Uno spiraglio per Giuseppe di Giuseppe Zaccaria
Uno spiraglio per Giuseppe Uno spiraglio per Giuseppe Sempre grave il bimbo, ma c'è ottimismo REGGIO CALABRIA. Sono stazionarie le condizioni di Giuseppe Ansalone, il bambino di sette anni rimasto gravemente ferito venerdì scorso, nella piazza principale di Oppido Mamertina, nella strage di 'ndrangheta costata la vita a quattro persone, tra le quali la sorellina Mariangela, di un anno più grande. Giuseppe è sempre ricoverato nel reparto di rianimazione degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, lo stesso dove quella sera era stato portato d'urgenza, con la nonna, Annunziata Pignataro, cinquantenne, anch'ella ferita, ma le cui condizioni sono migliorate. Nessuna novità sul fronte delle indagini. «Omertà totale, assoluta, impenetrabile», ha ribadito ieri sera uno degli ufficiali dei carabinieri impegnati nel lavoro investigativo diretto personalmente dal procuratore capo di Palmi, Elio Costa. Una cappa, come il silenzio che ieri, a Oppido, ha accompagnato i funerali di Giovanni Polimeni e Vittorio Rustico, i due cugini, poco più che ventenni, assassinati dai killer nella macelleria di famiglia, pochi istanti prima che il fuoco fosse aperto contro la Croma nella quale c'erano i fratellini Ansalone con la nonna, il nonno, Giuseppe Maria Bicchieri (tra le vittime della strage), e la mamma, Franca Biccheri, trentunenne, ricoverata - anche lei in gravi condizioni - nell'ospedale di Potìstena. A parte l'omertà, gli investigatori ritengono di poter contare solo su un'altra certezza, per il momento: cioè che i due killer hanno preso a sparare all'impazzata contro la Croma perché ritenevano fosse l'auto di alcuni congiunti dei giovani che avevano appena massacrato nella macelleria di piazza Albano. Oggi i funerali della piccola Mariangela. [r. v.] caduti?». Dice «caduti» come parlando di una guerra, di qualcosa che ha giustificazione propria e meccanismi autonomi. Non è il solo, peraltro. Giù per strada il solo segno di condanna è un graffito giovanile che affiora dalle panchine del parco. Dinanzi alla macelleria Polimeni, dove qualcuno ha lavato via il sangue della strage, non c'è un fiore, una corona, un qualsiasi segno di cordoglio. Non si tratta d'indifferenza: è che nelle infinite graduazioni dell'omertà certe reazioni assumono tempi diversi, rituali propri. L'unico manifesto che esprima non solo lutto ma sdegno è quello firmato da «Le comunità ecclesiali di Oppido». Il linguaggio è durissimo, quanto alla sostanza giudicate voi. I fedeli «piangono i loro figli, che allungano la triste teoria dei morti ammazzati», si chiedono dove sia lo Stato, dov'è la legalità, chi paghi tanti orrendi misfatti e conclude: «Perché i delinquenti • proliferano? Perché gli arsenali della mafia non si svuotano mai?». Già, perché? Forse anche perché la mafia continua ad essere vissuta come una componente del paesaggio? Forse perché nessuno contribuisce a smascherarla? Fra gli uomini riuniti in Comune c'è un elegante signore che sembra, se non più colpito degli altri, più determinato a reagire. Si chiama Luigi Misale, è capogruppo in consiglio: «E' vero, le indagini devono essere più dettagliate e precise, ma è vero anche che in paese sappiamo tutti da chi nasca la violenza. Fino a ieri potevamo far finta che non ci riguardasse, ma quella povera famiglia passata per caso attraverso la sparatoria dimostra che la violenza ci tocca tutti. E allora, muoviamoci: parliamo di otto o nove famiglie in tutto, bisogna isolarle - isolarle socialmente, dico - fare il modo che avvertano non solo il peso del loro dolore ma anche del nostro, quello della nostra umanità ferita». Omertà, uomo, comportamenti umani: in uno spicchio di società con tempi e rituali tutti propri, è solo su questo elemento che si può intervenire. «Pensiamo ad una Oppido che in futuro non partecipi più ai funerali di persone coinvolte nelle faide. A famiglie che finalmente avvertano tutto il peso della riprovazione sociale. Ad un'iniziativa da condurre col vescovo per andare dalle donne di queste famiglie e spiegare loro come questa spirale vada interrotta...». Queste le buone intenzioni. Ieri pomeriggio i due giovani uccisi nella macelleria, Giovanni Polimeni e Vittorio Rustico, hanno avuto il loro funerale. La banda era muta, il corteo funebre è partito m forma molto esigua. S'è ingrossato via via. Alla fine la Cattedrale era strapiena. Giuseppe Zaccaria
Persone citate: Ansalone, Elio Costa, Giovanni Polimeni, Giuseppe Ansalone, Giuseppe Maria Bicchieri, Pignataro, Polimeni, Vittorio Rustico
Luoghi citati: Oppido Mamertina, Palmi, Reggio Calabria
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