Nord-Est, in rotta industriali e politici di Guido Tiberga

Nord-Est, in rotta industriali e politici E Cacciari abbandona l'assemblea di Vicenza trasformata in set di Porta a Porta Nord-Est, in rotta industriali e politici Scontri fra le varie «anime» del Veneto «Così a noi Roma non darà mai nulla> VICENZA DAL NOSTRO INVIATO C'è un Veneto che pensa agli affari. Ed è quello di Nicola Tognana, il leader degli industriali di Treviso, che prima si rivolge ai politici locali come ai «capponi di Renzo» e poi li invita a trovare un'intesa per «portare a casa qualcosa da Roma». C'è un Veneto che rimpiange il passato. Ed è quello di chi, come spiega il sociologo Avo Diamanti, «ha nostalgia del monopolio bianco», quando il predominio dei democristiani costruiva una politica che «barattava il consenso con i benefici». C'è il Veneto a tre facce della nuova politica: Giancarlo Galan, Massimo Cacciari e Fabrizio Comencini, che si scambiano pesci in faccia all'assemblea dell'Associazione Industriali di Vicenza, trasformata per una sera nel set del «Porta a Porta» di Bruno Vespa. E poi c'è il Veneto della Lega, un po' insofferente un po' allineato con Bossi. Quello di Stefano Stefani che tuona contro la raccolta di firme organizzata dagli imprenditori vicentini per il referendum per il maggioritario: «Personalmente potrei anche essere d'accordo - butta lì - ma questa è roba dell'Ulivo, inventata da gente come Segni e Di Pietro. E poi la Lega è per il ritorno al proporzionale, e io sono il presidente della Lega...». O quello di Comencini, che davanti alle telecamere si lascia scappare un aggettivo come «ridicola» per definire la secessione, e poi frena, dichiarandosi orgoglioso del suo «essere padano». Quattro anime dello stesso Veneto che per una volta si sono ritrovate nella stessa sala. Un'occasione perduta: c'era uno strano clima, ieri sera, all'assemblea degli industriali vicentini trasfor- mata nella stralunata platea del programma di Vespa. Il Veneto che produce si aspettava un faccia a faccia con il presidente «azzurro» della Regione, il sindaco di Venezia e il segretario della Liga Veneta: e invece si è ritrovato spettatore inerte di un continuo saltabeccare tra i disastrati di Sarno, gli operai di Manfredonia, lo studio del ministro Bersani, gli indipendentisti della Sicilia. «Vediamo che cosa risponderanno i politici...», diceva Nicola e ■ £' Tognana nel pomeriggio, ripetendo lo scheletro della sua proposta: «Non dico che mi piacerebbe un partito unico dei veneti - spiegava il presidente dell'Unindustria di Treviso -, ma credo che Galan, Cacciari e Comencini dovrebbero mettersi intorno a un tavolo. Trovare i punti comuni nei loro programmi, e andare insieme a Palazzo Chigi. Invece uno va da Bossi l'altro da Berlusconi, il terzo non parla con nessuno. E va sempre a finir che Roma, a noi, non ci dà mai niente...». Una provocazione raccolta da molti, in sala: «Ci sono cose utili a tutta la Regione - aggiungeva Pietro Marzotto - che finiscono nel nulla perché maggioranza e opposizione non fanno che litigare». E il padrone di casa, il presidente dell'Associazione Industriale Pino Rosazza ribadiva dal palco, prima del collegamento televisivo, il suo malcontento: «Il Nord-Est non ha futuro senza politica... Quest'area si è trovata a essere amministrata o da figure di secondo piano della prima repubblica, o da persone prive dell'esperienza necessaria per assumere responsabilità pubbliche». Parole dure, ma in un certo modo censurate, visto che il testo originale dell'intervento, distribuito in sala, lamentava l'assenza «di esperienza e di competenze». La risposta dei politici in tv si è vista soltanto in parte, sommeisa dai collegamenti e dalle continue frecciate tra Galan e il ministro Bersani, tra Comencini e Marzotto, tra Vespa e Cacciari, che dopo un'ora di programma, stufo dei diversivi, è sbottato in diretta: «Se mi fa una domanda seria rispondo, altrimenti no», e che nel finale se n'è addirittura andato urlando «falso e bugiardo» al presidente della Regione. Dal retropalco, però, il «no» è stato netto e deciso: «Non siamo più ai tempi di Rumor e Bisaglia taglia corto Comencini -. Nei Paesi civili chi paga le tasse ha dei diritti, non ha bisogno di andare in corteo a implorare i favori dei viceré». Per Cacciari cambiano le motivazioni, non la risposta: «In politica i compromessi si possono fare sui programmi, ma sugli interessi non si sono mai fatti e non si faranno mai». E Galan è sembrato più interessato alle prossime elezioni che alle istanze della piccola impresa: «Sui fatti concreti abbiamo già dimostrato di saper dialogare - attacca -. Ma agli appelli generici non possiamo che rispondere no». Tognana, alla fine, trovava ancora la forza di fare dello spirito: (All'inizio li ho paragonati ai capponi di Renzo sorride -. Ho sbagliato solo in una cosa: quelli erano legati, loro non potevano andarsene come ha fatto stasera Cacciari...». Guido Tiberga Massimo Cacciari, sindaco di Venezia A sinistra: Giancarlo Galan