La vittoria del Reagan d'Asia
La vittoria del Reagan d'Asia L'ex attore avrebbe il 36% dei voti. La Chiesa: è un disastro La vittoria del Reagan d'Asia Manila, Estrada trionfa negli exit poli MANILA. Joseph Estrada, 61 anni, ex-interprete di film di seconda categoria e candidato dell'opposizione alla presidenza della repubblica filippina, sembra avviato verso una grande vittoria elettorale. Questo almeno è il verdetto dei vari exit poli diffusi ieri al termine delle votazioni che hanno coinvolto 35 milioni di elettori. Ma poiché lo spoglio delle schede viene fatto manualmente, per i risultati ufficiali occorrerà attendere circa un mese. Tra dieci giorni si avranno dei risultati sufficientemente attendibili, che saranno diffusi da una organizzazione civica. Tra una folla di dieci candidati, Estrada, soprannominato «Erap» (amico in tagalog), emulo di Ronald Reagan ed autoproclamatosi «difensore dei poveri», avrebbe ottenuto il 36 per cento delle preferenze, contro il 17 per cento del suo diretto concorrente Jose de Venecia, sostenuto dal presidente uscente Fidel Ramos. Come sempre alle elezioni filippine, è stato impressionante il bilancio della violenza politica. Ieri sono state ammazzate dieci persone, in prevalenza nel tormentato Sud del Paese. Ma due di esse sono state falciate a Makati, il quartiere finanziario di Manila. Dall'inizio della campagna elettorale le vittime sono salite a 50, ed è molto probabile che nelle prossime ore il bilancio aumenti ancora. Sugli schermi cinematografici impersonava irreprensibili eroi alla Robin Hood che si battevano contro le ingiustizie sociali. Nella vita reale è un personaggio adorato dalle masse ma inviso alle «élites» e alla Chiesa per la sua passione per le belle donne, l'alcol e il gioco d'azzardo. L'influente arcivescovo di Manila, il cardinale Jaime Sin, ha affermato che l'elezione di Estrada potrebbe essere «un disastro» per il Paese. Praticamente a digiuno di economia, un inglese stentato, Estrada e le sue tendenze populiste sono aborriti dalla comunità degli affari. Ma per milioni di poveri fihppini, «Erap» è l'uo- mo che li trarrà dalla loro indigenza, come in un film a lieto fine. Il programma economico di Estrada - in un momento in cui le Filippine e il resto del Sudest asiatico stanno faticosamente cercando di uscire dalla crisi economica che li ha investiti - è alquanto vago, e sono in molti a sperare che rifletta quello di Ramos, cui va il credito di aver ridato slancio alla crescita. «Sono dalla parte dei poveri e contro la criminalità», dice Estrada, che si vanta di non essere un candidato dell' establishment. In effetti è questa la prima volta che le grandi famiglie, i proprietari terrieri, tgli indu- striali e i finanzieri, non si sono schierati con il candidato favorito dai sondaggi. Hanno invece scelto per lo più de Venecia, forse fiduciosi che avrebbe agito sotto la diretta tutela di Ramos. Ma le masse popolari gli hanno preferito un Robin Hood di celluloide. Le preoccupazioni degh ambienti finanziari hanno trovato eco sul quotidiano «Asian Wall Street Journal», che qualche giorno fa si chiedeva «riusciranno le Filippine a sopravvivere a Joseph Estrada?». Ma «Erap» non si è mai scomposto di fronte alle critiche, sia quelle riguardanti le sue capacità intellettuali sia quelle aventi a che fare con la sua reputazione personale. In questo senso l'aneddotica è divertente. «Nessuno è mai andato a scuola di presidente perché una scuola del genere non esiste», ha detto «Erap», «ed io imparerò con l'esperienza come tutti gli altri, incluso Ramos. E poi - aggiunge - guardate Reagan, cui nessuno dava un soldo». E le donne, l'alcol, il gioco, gli svariati figli illegittimi? «Acqua passata», afferma Estrada, che ogni domenica va a messa con la famiglia, e per quanto riguarda questi ultimi, «nessuno può dire che gli abbia mai fatto mancare, e nemmeno alle loro madri, il sostegno finanziario». Persa da tempo l'aitanza degli anni verdi, «Erap» è un signore con il pancione gioviale e dai modi volutamente popolari. Sfoggia ancora un vistoso ciuffo alla Elvis Presley e va in giro quasi sempre in jeans e variopinte T-shirt. «Le cene di Stato sono buffonate - dice - e quando sono con tutti quei diplomatici imbalsamati mi vien voglia di mangiare con le mani, come fa la gente comune». [Ansa] II nuovo Presidente interpretò eroi alla Robin Hood sul set ed è adorato dalle masse Joseph Estrada
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