Salta il vertice della speranza

Salta il vertice della speranza Cancellata la data di lunedì, si cerca di spostare la trattativa a Birmingham durante il summit del G8 Salta il vertice della speranza Ma la Albright assedia ilpremier di Israele TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Malgrado il parere negativo di Israele e il conseguile annullamento del vertice fissato a Washington per domani, gli Stati Uniti non hanno abbandonato il progetto di un summit mediorientale in cui venga suggellato un accordo per un ritiro israeliano dal 13 per cento della Cisgiordania accompagnato dall'inizio dei negoziati sull'assetto definitivo nei Territori. Ieri, mentre il mediatore statunitense Dennis Ross proseguiva la spola infinita fra Gerusalemme e Ramallah (Cisgiordania), il segretario di Stato Madeleine Albright confermava da Londra di non aver gettato la spugna. «Non mi rassegno al "no" di Israele, continuo a sperare», ha detto Albright, ai margini della riunione dei ministri degli Esteri delle grandi potenze (G8). «Speriamo che i negoziati abbiano successo, sulla base delle proposte statunitensi», ha aggiunto il ministro degli Esteri britannico Robin Cook. Ieri il premier Benyamin Netanyahu ha telefonato al suo omologo britannico Tony Blair e gli ha spiegato ancora una volta le impelanti ragioni di sicurezza che gli impediscono di accogliere la richiesta statunitense di un ritiro «così profondo». Netanyahu ha anche chiesto a Blair di allentare la pressione esercitata su di lui dalla Albright. Ma quest'ultima - che ha già avuto un non facile assenso palestinese - non ha intenzione di consentire a Netanyahu di mobilitare contro di lei il Congresso e la lobby ebraica. Ieri si è così appreso che se il summit non potrà avere luogo lunedì a Washington (perché Israele sostiene che il tempo è insufficiente) allora esso si dovrà tenere - se¬ condo gli Stati Uniti - a Birmingham, dove fra il 15 e il 17 maggio si svolgerà la riunione dei capi di Stato e dei premier del G8. Negli stessi giorni Netanyahu contava di prendere parte a Washington a una riunione della della lobby ebraica: Albright preferisce «dirottarlo» in Gran Bretagna. Ieri Ross ha tentato dunque di tastare il terreno con una nuova proposta in base alla quale Israele accetterebbe un ritiro (graduale e condizionato) del 13 per cento, ma il due per cento sarebbe consegnato ai palestinesi in una data successiva. «Le divergenze persistono - ha confermato poi Ross -. Non sono profonde, ma ci sono. Sarà difficile superarle, ma noi conti¬ nuiamo il lavoro». In termini generali la Voce della Palestina, emittente ufficiale di Yasser Arafat, ha commentato che i palestinesi apprezzano molto gli sforzi diplomatici statunitensi ma sono esasperati dalle tattiche «rigide e dilatorie» di Netanyahu. La radio ha poi avvertito che «anche la pazienza palestinese ha un limi- te». Da parte sua Arafat ha confermato al quotidiano degli emirati «Al-Khaleej» l'esistenza di un piano europeo per rilanciare il processo di pace, che potrebbe sostituirsi a quello americano nel caso che Ross fallisse nella sua missione. «Per ora gli Stati Uniti hanno chiesto all'Europa di non interferire in alcun modo nei loro sforzi», ha aggiunto il presidente palestinese, ricordando peraltro ancora una volta che in assenza di accordi dal 4 maggio 1999 in poi si sentirà libero di dichiarare unilateralmente uno Stato palestinese indipendente. A quanto pare evocando il «piano europeo» Arafat si riferiva a una bozza di accordo messa a punto dal mediatore europeo Miguel Angel Moratinos, con l'aiuto di politologi israeliani e palestinesi. Oggi dunque Netanyahu convocherà i suoi ministri per esaminare le proposte ultimative che giungono da Washington e le possibili ripercussioni di un sonoro «no» israeliano a Bill Clinton. Aido Baquis Oggi il governo Netanyahu darà la risposta definitiva Il premier israeliano Netanyahu è riuscito nel suo intento di far rinviare il vertice con Arafat negli Stati Uniti