Tripudio bianconero, nel nome di Inzaghi

Tripudio bianconero, nel nome di Inzaghi Alle 17,50 la marea dei tifosi si è diretta verso piazza San Carlo, gremita in pochi minuti Tripudio bianconero, nel nome di Inzaghi Cinquantamila in festa per lo scudetto dellaJuventus Venticinque, nove, tre, due. Eccolo, il poker di numeri che ieri pomeriggio ha scandito il tradizionale delirio da vittoria per lo scudetto bianconero. Venticinque (il numero dei trofei), (nove, il numero della maglietta di Super-Pippo Inzaghi, 3-2 il risultato della partita decisiva disegnato sulle guance degli ultra più folcloristici). La buona metà dei tifosi festanti - circa 50 mila - che dalle 17,50 ha preso d'assalto piazza San Carlo e le vie salotto di Torino sfoggia una di queste quattro cifre: e tutti, proprio tutti, chi con la voce, chi con addirittura il tamburo, esprimono il proprio entusiasmo per l'ultima prodezza della Signora: «Chi non salta interista è, è...» oppure slogan che di sportivo hanno ben poco: «Inter, Inter vai a fare in...» o ancora altri graziosi epiteti al'indirizzo di Moratti & C. o dei nerazzurri in generale. Tutto, insomma, come da copione: clacson impazziti, neppure un cofano privo della mega-bandiera bianconera, equipaggi stile Holer Togni, seduti in bilico sul finestrino a urlare: «Pippo, pippo, sei grande...». Il frastuono è totale, al punto che le potenti trombe a gas (cinque mila lire ad ogni angolo di via Roma) si perdono nelle urla festanti del popolo juventino assiepato sotto il Cavai d'Brons. Nella folla, un po' tutte le età anagrafiche, dal neonato (poveretto lui) che al posto della cuffietta azzurra sopporta, con 30 gradi all'ombra, il bandana con su scritto «Del Piero» alla nonnina gagliarda che, nonostante una settantina d'anni ben portati, non rinuncia alla maglietta bianconera e al cappello con visiera in tinta: «Sono juventina praticamente dalla nascita - dichiara orgogliosa Mara Rubezzi, pensionata - e ho già sette nipoti, tutti rigorosamente bianconeri». Alle 18, nonostante le transenne sistemate dai vigili urbani ai due ingressi di via Roma il centro è un catino rovente di tifosi automuniti e non. E così via Roma, ien ha vissuto due invasioni pacifiche (la prima, il mattino, per una Maratona che le ha regalato un tappeto di bottiglie vuote e bicchieri di carta) la seconda, nel pomeriggio con l'esercito dei tifosi bianconeri galvanizzati dalla vittoria. Qualcuno riesce a infilarsi dalle vie laterali e raggiungere con l'auto «edizione scudetto» (se è nera diventa bianconera grazie ad artigianali strisce di schiuma da barba) piazza San Carlo. E qui va in scena - in un crescendo di foiba collettiva - il grande e sempre uguale spettacolo del- l'euforia da scudetto. Centinaia di bandiere juventine sventolano intorno al monumento equestre. E sono abbracci, urla incredule, persino lacrime: «Adesso ce l'abbiamo davvero fatta - uria all'amico Matteo Lepori, 19 anni idraulico - e anche se ero allo stadio me la sono registrata su Telepiù, sta' vittoria, voglio rivedermela cento volte ancora». E l'amico, Vittorio, 19 anni: «Tranquillo, saremo di nuovo qui tra dieci giorni, dopo Amsterdam». «Non mi sarei perso per nulla al mondo uno spettacolo del genere» spiega Roberto Marti, arrivato di corsa dalla Toscana con la famigUa: sfoggia disinvolto un enorme ombrello bianconero per niente in linea con un seriosissimo completo in tweed. Ma non importa: oggi è la giornata degli eccessi. Conta partecipare al grande show di fine giornata, non importa con quale mezzo: c'è chi sfreccia in auto, qualcuno si accontenta di sventolare bandiere e gaghardetti dal sellino di una più salutare bicicletta. Neppure ì più fedeli amici dell'uomo (di razza e non) sono esclusi dalla festa: costretti loro malgrado a dividere la gioia dei padroni fi¬ niscono con l'essere degradati a strumento di tifo: eccoli quindi trotterellare al fianco dei padroni, il collo stretto da bandiere che danno ad alcuni di loro un aspetto goffo e vagamente ridicolo. I festeggiamenti dei 50 mila sono continuati sino a tarda notte per la gioia di chi abita nelle vie più centrali. Come sempre le chiamate ai vigni ur¬ bani si sono sprecate, tutti a lamentarsi del fracasso infernale. Con qualche ragione, d'altronde: basti pensare alla bella trovata di Giovanni Ralletti, 42 anni, impiegato, che (non pago del tasso di decibel raggiunto nella zona) ha inserito a ciclo continuo l'antifurto della sua Punto bianca, come estremo inno alla squadra del cuore: «Mi ero stancato la mano, sempre lì a pigiare sul clacson e allora ho avuto quest'idea...». Poco più in là una pattuglia di papà in borghese filma compiaciuta torme di bambini in divisa juventina sotto lo sguardo di malcelata disapprovazione delle mogli: «Sembrate più bambini di loro...». Emanuela Minucci Alessandro Mondo Clacson impazziti e lunghe code fino a tarda notte «E saremo qui tra 10 giorni dopo Amsterdam» Migliaia di tifosi, poco dopo la conclusione della partita al Delle Alpi, si sono riversati in piazza San Carlo per festeggiare lo scudetto: «Adesso aspettiamo la vittoria sul Real Madrid» T01T02

Persone citate: Alessandro Mondo, Del Piero, Emanuela Minucci, Giovanni Ralletti, Holer Togni, Inzaghi, Matteo Lepori, Moratti, Pippo Inzaghi, Roberto Marti

Luoghi citati: Madrid, Torino, Toscana