Budapest, brivido per i neocomunisti di Tito Sansa

Budapest, brivido per i neocomunisti Massiccia avanzata dei «giovani liberali» di Orban che cerca alleati per formare il governo Budapest, brivido per i neocomunisti Gli exit polis: minimo vantaggio per il premier Hom BUDAPEST. Complici la prima giornata di estate anticipata e un diffuso fatalismo, quasi la metà degli 8 milioni di elettori ungheresi ieri non è andata a votare. In alcuni distretti è venuto addirittura a mancare il 50% di voti, per cui lì le elezioni non sono valide e dovranno venire ripetute. Tutto ciò ha favorito il partito socialista (ex comunista) del primo ministro Gyula Horn, i cui simpatizzanti, memori della disciplina dei «bei tempi», sono andati quasi compatti nei seggi, mentre i nuovi benestanti borghesi hanno preferito la gita nella «dacia» di campagna o sul lago Balaton. Nulla è deciso a diverse ore dopo la chiusura delle urne, mentre gli exit polis davano i socialisti in testa per una sola incollatura con il 30 per cento dei voti contro il 29 per cento deU'opposizione Fidesz del giovane Viktor Orbàn i primi conteggi ufficiali indicavano un successo più marcato del partito di Gyula Horn, all'incirca il 4-5 per cento dei voti. Ma, essendosi guastate alcune «macchine elettorali» in provincia (computer, calcolatrici?) l'ufficio elettorale centrale nel Duna Palota ha detto che i dati sono «incerti». In ogni caso - è stato precisato bisognerà attendere il secondo turno elettorale, domenica 24 maggio (che non è un ballottaggio vero e proprio) per definire la distribuzione dei seggi nel parlamento di Budapest e, di conseguenza, la formazione del prossi¬ mo governo. La questione che interessa tutti, qui in Ungheria e anche all'estero (sono presenti più di 150 giornalisti stranieri), è se l'ex comunista Gyula Horn che ha dato buona prova con la sua politica di privatizzazione e di risanamento economico e la sua volontà di portare l'Ungheria tanto nell'Unione europea quanto nella Nato, continuerà a guidare il Paese (probabilmente senza gli attuali alleati liberali, usciti indeboliti dalle urne), oppure se a succedergli sarà lo sfidante Viktor Orban, che dovrà cercarsi anche lui un alleato o tra i piccoli coltivatori di estrema destra o tra i democristiani, se supereranno la barriera del 5 per cento. Se, come sembra probabile, i socialisti di Horn vinceranno il tète-à-téte e rimarranno alla guida dell'Ungheria, questa sarebbe una novità. I magiari, di natura ribelle, hanno sempre cercato di dare una lezione a chi stava al potere, non sempre riuscendoci: agli austriaci, nel 1848 e dopo, al reggente Horthy, negli Anni Trenta, agli occupanti nazisti, durante la guerra, al partito comunista nel 1956, infine al primo governo democratico nel '94 (quello del Forum di Antall) che dal 43 per cento del '90 crollò a meno del 10 per cento nel '94, aprendo la strada agli ex comunisti di Horn. L'incertezza dominante a tarda sera nonostante il vantaggio dei socialisti è dovuto al quanto mai complicato meccanismo delle elezioni ungheresi, un misto tra proporzionale e maggioritario: nel primo turno, quello di ieri, si è votato per i partiti, nel secondo, tra due settimane, si voterà per i singoli candidati, che potranno essere anche tre per ogni distretto. «Tutto è possibile - ha detto Viktor Orbàn ieri sera alla televisione di Budapest -. Gli elettori hanno mostrato la voglia di cambiamento, per cui al secondo turno, con opportune alleanze (con i piccoli proprietari di Torgyan dati intorno al 20 per cento, n.d.r.) sarà possibile conquistare la maggioranza dei seggi nel parlamento». La speranza è che il secondo turno sia ordinato, senza gli incidenti di ieri: si è scoperta una organizzazione criminale all'interno della polizia, che ha fatto sparire alcune decine di migliaia di schede e, per tirarle fuori, ha chiesto all'ufficio centrale elettorale 3 milioni e mezzo di fiorini (poco più di 30 milioni di lire) mentre telefonate anonime annunciavano lo scoppio di bombe, due a Budapest e due in provincia. Si è trattato di falsi allarmi, che però sono stati presi sul serio dopo che nelle settimane scorse due bombe erano esplose dinanzi alle case, fortunatamente vuote, di due esponenti dell'opposizione. Tito Sansa Il premier Gyula Horn e la moglie Anna al seggio elettorale [POTO EPA-ANSA]

Luoghi citati: Budapest, Ungheria