«Sapevano di colpire i bambini»

«Sapevano di colpire i bambini» Ieri i funerali della piccola Mariangela e del nonno, stazionarie le condizioni di Giuseppe «Sapevano di colpire i bambini» L'agguato in Calabria, il giudice accusa REGGIO CALABRIA. L'ultima espressione sul volto di Mariangela è stata quella del terrore. E i suoi assassini l'hanno vista bene. Quelle due persone incappucciate che poco prima avevano ammazzato altri due giovani in una macelleria, si sono avvicinati all'automobile sulla quale viaggiava la ragazzina e hanno sparato forse addirittura da meno di mezzo metro. I killer di Oppido Mamertina, quelli che lo scorso venerdì hanno macchiato di sangue piazza Albano, la principale del paese, non si sono fermati nemmeno davanti ai visi terrorizzati di Mariangela e Giuseppe, il suo fratellino. Ieri, Oppido ha dato l'ultimo saluto a Mariangela, 8 anni, e al nonno, Giuseppe Maria Biccheri, le due vittime «per caso e per errore» di una strage che continua a far discutere. Vittime per caso e per errore. Perché ormai è certo: quelle due persone che poco prima avevano massacrato, nella macelleria di famiglia, i cugini Giovanni Polimeni e Vittorio Rustico, una volta usciti in strada hanno preso a sparare con il fucile e la mitraglietta sulla «Croma» nella quale c'era una famigliola qualsiasi, e lo hanno fatto solo per avere scambiato l'auto per quella di congiunti di Polimeni. Una specie di strage preventiva, prima, cioè, che dall'auto potesse venire una qualche reazione. In quell'auto in realtà c'erano Giuseppe Maria Biccheri, la moglie Annunziata Pignataro, ancora ricoverata a Reggio Calabria, la figlia Franca Biccheri, trentunenne (anche lei ancora in ospedale, a Polistena, in condizioni sempre gravi) e i due nipotini Mariangela e Giuseppe. Vittime per errore, sì, ma comunque vittime di una ferocia che non si è fermata neanche davanti alle smorfie di paura di due bambini. Paura che, man mano che si avvicinavano le due persone armate, si è fatta terrore. II procuratore della Repubblica di Palmi, Elio Costa, ieri l'ha detto chiaro e tondo: «Gli assassini erano perfettamente consapevoli che all'interno dell'auto ci fosse- ro dei bambini. Questa circostanza, però, non li ha indotti a fermarsi e hanno sparato lo stesso». E un ufficiale dei carabinieri: «Li hanno visti certamente, hanno sparato da cinquanta centimetri dai finestrini, i due bambini, che stavano seduti nei sedili posteriori con la mamma, non avrebbero potuto non vederli, ma hanno sparato lo stesso». Giuseppe Ansalone, il supersti¬ te più giovane (7 anni) di quella dannata serata di piombo, è ancora ricoverato in condizioni gravi nel reparto di rianimazione degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Ieri erano in centinaia, a Oppido, in Cattedrale, per piangere, in silenzio, al cospetto della bara bianca in cui riposa Mariangela e di quella del nonno. La liturgia, celebrata dal parroco, don Cesa- re, e poi tanti ricordi che compagni, insegnanti e amici di Mariangela hanno voluto fare a voce alta. Le parole più commoventi le ha pronunciate la direttrice del Circolo didattico di Oppido Mamertina, Antonietta Bonarrigo, che si è rivolta agli assassini della piccola invitandoli «a deporre le armi e a ritrovare la pace. Componete i vostri contrasti non con l'odio e la violenza, ma trovando una pacificazione in nome dell'amore. Siamo stanchi di tanto sangue. Ci avete tolto un angelo. La morte di Mariangela non può lasciarvi indifferenti». Anche il padre della bimba, Basilio Ansalone, ha fatto appello perché si smetta con la violenza, quella violenza cieca che ha distrutto la sua famiglia. E, quando il sacerdote ha respinto l'accusa di omertà contro il paese, la gente è scoppiata in un applauso fragoroso. «E' il silenzio dello Stato ha detto don Cesare - che a Oppido ha provocato tanto sangue. Il nostro paese non meritava tutto questo. Oppido vuole vivere nella pace e nell'amore. E lo Stato deve fare la sua parte con una presenza costante e concreta». Ma fino a ieri sera ai carabinieri non è arrivata neppure una segnalazione anonima, un qualsiasi elemento che possa agevolare il lavoro investigav.ivo. «Neanche una telefonata anonima», dice uno degli mquirenti. Nonostante questo, si coglie un pizzico di ottimismo. Nelle indagini le novità potrebbero esserci presto. Ieri il procuratore Costa ha presieduto un vertice per fare il punto sul lavoro. Rocco Valenti «Basta violenza» è l'appello lanciato dal papà durante la funzione funebre Poi il sacerdote respinge le accuse di omertà al paese e i fedeli applaudono Mariangela Ansalone A lato i funerali della piccola e dei nonno Giuseppe

Luoghi citati: Calabria, Oppido Mamertina, Palmi, Polistena, Reggio Calabria