«Bicamerale? Punto e a capo»

«Bicamerale? Punto e a capo» «Bicamerale? Punto e a capo» Bertinotti in Campania: il Paese è sempre più lontano da noi ROMA. Fausto Bertinotti invita le forze politiche del centro sinistra a ridiscutere la Bicamerale. Sono tre le ragioni che lo spingono a rivolgere questo appello all'Ulivo ad aprire una pausa di riflessione sulle riforme e il segretario di Rifondazione comunista le spiega partendo dallo scenario internazionale: sì, perché le istituzioni italiane rinnovate, a suo avviso, rischiano di nascere già vecchie, in un contesto europeo che, per ovvie ragioni, va modificandosi. Bertinotti nega di voler mandare a monte il lavoro di D'Alema, ma con il suo ragionamento lascia intendere chiaramente che ciò che è stato fatto finora sulle riforme è stato pressoché inutile e che occorre ricominciare daccapo. Allora, onorevole Bertinotti, che fa, vuole mettere una bomba sotto la Bicamerale? «No, io dico semplicemtne che tra il Paese reale e le riforme istituzionali che si vanno discutendo c'è una separazione tale che non può non portare male a queste ultime». In che cosa consisterebbe questa separazione? «Guardi, noi di Rifondazione comunista abbiamo sempre pensato che queste riforme avessero il respiro corto. E ora stiamo avendo una dimostrazione di questo. Non si può non rimanere colpiti, per esempio, dal fatto che noi discutiamo di rinnovamento delle istituzioni senza tener conto di ciò che sta avvenendo in Europa». Come incide quello che sta accadendo in Europa? «Dopo l'Euro c'è un ridimensionamento effettivo dei poteri delle singole nazioni, si va verso un potere sovrannazionale, insomma. Non solo: la Banca centrale ha un'indipendenza di cui non gode nessuna banca europea. In poche parole, stiamo assistendo a un trasferimento dei poteri reali, e, mentre lo Stato nazionale viene dimezzato, noi guidiamo la Bicamerale a fari spenti, come se non stesse succedendo nulla. Questo non è possibile. Come si fa a parlare dell'organizzazione della democrazia in Italia, quando questa sta cambiando in tutta Europa con conseguenze per tutti i Paesi che ne sono coinvolti?». Questa è la prima ragione che la spinge a chiedere di riaprire il dibattito sulle riforme. Quali sono le altre? «Il nuovo inquietante rinvio della legge sulla rappresentanza sindacale pone un altro problema. Nell'ambito delle riforme non si può non ragionare sulle forme della democrazia diretta e sulla democrazia rappresentantiva. E la legge in questione rientra necessariamente in questo discorso. Perciò il problema della rappresentanza sindacale va affrontato in Bicamerale». E quale altro argomento va affrontato in questo contesto? «La frana in Campania, con il conseguente palleggiamento di responsabilità fra governo e Regione, apre un problema. Il Parlamento sta esaminando il federalismo liberale che mette in discussione l'impianto unitario dello Stato sociale. Questo federalismo non difende gli interessi generali, come quello ambientale e quello della questione meridionale. Perciò, anche ciò che è successo in Campania ci insegna che bisogna cambiare il corso delle riforme». Cambiarlo come? «Io dico alle forze democratiche del centro sinistra: non si può più andare avanti così, sulle riforme. Basta con questo inseguimento della destra - che, tra l'altro, si è capito che non porta da nessuna parte - e incontriamoci per aprire di nuovo il discorso sulle riforme, per rifletterci sopra, per inserire quei temi di cui ho parlato e che finora sono rimasti fuori dalla discussione, perché tenerli ancora ai margini non è più possibile». [m. t. ni.]

Persone citate: Bertinotti, D'alema, Fausto Bertinotti

Luoghi citati: Campania, Europa, Italia, Roma