La cocaina complice del serial killer

La cocaina complice del serial killer Genova: già individuata la donna bionda che lo avrebbe aiutato in alcuni colpi La cocaina complice del serial killer «Spinto alle rapine per comprarsi la droga» GENOVA DAL NOSTRO INVIATO C'era anche la cocaina nel «mondo» di Donato Bilancia. Al biscazziere piaceva «tirare», anche molte piste al giorno. E, quando si trovava sotto effetto dello stupefacente, cambiava radicalmente carattere: diventava irascibile, scontroso, anche violento. Si sentiva un'altra persona, era capace di tutto. E proprio le 300 mila al giorno necessarie per la coca, pare siano stata la spinta verso le prime rapine. Insieme al vizio del gioco, in qualsiasi forma: dadi, roulette, carte, totonero, le tre campanelle. Messo un altro importante tassello nell'affresco della vita del serial killer, si lavora adesso per individuare i complici, e soprattutto la complice, una donna bionda, fredda, slanciata ed elegante. Il suo nome sta già nei fascicoli dei carabinieri del Nucleo Operativo, ma sarà la Procura a decidere ogni mossa futura. Prima andrà chiarito qual è stato il suo ruolo nella rapina che portò all'omicidio del cambiavalute Enzo Gorni, lo scorso 20 marzo a Ventimiglia: il fratello della vittima vide la donna attendere il Bilancia su un'auto di grossa cilindrata, e poi fuggire con lui. Sapeva della rapina? Sapeva che era in programma un omicidio? Forse no, e questo è dubbio che consiglia indagini ponderate. I militari, dopo l'arresto del biscazziere, hanno subito tentato l'identificazione di quella donna. Inizialmente non si era nemmeno scartato il nome di Kristina Kwalla, la prostituta albanese uccisa dallo stesso Bilancia venti giorni dopo quel colpo. E sono state «controllate» anche alcune amiche dell'assassino, persino facendo ricorso a perquisizioni domiciliari. Ma queste ipotesi si sono poi affievolite, ed ora si sarebbe arrivati ad un nuo¬ vo nome, quello di una conoscenza occasionale, legata al mondo della prostituzione. Non ci si ferma, comunque, soltanto alla bionda di Ventimiglia. I carabinieri sospettano infatti che in altre tre occasioni il killer abbia agito con altre persone: il 24 ottobre, quando furono uccisi gli «spositi» Maurizio Parenti e Carla Scotto; il 27 ottobre quando morirono gli orefici Bruno Solari e Maria Luigi Pitto; il 25 gennaio quando fu assassinato il metronotte Giangiorgio Canu. Delitti che potrebbero essere strettamente collegati: i due anziani orefici sarebbero stati eliminati dopo che Bilancia aveva loro proposto l'acquisto dei preziosi rubati tre giorni prima dalla cassaforte del Parenti. E Giangiorgio Canu era il metronotte che aveva in consegna sia il condominio dei Parenti, sia la casa dei Solari. Facile che abbia visto qualcosa che non doveva. Oggi comincia, per Donato Bilancia, una lunga serie di interrogatori: prima toccherà a quelli di Savona, domani ai colleghi di Alessandria. Lo attendono magistrati di cinque procure, ed altri potrebbero aggiungersi. «Walter» sinora si è sempre rifiutato di rispondere, ha preferito il silenzio. Una scelta tattica, tecnicamente scontata. Quanto ai legami con la malavita, alla possibilità di omicidi su commissione, si è ancora allo stadio delle indagini preliminari. «Per soldi avrebbe fatto qualsiasi cosa», ammettono gli investigatori. E questa bramosia, insieme ad una evidente instabilità psichica, alle devianze sessuali (il suo passatempo preferito era quello del guardone), alla dipendenza dalla cocaina, alla passione per il gioco, possono spiegare i perché di questa lunga tragedia. Angelo Conti LASPOON RIVER DELLA RIVIERA LIGURE ON fosse per le sigarette, nelle notti del detenuto Donato Bilancia non c'è altro che un volto di donna. Niente da fare, se non pensare a tutte le donne legate per sempre al suo nome: prostitute uccise, donne colpite a caso sui treni, madri ferite, e amiche, amanti, complici. Ljiudmila, ad esempio. Carina, i capelli lunghi e neri, la fronte scoperta, alta, la bocca piccola. Una studentessa, una che va al liceo (forse, anni fa, in una città dell'Ucraina). Ma nel marzo 1998 Ljudmila Zubkova si guadagnava la vita sull'Aurelia, sapendo che così ci si gioca la pelle e ignorando che proprio quel cliente di aspetto sicuro e di bella macchina stava per spedirla dritta in un sacco di plastica nera, a congelare in una camera mortuaria dell'ospedale Santa Corona. E che dopo un mese nessuno - ucraino o italiano sarebbe andato a chiedere il suo cadavere per seppellirlo come si deve, e che della triste faccenda si sarebbe dovuto occupare un funzionario del Comune di Pietra Ligure, alle prese con una famiglia che non ne voleva sapere di rimpatriare la salma, obbligato a farle un funerale a spese del Comune, cercando per lei un buco qualunque al cimitero e scoprendo alla fine che la fossa comune era allagata di pioggia, e che Ljudniila doveva restare ancora un po' nella cella frigo. Ma queste cose Bilancia non le ha mai sapute, e nella sua notte c'è già un'altra faccia. Stela, Stela Truya, che nella foto segnaletica non guarda nell'obbiettivo ma ha un mezzo sorriso sulla bocca a cuore e le guance piene, di certo più piene di quando stava in Albania a morire di fame, e anche lei è finita nel solito sacco nero. A Varazze, però, rivestita a festa, con le amiche a piangerla e a pensare a come rimpatriarla in fretta, e se comprarle un vestito da sposa come per Donika Hoxhollari, visto che per lei la comunità albanese di Savona aveva fatto una colletta per seppellirla con un abito lungo coi pizzi e un bouquet di fiori d'arancio tra le dita. E Tessy? Tessy Adodo, o anche Evelin Edoghaye. Nata a Lagos, Nigeria, morta a Cogoleto, Liguria non ancora spaurita dall'idea di un omicida seriale. Una faccia sbiancata dalle creme che le nere si spalmano addosso per piacere agli italiani, sguardo tra il diverti- In alto, Donato Bilancia. A destra Maria Angela Rubino, l'ultima vittima. A sinistra, il suo corpo viene calato dal treno.