Pechino libera un vescovo fedele alla Chiesa di Roma
Pechino libera un vescovo fedele alla Chiesa di Roma E' agli arresti domiciliari. «Prego per il Papa» Pechino libera un vescovo fedele alla Chiesa di Roma PECHINO. Rilasciato anticipatamente sabato dal campo di lavoro dov'era rinchiuso, il vescovo cattolico cinese Zeng Jingmu, 79 anni, è stato posto agli arresti domiciliari nella sua abitazione della provincia meridionale di Jiangxi. In precarie condizioni di salute, scontava una condanna a tre anni subita nel '96 per aver celebrato funzioni religiose senza autorizzazione, cioè al di fuori della Chiesa patriottica nazionale, l'unica riconosciuta dal governo di Pechino. Il suo primo pensiero è stato per il Papa: «L'importante è che lui stia bene, il resto non conta - ha detto -. Se esco devo andare a fare rapporto alla polizia, Dio sa se sono libero». I fedeli non potrebbero fargli visita, pena una multa di mille o duemila yuan (220-440 mila lire), ma vanno lo stesso: «Non è un miracolo di Dio che in queste condizioni la gente continui a mantenere la fede?». Monsignor Zeng, che ha pagato con 32 anni di carcere la sua fedeltà al Papa di Roma, non è ottimista sul futuro della Chiesa cattolica in Cina. «Deng Xiaoping l'ha detto, si può cambiare tutto ma non l'ideologia. Il partito comunista è ateo e non accetta comoromessi». Se il Vaticano e il governo di Pechino allacciassero rapporti diplomatici «sarebbe il più grande miracolo di Dio. Dalla situazione attuale ciò non appare possibile, ma non si può prevedere ciò che Dio vuol fare». Arrestato per la prima volta nel 1954, condannato a 15 anni nel 1956 e a 12 nel 1981, Zeng non si è piegato: «La cosa che mi fa soffrire veramente è non poter radunare i miei fedeli». Del carcere dice: «Mi hanno trattato bene». Della malattia non vuol parlare, dà volentieri invece i nomi dei suoi fratelli perseguitati: sono tredici, compreso padre Deng Hui, che lo aveva sostituito nel suo ufficio quando era in carcere, e che ora è stato condannato a sua volta a tre anni, che sta scontando nel centro di detenzione di Linchuan, nel Fujian. La liberazione di monsignor Zeng, secondo gli osservatori, rappresenta comunque un gesto di distensione nei confronti degli Usa, a poco più di un mese dalla visita ufficiale di Bill Clinton in Cina: il vescovo, infatti, figurava nella lista di un gruppo di personalità religiose delle quali il Dipartimento di Stato americano ha sollecitato alle autorità cinesi la scarcerazione. (Anse-Aeil
Persone citate: Bill Clinton, Deng Xiaoping, Zeng Jingmu
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