Sanzioni contro Belgrado di Fabio Galvano

Sanzioni contro Belgrado Blocco dei nuovi investimenti in Serbia. Nella capitale arriva a sorpresa Holbrooke, il mediatore di Clinton Sanzioni contro Belgrado Avvertimento del G8 per il Kosovo LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nella politica del bastone e della carota nei confronti della Serbia, di fronte all'inasprimento della crisi del Kossovo, ieri a Londra è stato il turno del bastone. I ministri degli Esteri del G8, riuniti in funzione preparatoria del vertice dei capi di Stato e di governo che si svolgerà la settimana prossima a Birmingham, hanno annunciato nuove sanzioni contro Slobodan Milosevic: decidendo, cioè, di congelare tutti i nuovi investimenti in Serbia. Era un'ipotesi già delineata nel corso della riunione del gruppo di controllo svoltasi il 29 aprile a Roma, quando eragià stato deciso di congelare tutti i fondi della Serbia all'estero. Le pressioni su Belgrado s'intensificano; ed è significativo che in ambito G8, dopo che le precedenti misure erano state sancite sabato anche dall'Unione europea, siano saliti ieri sul carrozzone anche Canada e, sia pure in modi ancora da stabilire, Giappone. Restano le difficoltà della Russia, il ministro degli Esteri di Mosca, Evgenij Primakov, «non si associa» - come precisa il comunicato finale della riunione alle nuove misure. «Mi dispiace», ha osservato il segretario di Stato americano, Madeleine Albright. E ha subito aggiunto: «Mosca ritiene che Milosevic reagisca meglio a una diploma- zia senza pressioni». Ma l'importante, a suo avviso, è che Mosca non sia più in disaccordo «sulla gravità della situazione e sul pericolo di destabilizzazione», né sul fatto che il presidente serbo «deve accettare una mediazione internazionale». Come puntualizza il ministro degli Esteri Lamberto Dini, la Russia «non si dissocia più dalla strategia, condividendo l'obiettivo di indurre entrambe le parti al tavolo negoziale, convinta che lo status quo non possa continuare». Ma anche dietro il bastone c'è il miraggio della carota: cioè, dice Dini, che «le misure possano essere ribaltate appena ci sia un segno di progresso, l'avvio del dialogo fra le due parti» (un'ana¬ loga mossa è stata fatta ieri nei confronti dell'Iraq, con la precisa indicazione di un possibile reintegro nella società delle nazioni a mano a mano che le risoluzioni dell'Orni saranno recepite). Fra Belgrado che continua a rifiutare la mediazione internazionale - venerdì aveva ribadito il suo no all'azione dell'Osce e del suo inviato Felipe Gonzàlez e Pristina che la considera invece condizione essenziale, i ministri degli Otto si schierano per la mediazione; ma al tempo stesso ammoniscono gli albanesi del Kosovo che terrorismo e progetti d'indipendenza non possono e non devono trovare spazio. Le formule non cambiano, ma cambia il foro da cui sono lanciate. Milosevic è sempre più isolato. Negli ultimi dieci giorni, dalla riunione di Roma, non ci sono stati progressi. Quest'ultima misura, il blocco dei nuovi investimenti, potrebbe essere - nelle parole di Dini - «non immediatamente efficace», ma era essenziale per «far capire a Belgrado che la comunità internazionale esige progressi concreti». Un colpo al cerchio e uno alla botte: mentre da Londra cadeva sulla Serbia un'altra pioggia di sanzioni, gli inviati del presidente Clinton - Richard Holbrooke e Robert Gelbard - arrivavano ieri di sorpresa a Belgrado ed erano già impegnati ieri sera in discussioni con Milosevic. «Cercano di spingerlo a un dialogo senza precondizioni - ha detto la Albright - e di spiegargli che la comunità internazionale vuole questo dialogo». Il segretario di Stato americano ha anche precisato che le sanzioni decise ieri non si applicheranno, a differenza di quelle adottate nel recente passato, al Montenegro, dove è stato eletto un presidente che «fa i passi giusti», cioè sta prendendo le distanze dalla Serbia di Milosevic. Il ministro Dini, perseguendo una linea diplomatica a lui cara, ha ammonito sulla necessità di proteggere l'Albania dalla crisi del Kosovo: «Bisogna - ha detto assistere il Paese nel compito di controllare il proprio territorio e le proprie frontiere, in particolare sul lato della crisi maggiore». Fabio Galvano Il ministro degli Esteri russo Primakov questa volta si limita a «non associarsi» alla decisione Dini: le misure saranno ribaltate al primo segno di dialogo CIANCE MINfè , 1TING La manifestazione degli albanesi ieri a Pristina e la Albright con il ministro inglese Cook al G8