Scalfaro e Prodi: «Siamo con voi» di Fulvio Milone

Scalfaro e Prodi: «Siamo con voi» Sarno, l'addio del capo dello Stato e del presidente del Consiglio alle 95 vittinie| Scalfaro e Prodi: «Siamo con voi» E Mancino agli sfollati: lo Stato vi chiede scusa SARNO DAL NOSTRO INVIATO E' il giorno in cui lo Stato viene a portare la speranza, ma anche a chiedere scusa. Il volto ufficiale, pallido e tirato, è quello di Oscar Luigi Scalfaro. Fissa affranto le 95 bare allineate sul campo di calcio davanti all'altare. Poi il suo sguardo scivola sulla montagna che sei giorni fa ha vomitato fango e che ora incombe sul paese come un gigante irato. Il presidente della Repubblica, invocato a gran voce dai superstiti, arriva nel giorno in cui Sarno piange i suoi morti. Accanto a lui c'è il presidente del Consiglio, Prodi, assorto nei suoi pensieri e scuro in volto. E poi c'è Marianna, la figlia del capo dello Stato, che nasconde il pianto dietro gli occhiali da sole, sconvolta dal- lo strazio dei parenti delle vittime che le sono davanti. Nemmeno lui, Scalfaro, riuscirà a trattenere le lacrime quando a Quindici, l'altro paese colpito dal disastro, porterà «la solidarietà di tutto il popolo italiano» ai sindaci dei centri colpiti dal disastro. «Saremo sempre con voi», dice Scalfaro. «Faremo di tutto per garantire lavoro e un futuro ai giovani», gli fa eco Prodi. E nelle stesse ore, nel monastero di San Giovanni a Taurano a Quindici, il presidente del Senato Nicola Mancino parla con tono accorato ai parenti delle vittime e agli sfollati. Parole amare, le sue, mentre a Roma c'è polemica nel governo per le competenze sulla difesa dell'ambiente. «Lo Stato vi chiede scusa - dice -. Io credo che facciano bene tutte le forze politiche a tenere con- to della tragedia che vi ha colpito. Ora bisogna pensare alla prevenzione». Scalfaro, Prodi e Mancino arrivano nel giorno in cui si celebrano i funerali dei morti strappati fino a ieri al fango che ha invaso Sarno, Quindici e i paesi vicini. A Santo, durante la messa celebrata dal vescovo Gioacchino Illiano, non ci sono le contestazioni che molti temevano. I presidenti della Repubblica e del Consiglio vengono accolti nel silenzio interrotto dal piànto di uomini e donne sopraffatti dal dolore, mentre i militari non hanno ancora finito di sistemare le bare. Dovrebbero prendere posto sotto il palco su cui è stato allestito l'altare, vicino ai parenti delle vittime, ma la sicurezza impone che le sedie siano spostate alla destra del vescovo Gioacchino II- liano, che comincia a dire messa. Un applauso si leva dallo stadio solo quando il prelato pronuncia a voce alta il nome di Roberto Robustelli: è lo studente salvato dai vigili del fuoco dopo aver trascorso tre giorni immerso nel fango. «Lo ha tenuto in vita la fede», esclama Illiano. Ed è questo l'unico momento in cui il capo dello Stato accenna un sorriso. Nonostante la compostezza c'è tensione fra i parenti delle vittime della valanga. Finita la messa, un uomo si avvicina a Scalfaro ed esclama: «Presidente; sono venuto dall'America per piangere i miei cari, ma non hanno ancora estratto i corpi». Un altro uomo se la prende con il presidente della Regione Campania, Antonio Rastrelli, al quale un sacerdote ha chiesto se vuole dire qualcosa: «Non parlare, è meglio se stai zitto», grida. Ma questa è l'unica invettiva che si alza dallo stadio. Nella tarda mattinata Romano Prodi e Oscar Luigi Scalfaro si trasferiscono a Quindici, l'altro paese sconvolto martedì notte dalla slavina di fango. Durante un summit in Municipio con i sindaci, il capo dello Stato ancora una vol¬ ta non riesce a trattenere la commozione. «Siamo e saremo con voi, la nostra solidarietà continuerà nel tempo come è avvenuto in Versilia, nel Piemonte alluvionato, in Umbria e nelle Marche - dice -. Con Prodi abbiamo pensato che era impossibile, di fronte al grande funerale di Sarno, non essere presenti». Prodi parla dell'impegno del governo per i centri colpiti dal disastro: «Dopo avere affrontato l'emergenza penseremo al lavoro: l'obiettivo è di garantire un futuro migliore per i giovani». Invece nel monastero di San Giovanni a Taurano, a poche centinaia di metri dal Municipio, Nicola Mancino parla con toni accorati ai familiari delle vittime di Quindici: «Vi porto le scuse dello Stato. Le forze politiche fanno bene a tenere conto di questa tragedia». E aggiunge: «Certo, la montagna è scivolata per la sua conformazione geologica, ma anche per il maltrattamento subito nel tempo. La natura è stata nemica perché l'uomo non le è stato amico. Oggi è giorno di lutto. Soffriamo tutti insieme. Ma dobbiamo fare una promessa a noi stessi: bisogna pensare a prevenire, ad agire con tempestività». C'è bisogno di vigilanza, insiste Mancino: è necessario il controllo del territorio. «Perché il territorio si ribella quando si maltratta la sua natura». Quindi fa una promessa: «Interverrò con il governo perché si faccia in fretta. Oggi la buona stagione ci può aiutare. Ma le buone stagioni, si sa, durano poco». Fulvio Milone Un uomo: «Arrivo dagli Usa per piangere i miei cari, ma non hanno ancora estratto i cadaveri»

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