Il Polo chiede aiolo a D' Alema

Il Polo chiede aiolo a D' Alema Il centrodestra a Scalfaro: intervenga nella diatriba col Pool. Flick: basta polemiche, lavoriamo Il Polo chiede aiolo a D' Alema L'obiettivo è scongiurare le elezioni anticipate ROMA. Ogni giorno che passa fa crescere le preoccupazioni dei partiti del Polo e, inopinatamente, anche la loro ansia di portare a termine le riforme istituzionali. E' la novità che sta emergendo in questi giorni in cui Silvio Berlusconi è nuovamente sotto i riflettori dei magistrati di Milano. Perché gli alleati di Berlusconi cominciano a sospettare che ci sia una manovra in corso, su più fronti, per fare fallire i lavori della commissione per le riforme, in modo da creare l'occasione per immediate elezioni anticipate. E la manovra, a quanto pare, non la addebitano a Massimo D'Alema. Anzi, si rivolgono proprio a lui per chiedergli aiuto visto che le elezioni non le vuole proprio nessuno nel centro-destra. All'avanguardia dei sospettosi ci sono i politici di An, il partito che desidera il successo delle riforme per incassare il sognato sistema semipresidenziale. «Le esternazioni di BorrelM (ieri ha definito "eversiva" la richiesta di Berlusconi di inviare gli ispettori ministeriah alla procura di Milano) rafforzano la nostra convinzione sul fatto che l'intento del pool di Milano ha anche una va- lenza politica» ha ripetuto Gianfranco Fini. Il quale, comunque, è bene attento a misurare le parole e declassa l'affermazione di Borrelli a una «battuta» fatta con poco stile. Ci pensa Giulio Maceratali a rendere chiari i timori di An: «Se salta la Bicamerale e l'Ulivo ottiene un grande successo alle imminenti elezioni amministrative sostiene il presidente dei senatori di An - saranno in molti a sinistra a chiedere elezioni politiche prima del semestre bianco». E D'Alema che ne pensa, visto che non si fanno le riforme e «si consoliderà il disegno dell'egemonia ulivista, che certo non riempirà di gioia D'Alema e la sua Cosa 2. E allora, anche D'Alema dovrà inevitabilmente prendere posizione». Per quel che si capisce, a destra temono che sia Romano Prodi a cercare lo spiraglio per arrivare alle elezioni subito e sperano che D'Alema non assecondi questo gioco. Forza Italia si appella ancora ima volta al capo dello Stato (lo fa Marcello Pera) perché intervenga sul conflitto «tra politica e magistratura». Pera è il plenipotenziario di Berlusconi nella trattativa sulla separazione delle carriere dei magistrati. E dice: «Le ultime iniziative del Pool rendono più difficile il cammino delle riforme. E questo, non tanto perché indurisca le nostre posizioni, ma piuttosto perché rende più difficile la trattativa al Pds. Quanto sarà capace il Pds di procedere in autonomia?». In sostanza, anche Forza Italia, come An, punta tutto sulla sperata volontà di D'Alema di fare approvare le riforme e, quindi, di sbarrare la strada al rischio di elezioni anticipate ad ottobre. C'è anche il segretario del ccd, Pierferdinando Casini, che va oltre e garantisce che le riforme «non saltano» e si va avanti. Un modo per mettere le mani avanti nel caso a Berlusconi venisse in mente di buttare tutto all'aria. E anche Casini si rivolge a D'Alema per esortarlo a porre un argine alla procura di Milano, contropotere rispetto alla classe politica». Addirittura Rocco Buttiglione (che è uscito dal Polo) si preoccupa ora del successo delle riforme e spiega a Berlusconi che «sbaglia a collegare la sua questione personale con le riforme». Dalla maggioranza rispondono, accomodanti verso il Polo, i popolari (Ortensio Zecchini) che consi¬ derano anche loro «grave che il capo di una Procura bolli come eversiva la richiesta e quindi la possibilità di una eventuale ispezione nei confronti del suo ufficio». E per quel riguarda Berlusconi «è strano che per una questione personale ci si rivolga direttamente al ministro». Il ministro, che è il titolare della Giustizia, Giovanni Maria Flick, continua ad ignorare la richiesta di ispezione al pool e risponde che «non è tempo di polemiche, è tempo di lavorare. Io, personalmente, sono soddisfatto del lavoro svolto in questi due anni». I massimi vertici istituzionali seguono con crescente preoccupazione la vicenda delle riforme. E se Scalfaro, per ora, tace, parla il presidente del Senato, Nicola Mancino: «Non possiamo mettere a rischio le riforme dopo avere detto al Paese, tutti, che sarebbe stata la legislatura delle riforme. Dobbiamo farle anche quando non dovessimo condividerne alcuni punti». Per Mancino il capo del governo non deve essere eletto cone il capo dello Stato e, in faturo, bisognerà «semplificare» il numero dei partiti. [r. r.] Un incontro fra potenti industriali, poi entra in gioco il solito Comitato Nomi che tornano nella vicenda Imi-Sir e nel «lodo Mondadori»: Previti, Pacifico, Squillante mente di buttare tutto all'aria. E anche Casini si rivolge a D'Alema per esortarlo a porre un argine alla procura di Milano, contropotere rispetto alla classe politica». Addirittura Rocco Buttiglione (che è uscito dal Polo) si preoccupa ora del successo delle riforme e spiega a Berlusconi che «sbaglia a collegare la sua questione personale con le riforme». Dalla maggioranza rispondono, accomodanti verso il Polo, i popolari (Ortensio Zecchini) che consi¬ gppazione la vicenda delle riforme. E se Scalfaro, per ora, tace, parla il presidente del Senato, Nicola Mancino: «Non possiamo mettere a rischio le riforme dopo avere detto al Paese, tutti, che sarebbe stata la legislatura delle riforme. Dobbiamo farle anche quando non dovessimo condividerne alcuni punti». Per Mancino il capo del governo non deve essere eletto cone il capo dello Stato e, in faturo, bisognerà «semplificare» il numero dei partiti. [r. r.] Qui accanto Silvio Berlusconi A sinistra il ministro della Giustizia Flick ROMA. Faustoforze politiche ridiscutere la Ble ragioni che lore questo appeluna pausa di rime e il segretacomunista le spscenario internle istituzioni isuo avviso, riscvecchie, in unche, per ovviecandosi. Bertinotti nea monte il lavcon il suo ragitendere chiarastato fatto finstato pressochére ricominciareAllora, onoche fa, vuolba sotto la B«No, io dico semPaese reale e leche si vanno dparazione tale tare male a quIn che cosasta separaz«Guardi, noi dnista abbiamoqueste riform Il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti Qui accanto Silvio Berlusconi A sinistra il ministro della Giustizia Flick

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