Perquisiti armadi e cassetti dei Clinton alla Casa Bianca di Andrea Di Robilant

Perquisiti armadi e cassetti dei Clinton alla Casa Bianca Ordine di Starr, che indaga sul Whitewater Perquisiti armadi e cassetti dei Clinton alla Casa Bianca WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le stanze private dei Clinton alla Casa Bianca sono state perquisite su ordine del procuratore Starr. Armadi, cassetti, guardaroba: ogni angolo è stato passato al setaccio, inclusa la stanza di Chelsea. L'episodio risale a due anni fa ma viene alla luce solo ora: la notizia è nascosta tra le pieghe di un reportage pubblicato dal New Yorker. E ovviamente rafforza la tesi di coloro che accusano il procuratore di andare ben oltre il suo mandato. Nel 1996, nel pieno dello scandalo Whitewater, il vice di Starr, John Bates, si mise in contatto con Jane Sherburne, dell'ufficio legale della Casa Bianca. Motivo: informarla che il procuratore stava cercando di ottenere un mandato per perquisire l'appartamento privato del Presidente e della sua famiglia. Cosa cercava di così importante, il procuratore, da fare una richiesta palesemente provocatoria nei confronti dei Clinton? Alcuni documenti e ricevute di Hillary Clinton relativi al suo lavoro per la Rose Law Finn, la società al centro dello scandalo Whitewater. La Sherburne reagì con sbigottimento all'annuncio di Bates. Ma l'ufficio di Starr faceva sul serio, e non le rimase che avviare una serrata trattativa per conto dei Clinton per evitare che gli uomini di Starr mettessero la Casa Bianca sottosopra, creando tra l'altro un precedente insidioso. Alla fine di un durissimo confronto, Starr accettò di bloccare la sua richiesta per un mandato. Ma ottenne che le stanze venissero comunque perquisite da altri. E pretese che a portare a compimento la sgradevole bisogna fosse la Sherburne in persona. Dapprima inorridita, la Sherburne finì per abbozzare - non aveva scelta se voleva evitare ai Clinton una scena umiliante. E così il giorno fissato salì al piano superiore della Casa Bianca e «muovendosi carponi in ogni stanza frugò ovunque - scrive il New Yorker - inclusi i bagni e i cassetti della biancheria intima». Per ordine di Starr nemmeno la stanza di Chelsea fu dichiarata off-limits. La Sherburne non trovò nulla. Alla fine, esausta e disgustata, andò a fare rapporto. «Ma avevo solo una gran voglia di farmi una doccia», ha raccontato al giornalista del New Yorker, Jeffrey Toobin. Non si è mai capito se quella scatola di documenti sia davvero esistita. Poco dopo, Clinton fu rieletto alla Casa Bianca senza che di quella storia sgradevole trapelasse alcunché. Da allora l'ufficio di Kenneth Starr ha continuato a indagare senza pausa sulla vicenda Whitewater. La Casa Bianca si è chiusa a riccio e la mancanza di collaborazione su alcuni aspetti cruciali dell'indagine continua a gettare un'ombra sulla First Lady e sul Presidente. Ma nella guerra dei sondaggi è l'ufficio di Starr che negli ultimi due anni ha perso più terreno. Oggi il procuratore non riesce più a disfarsi dell'immagine dell'inquisitore disposto a tutto pur di incastrare i Clinton. Aggiunge Toobin, l'autore dello scoop: «L'ufficio di Starr non è più quello di una volta. I più bravi se ne sono andati da tempo. Ora il procuratore è circondato da giovani fanatici che non hanno nessuna esperienza investigativa». Andrea di Robilant La camera da letto dei Clinton alla Casa Bianca

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