L'Euro ospite scomodo nel mercato del G7 di Aldo Rizzo

L'Euro ospite scomodo nel mercato del G7 F OSSERVATORIO =1 L'Euro ospite scomodo nel mercato del G7 L tema più importante della settimana internazionale che si apre oggi è sicuramente il vertice (tra venerdì e domenica a Birmingham) del cosiddetto G-7, che poi diventa G-8 quando partecipa la Russia. Per due ragioni. Una è che la moneta unica europea fa il suo esordio ufficiale nel più alto consesso del mondo industrializzato, anche se entrerà realmente in vigore il 1° genr~io prossimo. L'altra ragione è la crisi delle economie asiatiche, che ha il suo punto più acuto in Indonesia, anche con grossi risvolti sociali e politici, ma ne ha un altro più strisciante, e però potenzialmente più pericoloso, nella stagnazione del colosso giapponese. Naturalmente, la crisi asiatica avrà in termini immediati l'impatto maggiore, come già si è visto con la riunione dei ministri finanziari e degli Esteri, che ha preceduto il summit dei capi di Stato o di governo. Ma la vera novità di questo G-7 è la partecipazione dei Paesi dell'Euro (Francia, Germania e Italia) non più o non solo in quanto tali singolarmente, ma come espressione di un'area monetaria comune, che comprende altri otto Stati. E insomma l'Euro (nel quale confluirà prima o poi anche la quarta potenza europea, la Gran Bretagna) accanto ai due tradizionali protagonisti del sistema finanziario mondiale, il dollaro e lo yen. Un mondo tripolare? Fra gli esperti, c'è chi dice che sarà piuttosto bipolare, un po' per il declino dell'economia giapponese, che potrebbe persino cedere in futuro la leadership in Asia a quella cinese, ma soprattutto per la forza potenziale dell'area dell'Euro, dalla quale ha molto da temere la stessa area del dollaro. C. Fred Bergsten, direttore dell'«Institute for International Economics», in un saggio su «Foreign Affairs» definisce la moneta europea «il più importante sviluppo nel sistema monetario internazionale dall'adozione dei cambi flessibili nei primi Anni Settanta» e afferma che il dollaro «avrà il suo primo vero competitore da quando superò la sterlina come moneta dominante». Secondo Bergsten, è prevedibile uno spostamento di investimenti internazionali dalla valuta americana all'Euro I stimi I valut per almeno mille miliardi di dollari, e dollaro ed Euro insieme, più o meno alla pari, potrebbero arrivare a controllare l'ottanta per cento della finanza mondiale, «lasciando il rimanente venti allo yen, al franco svizzero e altre monete minori». Bergsten, un economista che è stato sottosegretario al Tesoro, trae da tutto questo la conclusione che Stati Uniti ed Europa dovranno collaborare, al di là della competizione, per tenere sotto controllo la transizione al nuovo sistema bipolare, che sarà complessa e non priva di rischi, sia economici che politici (possibilità di conflitti commerciali, capaci di trasformarsi in crisi politiche). E' una conclusione più che corretta, la crescita dell'Europa deve riequilibrare il rapporto con l'America, ma non insidiare un'alleanza strategica che ha vinto la Guerra fredda e che resta essenziale per il futuro di entrambe le rive, come si dice, dell'Atlantico, e non solo. C'è tuttavia un'altra osservazione, che riguarda strettamente l'Europa. La moneta unica ha avuto il 2 maggio a Bruxelles la sua storica dichiarazione di nascita, ma il battesimo operativo deve ancora esserci, e richiederà cautela e concordia. Oltre a questo, c'è il problema di appena più lungo periodo di dare all'Euro il necessario supporto politico. Non si potrà gestire una parte imponente del sistema finanziario mondiale, in concorrenza-alleanza con la moneta della superpotenza politico-militare, senza disporre di una qualche struttura comune di comando, che non sia solo la Banca centrale europea. Francia e Germania, responsabili di uno scontro aspro quanto evitabile a Bruxelles, hanno mostrato di rendersene conto nel loro vertice bilaterale di Avignone. Ed è da lì, ora, che bisogna ripartire. Aldo Rizzo zoj

Persone citate: Bergsten, Fred Bergsten