Alla sbarra i carnefici di Silvestro
Alla sbarra i carnefici di Silvestro Napoli: mercoledì comincia il processo contro i pedofìli accusati di aver seviziato e ucciso il piccolo Alla sbarra i carnefici di Silvestro Ma il corpo del bambino non è stato ritrovato NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO L'ultima speranza era in due microscopiche macchie di sangue, ma i periti l'hanno cancellata in cinque righe: «L'eseguita della traccia ematica presente sulla camicia a maniche corte rinvenuta sul divano del salotto dell'abitazione di Allocca Andrea e di quella presente all'interno della Fiat Panda, nonostante l'ottimizzazione dei protocolli analitici impiegati, non ha permesso di ottenere risultati utili all'analisi del Dna». Le altre tracce trovate a casa del vecchio contadino accusato di omicidio erano sue e di una donna. E quell'ossicino saltato fuori dal noccioleto dove il presunto pedofilo avrebbe bruciato il bambino? Era «un elemento di tratto toracico lombare di mammifero non urna- no adulto, ipoteticamente riferibile a una qualche varietà domestica di canis lupus». L'osso di un cane, insomma, che stava 11 da anni. E' un processo per omicidio senza cadavere e senza tracce della vittima quello che si apre mercoledì davanti alla corte d'assise di Napoli. L'omicidio drammatico e terribile di Silvestro Delle Cave, il bimbo di 9 anni scomparso a Cicciano, piccolo paese dell'Agro Nolano, l'8 novembre scorso. In una settimana carabinieri e magistrati consegnarono alle carceri e alla stampa i presunti assassini: Andrea Allocca, settantaduenne contadino con precedenti per molestie sessuali, e i suoi due generi Gregorio Sommese e Pio Trocchia, 44 e 43 anni, vertici di uno squallido triangolo nel quale si intrecciavano pedofilia, omosessualità e incesto. Allocca confessò il delitto, raccontò la terribile fine di Silvestro e la distruzione del cadavere, bruciato in un campo. Sommese confermò le dichiarazioni del vecchio, mentre Trocchia ha sempre negato ogni responsabilità. Quindici giorni più tardi Allocca morì in una cella di Poggioreale, e a processo vanno i due cognati, l'uno contro l'altro. Basteranno gli elementi dell'accusa a chiudere il caso con una sentenza di condanna? Si può credere alla parola di un imputato contro quella di un altro, quando manca addirittura il corpo della vittima? E' possibile che dello strazio di Silvestro (tagliato in due con la roncola, disse Allocca) non sia rimasta nemmeno una macchiolina di sangue, un capello, in casa del vecchio e nella macchina di Sommese usata per il trasporto? Come può quel corpicino essersi comple¬ tamente volatilizzato? Tra le carte dell'accusa ci sono le intercettazioni telefoniche tra Allocca e Sommese prima degli arresti, e quelle carpite in carcere tra il genero che ha confessato e sua moglie, Antonietta Allocca. «Io non lo so il bambino dove l'hanno atterrato. .. Non me lo hanno voluto dire né il vecchio né quell'altro», dice un giorno Sommese. Ribatte Antonietta: «Ormai il vecchio è morto...». E Sommese: «Lui lo sa dove l'hanno portato. Tutti e due lo sanno. Io li ho solo accompagnati». Si tratta di colloqui tradotti dal dialetto, che forse bisognerà ritrascrivere in napoletano e poi ritradurre. E' una delle carte in mano alla difesa. La storia terribile di quel bambino strappato alla sua vita innocente diventa così un thriller giudiziario. Che fine ha fatto Silvestro? [gio. bia.] Sono convinta che lo abbiano venduto a una famiglia. Andrò in aula solo se serve. Non li voglio proprio vedere quelli là 66 Ho preparato alcuni sacchi di abiti usati per gli alluvionati ma la roba di Silvestro non c'è: la tengo per quando torna sp E| mfMw ■ mm.
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