitz dell'altra notte a Pratica di Mare, località amena a Sud di Roma. Una telefonata anonima aveva allertato la Digos: «Gelli è nel palazzo dei Borghese». Venti agenti si sono precipitati in piena notte nel castello di Pier Francesco Borghese, un borgo mozzafiato del '600, dove il principe, erede di cotanta famiglia, dormiva saporitamente. L'hanno buttato giù da letto. E lui, con lunga ve¬ staglia azzurra, ha signorilmente fatto strada per le cento sale del castello. Ma del venerabile non c'era traccia. Le speranze di trovarlo sotto qualche letto, insomma, sono ridotte al lumicino. La fuga di Gelli appare sempre più un piano molto accurato. E il Viminale a questo punto si affida soprattutto agli agenti segreti più che alle volanti. D'altra parte, l'uomo merita un trattamento particolare. Come confermava anche l'esito dell'ultima perquisizione - ieri - a villa Wanda. Gli agenti si sono trovati davanti non a una cassaforte, bensì a una stanza blindata. Sono stati portati via docu¬ menti definiti «interessanti». Siccome non si fidavano, i tecnici della Digos erano andati con picconi per sfondare le pareti e con un georadar per rilevare eventuali cavità segrete. Hanno trovato un forno chiuso con i mattoni. Nessuna traccia dell'uomo. Né dei soldi. I suoi tanti soldi. Gelh ha un tesoro, in- fatti, da centinaia di miliardi. A Roma ci sono due sostituti procuratori, Nello Rossi e Lina Cusano, che hanno indagato a fondo su una bancarotta, il crack del gruppo Di Nepi. Hanno scoperto che questi Di Nepi avevano suddiviso le loro attività in circa cento società. Ognuna garantiva per l'altra. Alla fine tutto è andato per aria e il buco è ciclopico: mille miliardi sottratti a banche, società di leasing, assicurazioni. Hanno scoperto anche che dietro le quinte, a muovere le fila dei crediti illimitati, c'era «Gelh socio occulto». Questi miliardi sono finiti in buona parte in banche off-shore nelle isole del Canale. Indovinate nelle mani di chi. I poveri Di Nepi sono invece finiti in cella. Nello stesso periodo, un altro crack rilevante (il gruppo Cerruti-Cgf) ha protagonista Gelli come socio occulto. E poi c'è la bancarotta dell'Ambrosiano che ha fatto prendere la via dell'estero a centinaia di miliardi (valori dell'epoca). Secondo la Digos di Arezzo, in definitiva, Gelli nel 1992 aveva «milioni di dollari, di marchi tedeschi e di franchi svizzeri in Liechtenstein». Ad occhio e croce, oggi dovrebbe aver raddoppiato il suo tesoro. Non meraviglierà, dunque, se un investigatore dice in un attimo di sconforto: «Altro che pagare noi gli informatori, quello se vuole si compra tutto un ministero». Francesco Grignetti Un fonogramma per le cliniche romane e molti dispacci alle ambasciate Altra perquisizione a Villa Wanda Irruzione notturna a castello Borghese Satil copione etersi cora chiaro: mente per i ta cre la politica e lo Stato secondo il principio di responsabilità». Apriti cielo. Il Polo inzuppava subito il pane invitando i due mi¬ O ROMA Licio Gelli, n è nuovo gli Anni 80 alla polizia mondo e in colare, sta perdere il A caccia del teì è scattato 21 APRILE ''Grande cena in famiglia, a base di pesce^ per festeggiare il compleanno (79 anni) di Licio Gelli. Probabilmente la fuga comincia dopo questa cena. 22 APRILE La Cassazione pronuncia la sentenza definitiva per il crack dell'Ambrosiano. Gelli deve scontare una pena residua (8 anni, 6 mesi e 12 giorni). 23 APRILE Comincia un inutile piantonamento di villa Wanda da parte delle forze di polizie 4 MAGGIO Lo procura di Milano, ricevuta per posta la comunicazione della Cassazione, emana un ordine esecutivo di arresto. Da questo momento Gelli è formalmente latitante LE TAPPE DEL GIALLO A sinistra Licio Gelli Qui sopra i ministri Napolitano e Flick