Milosevic muove le truppe

Milosevic muove le truppe Milosevic muove le truppe Aumentano scontri e vittime Chiusa la strada Pec-Pristina ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Richard Holbrooke, il mediatore americano cui va il merito di aver riportato la pace in Bosnia, è ritornato a Belgrado. Ma questa volta non è stato invitato. Puntando sulla sua autorità Washington ha deciso di mandarlo a sorpresa nella capitale jugoslava per un tentativo in extremis di convincere il presidente Milosevic ad accettare la mediazione internazionale nella crisi del Kosovo. Ad accompagnarlo è l'inviato speciale del presidente Clinton per l'ex Jugoslavia Robert Gelbard. «La situazione nel Kosovo non è promettente, presenta elementi di estremo pericolo, con il rischio di estendersi oltre i confini internazionali» ha dichiarato Holbrooke al suo arrivo all'aeroporto di Belgrado. Ma il governo jugoslavo ha ribadito anche ieri il suo no deciso ad un coinvolgimento intemazionale nelle trattative con gli albanesi del Kosovo. In una lettera pubblicata dal quotidiano di Belgrado «Politika», mandata all'inviato dell'Osce Felipe Gonzàlez ed all'Unione europea, il ministro degli Esteri della federazione jugoslava Zivadin Jovanovic scrive: «E' inaccettabile per noi la partecipazione di qualsiasi straniero alla soluzione di un problema interno della Serbia». Non solo, ma Belgrado sembra meno pronta che mai a ritirare le sue truppe dal Kosovo, la regione jugoslava a maggioranza albanese dove dal febbraio scorso ci sono stati almeno 150 morti. Gli scontri tra le unità speciali della polizia e dell'esercito jugoslavo e i separatisti albanesi diventano ogni giorno più violenti. Ieri le forze jugoslave hanno bloccato la strada principale del Kosovo che collega la città di Pec al capoluogo Pristina, tagliando di fatto la regione in due. E' la prima volta che quest'arteria importante viene chiusa a causa degli scontri dopo il 28 febbraio scorso quando le forze serbe lanciarono una vasta offensiva. Secondo il centro informativo del Kosovo nelle ultime 24 ore sarebbero stati uccisi 6 albanesi. Fonti di Belgrado parlano invece di un solo albanese morto mentre sono rimasti feriti tre poliziotti serbi, di cui uno è grave. I tre sarebbero vittime di un agguato teso loro a Iglarevo, villaggio che si trova lungo la strada chiusa ieri. La polizia serba avrebbe arrestato tre fratelli albanesi coinvolti nella sparatoria, mentre accanto al cadavere dell'albanese ucciso sarebbero stati ritrovati una pistola e una sacca con 250 pallottole. Ma si tratta di dati impossibili da verificare perché la regione è bloccata. Alcuni giornalisti stranieri che hanno cercato di raggiungere lglarevo sono stati rimandati indietro dalla polizia serba. A conformare l'aggravarsi degli scontri nella parte meridionale del Kosovo è l'Ata, l'agenzia di stampa di Tirana. Secondo il bilancio dell'Afa sono stati uccisi quattro albanesi, mentre due autoblindo e un camion per il trasporto di truppe dell'esercito jugoslavo sono stati distrutti e quattro poliziotti serbi feriti. Sempre a detta dell'Ata negli attacchi contro gli albanesi le forze jugoslave adoperano l'artiglieria pesante e gli elicotteri. «Se sapete che questo regime non è stato processato per i crimini in Bosnia, allora sapete che questo regime punta alla pulizia etnica nel Kosovo». Con questo striscione in testa alla colonna 20 mila albanesi hanno protestato ieri nel centro di Pristina contro la repressione serba. Sventolando bandiere albanesi, inneggiando all'Esercito di liberazione del Kosovo, i manifestanti gridavano «pace, libertà, indipendenza». Dopo un'ora la folla si è dispersa senza incidenti. Molti cantavano una canzone le cui parole dicono: «Darò la vita per il Kosovo». Ingrid Badurina

Persone citate: Clinton, Holbrooke, Ingrid Badurina, Milosevic, Richard Holbrooke, Robert Gelbard