Il grande Iacchetti fa l'acrobata dell'esistenza di Silvia Francia

Il grande Iacchetti fa l'acrobata dell'esistenza SUCCESSO AL TEATRO DI TORINO Il grande Iacchetti fa l'acrobata dell'esistenza E' un tipo speciale, il grande Iac. Un illusionista del quotidiano, acrobata dell'esistenza, giocoliere che manipola con consumata perizia i casi imprevisti della vita. Uno così: molto spassoso e talvolta persino poetico. Il pubblico del Teatro di Torino, che l'altra sera ha assistito alla prodezze teatrali di Enzo Iacchetti, ha mostrato di apprezzare «TI grande Iac», nuovo titolo teatrale del comico cremonese, tornato al teatro dopo la full-immersion televisiva di «Striscia la notizia». Lo spettacolo si fonda, secondo la consuetudine iacchettiana, su una storia-pretesto (i fans ricorderanno «Don Chisciotte, la vera storia di Guerino e suo cugino») che regge l'affastellarsi digags e battute: tutte divertenti e spassose. Duettando con la voce registrata di Ferruccio Amendola, Iacchetti tiene abilmente la scena tra uno sketch e un ripiegamento intimista semiserio, tra le battute previste dal copione e i fuori programma. Protagonista del suo monologo è un tipo nato e cresciuto su un treno, quasi una variante da rotaia (e scanzonata) del musicista Novecento di Baricco, vissuto a bordo di un piroscafo. Curiosa e surreale pure la sua conformazione fisica, dove figurano ghiandole che avvertono delle crisi di governo, spugne «per trasformare le tossine in Bot» e «villi differenziatori» utili per «vedere tutti film di Salvatores e farli sembrare diversi uno dall'altro». TI grande Iac (che sta per «individuazione autentica del cretino») coltiva un rapporto di disinvolta confidenza con Dio, nutre infondatissime speranze che Steve McQueen sia suo padre ed è stato allevato da una schiera di ferrovieri, diventati per lui, autentici maestri di vita «in moto perpetuo». Ed proprio rifacendosi a un campionario di deraghante umanità, il nostro affronta i casi della vita secondo una filosofia semplice ma non banale. Si va dalla difficile convivenza con i cretini alla rottura quasi indolore di un rapporto sentimentale. Buffissima, l'odissea di un padre che trascina all'asilo il pargolo recalcitrante. Dopo lo slalom tra le umane vicende, il grande Iac s'inabissa nell'universo animale, elogiando lo sfigatissimo pollo: bestia «che non si estingue, che piace soprattutto da morta, che ha le ali e non decolla». Silvia Francia

Persone citate: Baricco, Don Chisciotte, Enzo Iacchetti, Ferruccio Amendola, Iacchetti, Salvatores, Steve Mcqueen