I ribelli alle porte di Pristina

I ribelli alle porte di Pristina A15 km dalla capitale. Holbrooke non smuove Milosevic I ribelli alle porte di Pristina L'Annata del Kosovo crea posti di blocco ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Mentre i due inviati americani Richard Holbrooke e Robert Gelbard continuano la spola tra Belgrado e Pristina, i guerriglieri dell'Esercito di liberazione del Kosovo si stanno avvicinando alla città. Sarebbero, secondo testimoni, a una quindicina di chilometri dal centro, sulla collina che sovrasta l'aeroporto: da lì hanno attaccato alcuni veicoli della polizia serba, ma non ci sono stati feriti. I ribelli albanesi che controllano ormai una parte del territorio hanno inoltre istituito loro posti di blocco, come hanno constatato alcuni giornalisti stranieri che ieri hanno potuto inoltrarsi lungo la strada che collega Pristina alla città di Pec. L'arteria, chiusa da quattro giorni dalla polizia serba a causa degli scontri sempre più gravi fra le truppe jugoslave e i guerriglieri albanesi, è stata riaperta per poche ore: i giornalisti cui è stato accordato il permesso di attraversare i check-point jugoslavi hanno potuto vedere alcuni villaggi albanesi semidistrutti dai colpi di artiglieria pesante. «Le case dai muri crivellati di proiettili erano tutte abbandonate. Lungo il tragitto abbiamo incontrato soltanto alcuni vecchi contadini albanesi» ha raccontato l'inviata della Bbc. A pochi chilometri di distanza c'era però il primo posto di blocco dell'Esercito di liberazione del Kosovo, soldati in divisa hanno chiesto ai giornalisti di mostrare i passaporti. Sembra che i ribelli albanesi abbiano intenzione di ritagliarsi un corridoio fino all'Albania per potersi rifornire più facilmente di armi. Le recenti azioni militari hanno dimostrato che il misterioso Esercito esiste e che arruola ogni giorno un numero crescente di soldati addestrati alla guerriglia. Secondo alcune stime, un terzo dei miliziani sono professionisti, mentre gli altri sono soprattutto giovani e contadini che hanno deciso di prendere le armi per combattere contro la repressione serba e ottenere l'indipendenza. Dopo il secondo incontro con il Presidente jugoslavo ieri a Belgrado, nel tentativo di convincerlo ad accettare la mediazione internazionale nella crisi del Kosovo, i due mediatori americani tornano oggi a Pristina per un nuovo round di colloqui con i leader albanesi, e quindi faranno di nuovo tappa a Belgrado. «Le differenze tra le parti sono I ancora grandi - si è limitato a dichiarare Holbrooke dopo la visita a Milosevic -. Non vorrei che si deducesse alcunché dalla intensità della nostra missione... La situazione resta senza alcuna schiarita». Una soluzione alla crisi è stata proposta intanto dal premier albanese Fatos Nano. «Il Kosovo potrebbe essere la terza Repubblica jugoslava. Mi piacerebbe vedere una Jugoslavia rimodellata in tre unità: Serbia e Montenegro con l'aggiunta del Kosovo, senza diritto alla secessione», ha dichiarato Nano in un'intervista al settimanale jugoslavo Danas. Secondo Nano, questo potrebbe soddisfare gli indipendentisti albanesi e impedire il dilagare del conflitto. Si arroventa anche il fronte politico interno alla Federazione jugoslava. «Noi non moriremo per il Kosovo. Non dobbiamo consentire che il destino di questo Paese dipenda da Milosevic, che usa l'esercito come fosse sua proprietà privata» : in un comizio a Budva il presidente del Parlamento montenegrino Svetozar Marovic ha condannato la politica del leader jugoslavo, chiedendogli di spiegare perché ha deciso di mandare le truppe federali al confine con l'Albania senza indire una riunione dello stato maggiore, in cui anche il Montenegro ha i suoi rappresentanti. «Se vinceremo le elezioni politiche di fine maggio tenteremo di rimuovere Milosevic dal suo incarico perché è l'unico modo per far sopravvivere la Jugoslavia» ha detto Marovic. ...... Ingrid Badurina Tirana: diventi la terza Repubblica. Il Montenegro sempre più polemico con il leader di Belgrado L'inviato americano Richard Holbrooke con il premier albanese Fatos Nano