Pakistan, pogrom anticristiani di Fabio Galvano

Pakistan, pogrom anticristiani Musulmani protetti dalla polizia danno fuoco a case e negozi Pakistan, pogrom anticristiani Violenze ai funerali del vescovo suicida LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' accaduto quello che si temeva. Il funerale del vescovo cattolico pakistano John Joseph, che si è ucciso la settimana scorsa per protesta contro la condanna a morte di un cristiano accusato di blasfemia, ha dato la stura a gravi incidenti nella città di Faisalabad, circa 150 chilometri a Sud della capitale Islamabad. Mentre circa 10 mila fedeli facevano ressa attorno alla cattedrale, dove il vescovo è stato sepolto, un gruppo di circa 500 estremisti musulmani ha assalito un quartiere cristiano dando fuoco a case e negozi. La polizia, riferiscono testimonianze locali, ha lasciato fare; salvo poi replicare con lacrimogeni e colpi d'arma da fuoco quando un gruppo di cristiani ha a sua volta tentato un contrattacco e si è scontrato con le forze dell'ordine. Gli estremisti musulmani hanno terrorizzato la popolazione di Christian Town. Mentre davano fuoco agli edifici gridavano slogan contro la richiesta cristiana di abrogazione della legge sulla blasfemia, che secondo le minoranze religiose serve soltanto alla loro repressione. La furia musulmana si è scatenata dopo un tentativo di inscenare una manifestazione attorno alla cattedrale; fallito perché tutte le vie circostanti erano intasate di fedeli e le strade d'accesso pattugliate dalle autoblindo delle forze dell'ordine. Le schiere sunnite hanno però minacciato uno sciopero generale che dovrebbe colpire oggi tutti i negozi e gli uffici. Poi si sono dirette verso il quartiere cristiano. «Mi hanno strappato di dosso i vestiti - ha riferito una donna, Parveen Massih - e hanno minacciato di dare fuoco ai miei figli. Ho dovuto pregarli in ginocchio di non farlo». Con taniche di kerosene hanno dato fuoco ad alcuni edifici; e soltanto dopo qualche tempo la polizia è intervenuta con i lacrimogeni. Gli estremisti domandavano l'immediata esecuzione della condanna pronunciata il 27 aprile contro Ayub Massih, l'uomo accusato di avere difeso in una di- scussione con un vicino lo scrittore Salman Rushdie, e per il quale Joseph si è tolto la vita. «Il vescovo - ha detto durante il rito funebre padre Pervais Emmanuel - ha sacrificato la propria vita per una causa precisa: voleva che quella controversa legge, la 295c, fosse abrogata». Tra applausi e lacrime i fedeli hanno rivolto altri appelli al governo. Ma le loro richieste, per ora, sono cadute nel vuoto. «Le pretese di abrogazione della legge - ha detto il ministro per gli Affari religiosi, Raja Zaraful Haq - hanno le loro radici nell'ignoranza di come essa viene applicata. Se fosse abrogata il Pakistan sarebbe dominato dalla legge della giungla». I pakistani, ha spiegato il ministro, considerano la persona del Profeta più sacra e degna di rispetto di chiunque altro. «Ma purtroppo - ha aggiunto - le sensibilità dei musulmani non sono tenute in considerazione da cer¬ no Nawaz Sharif, il quale ha espresso la speranza che il suicidio del vescovo Joseph non gua sti i rapporti fra cristiani e mu sulmani. «E' riprovevole - egli ha scritto in un messaggio ai famigliari del prelato - che invece di seguire il corso della legge egli abbia deciso di comportarsi in altro mode. Occorrono pazienza e tolleranza per le altrui religioni». Fabio Galvano I militari sono poi intervenuti per impedire la reazione delle vittime Un gruppo di cristiani fruga tra le masserizie bruciate durante l'assalto dei musulmani (foto ansa ti scrittori e politici in Occidente». Un portavoce del ministero degli Esteri ha poi precisato che il suo governo ha respinto l'appello di Washington per l'abrogazione della legge: «Anche a noi dispiace molto la morte del vescovo Joseph, che ha rinunciato senza alcun bisogno alla propria vita. Ma la dichiarazione del Dipartimento di Stato non era giustificata né basata sui fatti». Nella polemica è intervenuto anche il primo ministro pakista¬

Persone citate: Ayub Massih, Christian Town, John Joseph, Nawaz Sharif, Profeta, Raja Zaraful Haq, Salman Rushdie

Luoghi citati: Islamabad, Londra, Pakistan, Washington