IA BARA SOTTO IL BRACCIO di Flavia Amabile

IA BARA SOTTO IL BRACCIO REPORTAGE IA BARA SOTTO IL BRACCIO LSARNO A più piccola delle bare, meno di mezzo metro di legno bianco, quasi una custodia di violino, abbandona il Palazzetto dello Sport intorno alle 10 del mattino. Fuori, il sole è un fuoco bianco. Portata in spalla dai volontari, la bara percorre i pochi metri fino allo stadio comunale, poi viene deposta sulla prima delle quattro passerelle rosse allineate tra la porta e la linea del centrocampo. Accanto, si allunga già buona parte delle altre 94 bare dei morti di Sarno. I feretri sono raggruppati per famiglie. Intorno a ciascun gruppo, si stringono i parenti sopravvissuti. E' il cuore di una fornace dolente, dove si accalca una folla di quasi 10 mila persone. «Buttatevi l'acqua in testa», avvertono dal palco-altare. Vengono anche distribuite le bottiglie, autoambulanze e barelle corrono per recuperare chi viene meno. Alle 10 e un quarto ha inizio la cerimonia funebre. I volti in lutto si sollevano. Il cuore della fornace sembra voler seguire il rito. Intorno al piccolo feretro bianco nessuno si muove. Sono cinque persone. Tutte vestite di nero, abbracciate le une alle altre, inginocchiate davanti a tre bare. La fredda ragioneria dell'amministrazione comunale le ha marchiate con tre numeri: 20, 21, 22. La 22 è una bara scura. La 20 e la 21 sono bianche: una lunga nemmeno un metro, l'altra è quella così simile a una custodia di violino. Alla bara 22 si stringe una donna di circa 60 anni. E' Ninuccia: dentro la bara giace la figlia, Lucia, poco meno di 40 anni spazzati via dal fango. Flavia Amabile CONTINUA A PAG. 3 TERZA COLONNA