FORZA E ORGOGLIO
FORZA E ORGOGLIO SCUDETTO FORZA E ORGOGLIO SEGUE DALLA PRIMA PAGINA NON ricorderemo questo campionato come il più limpido (in testa è successo di tutto, in coda sta succedendo di peggio), e questo scudetto come il più smagliante. Questione di gusti. Nei momenti topici, la Juventus ha goduto di generose sviste arbitrali. Lo ha ammesso persino Collina. Riconoscerlo non significa sminuire i meriti, ma rispettare la realtà, gli avversari, i tifosi (quelli veri). E' stato, soprattutto, un campionato limite, di confine. A proposito di fango e di m...: caro Lippi, non sarà certo colpa della sua squadra, ma neppure della stampa se il designatore degli arbitri, Fabio Baldas, rischia di essere rimosso a un anno appena dalla nomina; se la federazione ha aperto un'inchiesta; se il sistema calcio fa acqua da ogni parte; se il sorteggio integrale viene invocato come placebo, e persino Umberto Agnelli è pronto a sottoscriverlo. La riscoperta della parola non giustifica l'impudenza. Se non si fida di noi, chieda lumi a Giraudo, Bettega e Moggi. Loro sì che la sanno lunga. L'Inter ha mollato (un punto tra Piacenza e Bari), la Lazio è crollata. Non è stato facile sbarazzarsi di Ronaldo e Bierhoff, di Vieri, Boksic e Jugovic, il più rimpianto, fantasmi pericolosamente protesi verso un passato di trionfi che si voleva sempre più a rischio e che, viceversa, si è implacabilmente riprodotto sull'onda delle operazioni in apparenza più temerarie. A ben vedere, proprio questo costituisce il big bang creativo e discriminante della Juventus umbertina, questo essere squadra di vertice qualunque sia la formazione disegnata nell'estate. Ancora una volta, Marcello Lippi ha incarnato al meglio la continuità dell'idea, la regolarità del fatturato tecnico e tattico, rimodellando gli schemi (difesa a tre), adattando il modulo alle caratteristiche dei singoli, spostando pedine (Zidane più avanzato). Alessandro Del Piero, dal quale l'allenatore ha spremuto la migliore annata di sempre, ha saputo essere tuono e fulmine, violino e tamburo. Si è avvicinato a Ronaldo, ne ha sfiorato l'aureola e conteso lo scettro: grazie a lui, anche noi potremo sfilare a testa alta ai Mondiali. E' una Juve che ha potere dove conta (Giraudo) e fiuto dove serve (Moggi). Non si abbuffa di stranieri, frequenta le bancarelle di periferia: dopo Iuliano, Birindelli. Tiene d'occhio il bilancio, sa fare fronte a caduti illustri (Ferrara), e correggersi in corsa: Edgar Davids, il cui innesto risale al 14 dicembre, ha portato in dote un motore fiammeggiante. Lippi era alla quarta «scommessa»: le ha vinte tutte. I numeri del quadrienno umbertino sono formidabili: tre scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe di Lega, una Super- coppa d'Europa, una Coppa Intercontinentale, una Champions League e, dettaglio non trascurabile, quattro finali europee di fila, record italiano assoluto. L'Ultima di queste verrà onorata ad Amsterdam, mercoledì 20 maggio, contro il Real Madrid. Mai sazia, mai doma, la Juventus insegue la più prestigiosa delle doppiette (campionato, Coppa dei Campioni), impresa, perché di autentica impresa si tratta, già sfiorata la scorsa stagione, in una notte di streghe e macumbe, al cospetto del Borussia Dortmund: in pratica, una sua succursale. In Italia, sono soltanto due le società a esserci riuscite: l'Inter di Helenio Herrera (nel 1965) e il Milan di Fabio Capello (nel 1994). La squadra, nel suo orgoglioso silenzio, non è mai venuta meno a quell'istinto onnivoro che l'ha resa unica, speciale, così cara agli dei. E' balzata al comando il 25 gennaio, soffrendo più di quanto non suggeriscano le cifre: si è migliorata di quattro vittorie, otto punti e quindici gol. Ha perso soltanto a San Siro, con l'Inter, e a Firenze. La Juventus è un colpo di forbice, un taglio netto e profondo sulla pelle del tifo. O con lei o contro di lei. Solleva passioni, alleva rancori, semina invidie: che, non di rado, sono un tributo al merito. Per quanto possa essere stata spinta, l'energia e gli stimoli li ha sempre prodotti e moltiplicati dall'interno. Protagonista in Italia e in Europa. Da quattro anni è così. Troppi, per buttare tutto in congiure e porcherie. Roberto Beccanti™
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