NUOVI OLIGOPOLI di Mario Deaglio
NUOVI OLIGOPOLI NUOVI OLIGOPOLI co italiano. Nascono così le imprese destinate a dominare l'economia mondiale del ventunesimo secolo. Perché succede tutto questo? Simili cambiamenti vertiginosi derivano dall'intreccio tra un fattore tecnologico e un fattore istituzionale. Il primo è costituito dalla riorganizzazione della produzione determinata dall'elettronica, che rende necessarie, in molti settori-chiave, ingentissime spese fisse sotto forma di progetti, programmi, procedure; una volta effettuati questi investimenti essenziali, il costo di ogni singola operazione è invece bassissimo, talora prossimo a zero. Ecco quindi la convenienza a costruire organizzazioni sempre maggiori, in modo da fare il migliore uso delle spese fisse, ossia in modo da distribuirle su una produzione maggiore e di disporre di una rete più vasta attraverso la quale il prodotto possa raggiungere il consumatore. Avvengono così le grandi concentrazioni nei trasporti aerei, nel mondo bancario e assicurativo, nelle telecomunicazioni e anche nella distribuzione e negli alberghi. Il secondo fattore riguarda invece l'evoluzione delle regole. In buona parte dell'Europa occidentale, uomini, merci e denari si muovono orinai liberamente, senza alcun controllo, da un Paese all'altro; e anche tra le due sponde dell'Atlantico e in buona parte dell'area del Pacifico i controlli sono pochissimi. Sta nascendo così una cultura di tipo globale, con il successo simultaneo di spettacoli cinematografici come litanie, la notorietà planetaria di personaggi come Lady Diana, l'attenzione universale per sport come il calcio, la popolarità delle Spice Girls o di libri come Ramses e gli esempi potrebbero continuare. Ebbene, in questa cultura globale, le imprese fanno di tutto per essere globali. E si firma una pioggia crescente di accordi di fusione e di acquisizione. A un quarto di secolo dalla crisi petrolifera, che mandò in crisi il concetto tradizionale di grande impresa «imperiale», si stanno così formando i nuovi oligopoli, destinati a esercitare un ruolo dominante nei prossimi decenni; e le Borse di tutto il mondo (nelle quali sono ormai, direttamente o indirettamente, rappresentati centinaia di milioni di risparmiatori) ne riconoscono le potenzialità facendone salire le quotazioni al solo annuncio di un progetto audace e ragionevolmente valido. E' successo anche ieri, da Francoforte a New York, da Milano a Londra. Durerà tutto questo? C'è il ragionevole pericolo che molte delle fusioni annunciate si rivelino meno proficue di quanto oggi possa apparire e che si riveli poi meno facile del previsto mettere effettivamente assieme organizzazioni complesse come le imprese, portatrici, sovente gelose, di un loro modo di essere, di una loro «cultura». E c'è il sospetto, ancora più ragionevole, che le quotazioni nei listini delle Borse siano sovente troppo elevate. Il movimento verso imprese di grandi dimensioni appare però difficilmente arrestabile e destinato a imprimere, in ogni modo, il suo marchio sulla vita dei decenni futuri. Tutto ciò è ragionevole e può accompagnarsi a una crescita mondiale non solo materiale ma anche civile. Occorre però evitare che i nuovi colossi si trasformino, magari senza averne una vera e propria intenzione, in nuovi tiranni. Per questo, alle organizzazioni antitrust, che ormai tutti i governi hanno istituito, spetta un compito essenziale, così come sono essenziali la trasparenza dei conti e la certezza delle procedure finanziarie. Le nuove piante non devono crescere in modo da soffocare il bosco attorno a sé, altrimenti alla primavera delle nuove iniziative e delle diversità è destinata a seguire un'estate secca e avara; e si tratterebbe di una grande occasione sciupata. Mario Deaglio
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