Tassi minimi, spese pazze Via con la cicoria capata

Tassi minimi, spese pazze Via con la cicoria capata F OLTRE LA LIRA =1 Tassi minimi, spese pazze Via con la cicoria capata verte come sempre più improbabile che quel reddito possa subire nel prossimo futuro ulteriori decurtazioni dovute ad inasprimenti di imposte o di tariffe. Aumento della propensione al consumo significa ripresa della domanda interna di consumi e beni intermedi; una domanda - è appena il caso di rilevare - senza la quale è chimerico che l'imprenditoria torni ad investire ed a creare posti di lavoro produttivi. Anche qui si chiude il capitolo di una accentuazione della caduta della domanda, e quindi del ristagno delle attività produttive, che sarebbe potuto essere più lieve se i pur consistenti aggiustamenti di questi anni non fossero stati accompagnati da dubbi, indeterminazioni, e contrasti che hanno alimentato il timore che sarebbero potuti essere ancora più pesanti. Questo timore si è sciolto solo da pochi mesi; solo da pochi mesi è cessato lo spauracchio pervicacemente agitato da quanti, anche al di là dell'evidenza, continuavano a sostenere che l'Italia non ce l'avrebbe fatta, che i miglioramenti conseguiti erano fasulli, che senza riforme strutturali i nostri partner europei ci avrebbero ripudiato. Questa storia di una persona qualsiasi e della sua cicoria capata una morale, dunque, ce l'ha, ed è che lo sforzo compiuto, l'Euro cui si imputa di aver monopolizzato le tensioni di questi anni, una politica che sembrava essere imposta esclusivamente da lontane, forse astratte, ragioni monetarie non solo hanno un senso, reale e concreto, ma hanno già raggiunto la gente comune e la loro condizione di vita. Per ora è poca cosa, ma questo aspetto della psicologia collettiva è ciò che sta facendo ripartire la domanda e, quindi, la crescita dell'economia. Si sta risolvendo la sfasatura dei tempi, che altre volte abbiamo sottolineato, tra l'aggiustamento delle finanze pubbliche e una accelerazione dello sviluppo, tra una ridondanza di risparmio determinata dal ridimensionamento del fabbisogno pubblico da finanziare e la stagnazione degli investimenti produttivi, tra la teoria e la prassi dell'assunto secondo il quale le risorse disimpegnate dallo Stato avrebbero trovato mi migliore impiego in investimenti produttivi o nel benessere della gente. In un sistema produttivo poco innovativo gli investimenti seguono la domanda, ed ora la domanda sta aumentando: da quella di cicoria capata in su. Alfredo Recanatesi °±1 stato nel corso di una puntata di «Porta a porta» dedicata all'impiego del risparmio in tempi di bassi tassi di interesse. In un filmatino di quelli che spezzano il dipanarsi talvolta monotono e scontato del talk-show, è stata intervistata una matura passante di ritorno dal mercato rionale la quale, dopo aver risposto che, sì, anche lei qualche risparmio lo ha sempre messo da parte per versarlo alla Posta, ha detto che ora, con i tassi di interesse che «danno tanto poco», risparmia un po' meno per concedersi qualcosa in più come che so? - la «cicoria capata». A Roma la cicoria capata è la verdura già mondata e pulita, pronta per essere lessata. Che, ovviamente, costa un po' di più di quella tradizionale venduta da sempre così come viene dall'orto, sporca di terra, con qualche foglia rovinata, qualche erbaccia. Un piccolo lusso, insomma, per chi fino a ieri, tra le tante faccende di casa, doveva mettere in conto anche il tempo, e la noia, per capare la cicoria. Della battuta, nella trasmissione, è stata colta, non senza una lieve vena di sufficienza, soltanto la vernacolesca bonarietà, lasciando scorrere il senso nient'affatto banale di quanto quell'attempata signora, pur inconsapevolmente, aveva detto. Un senso nel quale è condensata la realtà italiana di oggi fatta di inflazione contenuta, di finanze pubbliche più equilibrate, di un futuro conseguentemente meno imprevedibile e angosciante. Quella battuta, infatti, dice in primo luogo che la propensione al risparmio si è ridotta e continua a ridursi. Ciò è nonnaie che avvenga perché, in un sistema fino a ieri chiuso ed ancor oggi poco aperto, se quella fabbrica di indebitamento che è il settore pubblico rallenta drasticamente la sua attività, è ovvio che anche la creazione di crediti, ossia il risparmio finanziario, rallenti altrettanto drasticamente. La discesa dei tassi di interesse opera anche nel senso di ridurre la propensione al risparmio la cui anomalia era simmetrica a quella dell'ampiezza del disavanzo pubblico da finanziare. Il corollario di una riduzione della propensione al risparmio è un aumento della propensione al consumo volta, com'è emerso dall'atteggiamento della donna intervistata che ha ben espresso una quota rilevante della popolazione, ad un miglioramento della qualità della vita. Quella donna, infatti, rappresenta mia fascia di reddito sulla quale le manovre di aggiustamento di questi anni hanno inciso pesantemente in termini sia di reddito spendibile che di preoccupazioni per il futuro. La riduzione della propensione al risparmio, dunque, è frutto, forse inconsapevole, di mia maggiore serenità che deriva dalla stabilizzazione monetaria, della possibilità di fare calcoli più affidabili e durevoli sul tenore di vita che ci si può permettere, della sensazione di maggiore sicurezza che ne consegue perché si av¬

Persone citate: Alfredo Recanatesi

Luoghi citati: Italia, Posta, Roma