Riforme, scontro sui poteri del Presidente di Antonella Rampino

Riforme, scontro sui poteri del Presidente Mussi: il centrodestra pretende di rimettere in discussione gli accordi raggiunti a giugno Riforme, scontro sui poteri del Presidente Il Polo adesso mole un Capo dello Stato «più forte» ROMA. Polo e Ulivo distanti, sempre più distanti sulla riforma della Costituzione. Il centro-destra immagina un super-capo dello Stato, che possa anche presiedere il Consiglio dei ministri, H centro-sinistra, fedele al testo varato l'estate scorsa, vuole un capo dello Stato che, eletto direttamente dai cittadini, sia di forte garanzia, ma di non altrettanto vigorosi poteri. Mentre, sullo sfondo, si agita il problema della giustizia: quello della riforma del «sistema garanzie», ma anche quello degli avvisi di garanzia che a raffica colpiscono il leader dell'opposizione. Un tema del quale, ieri pomeriggio alla riunione dei 19 saggi che guidano le riforme costituzionali, non si è ovviamente neanche accennato. Ma, dentro, la tensione c'era. Per sdrammatizzare, nel quarto d'ora di accademico ritardo sui lavori, il presidente della Bicamerale D'Alema scambiava battute scherzose con Urbani sul tipo: «E va bene, se le riforme falliscono veniamo tutti rimandati a settembre, magari saremo tutti in campagna elettorale...». Ma poi, a riunione iniziata, il motteggio si è dissolto come nebbia. Il centro-destra vorrebbe che i poteri del presidente della Repubblica eletto a suffragio universale diretto venissero ampliati alla politica estera, alla difesa, e che possa soprattutto sciogliere le Camere. Ma ieri, a sorpresa, Calderisi e Urbani hanno avanzato anche un'altra richiesta, già scartata ai tempi delle riunioni in Bicamerale: la facoltà di presiedere il Consiglio dei ministri. Una proposta che punta in direzione di un sistema presidenziale pieno. L'Ulivo - e D'Alema nei giorni scorsi l'aveva anticipato confessandosi favorevole al modello austriaco - vorrebbe invece che il capo dello Stato avesse funzione di garanzia, sia pure con poteri d'intervento in alcune materie, come avviene appunto nel modello semipresidenziale che governa l'Austria. Entrando nella riunione dei 19 il relatore della forma di Stato Cesare Salvi dichiarava una certa disponibihtà a prendere in considerazione le richieste del Polo, mentre il suo collega diessino Fabio Mussi era maggiormente realista: «Anche il semipresidenzialismo, come il federalismo, potrà subire in aula forti modifiche. Se poi si tratterà di fare un viaggio a Vienna, lo vedremo in aula giovedì...». Ma poi, a riunione in corso, l'ottimismo e la ragionevolezza di Mussi devono essere stati smorzati dalla realtà. Non solo in quanto a forma di governo, ma anche per quel che riguarda il sistema elettorale. Cossutta aveva avvertito che «una maggioranza che litiga sulle riforme non può poi stare assieme al governo». E infatti, durante la riunione, Rifondazione si è schierata con il Polo e i Popolari nel chiedere che la legge elettorale «se ne parlerà solo alla fine», aveva avvertito D'Alema nei giorni scorsi - sia presa invece in considerazione subito, contestualmente alla forma di governo. In riunione, D'Alema ha invitato tutti a riflettere: se la Cassazione dichiarerà ammissibile il referendum, proprio mentre il Parlamento discute dell'accordo sulla legge elettorale congegnato in casa Letta, che ne sarebbe della nuova legge appena approva¬ ta? Dunque per D'Alema sarebbe meglio «un accordo più avanzato» del patto della crostata: e, secondo alcune indiscrezioni, a questo starebbe lavorando il costituzionalista dei Popolari Mattarella. «Voi del Polo volete rimettere in discussione l'accordo di giugno», ha commentato alla fine Mussi. «Per noi, in aula la Costituzione si può rivedere tutta, dall'articolo 57 al 137», gli ha ribattuto duro Urbani. E D'Alema, secondo quanto riferiscono alcune fonti, nel corso della riunione non avrebbe manifestato indisponibilità, «io non ho alcun pregiudizio: se avete delle proposte, avanzatele in aula». Ma, ha avvertito, «si possono cambiare dei dettagli, non stravolgere il semipresidenzialismo: sennò, come lo spieghiamo al Paese?». Una mediazione l'ha tentata Gustavo Selva di An, trovando qualche disponibilità in Cesare Salvi: il nuovo capo dello Stato potrebbe presiedere il consiglio dei ministri solo quando sono in questione temi che riguardmo la difesa o la politica estera. Ieri Pietro Folena è stato a lungo a colloquio con Scalfaro, che avrebbe esortato l'esponente dell'Ulivo a varare al più presto almeno la riforma del Csm. Sul tavolo c'è la proposta Pera, e cioè un sistema elettorale «a canguro», per il quale non si votano le liste, espressione della tendenza «politica» dei magistrati, ma direttamente il candidato, o più candidati. Il pds potrebbe anche starci, ma vorrebbe che dalla nuova Costituzione venisse tolta la divisione del Csm in due sezioni, una per chi giudica, e una per chi inquisisce. Antonella Rampino D'Alema: si possono discutere dei dettagli non stravolgere tutto Sulla giustizia braccio di ferro per il Csm possono ei dettagli gere tutto zia erro Silvio Berlusconi con Fedele Confalonieri Massimo D'Alema Silvio Berlusconi con Fedele Confalonieri

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