Anni 70, il giglio del primo colpo

Anni 70, il giglio del primo colpo RETROSCENA IL PASSATO Al RAGGI X Anni 70, il giglio del primo colpo Una «mondana» uccisa nella Genova della mala GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Già allora, Anni Settanta, il suo giro erano le prostitute, i biscazzieri, i ricettatori, quella «mala» di Genova che aveva il suo cuore nel porto e lì combatteva una guerra contro il clan dei marsigliesi. E allora Donato Bilancia si faceva chiamare Giorgio, per via di una sorprendente somiglianza con Giorgio Gaber, tanto che gli amici del bar dicevano alle donne «dèi, ti facciamo conoscere il cantante», per poi presentare alle ragazze in minigonna e capelli cotonati il magro ma fascinoso Donato, 23 anni, piccoli precedenti per reati contro il patrimonio - compreso il furto di un panettone, ma era minorenne - che se non gli davano certo la patente di duro, per lo meno gli regalavano il tesserino da gregario. Allora, 1974, Bilancia finisce in quella che si può definire una storia più grande di lui, dato il piccolo calibro del personaggio, non ancora serial killer ma di sicuro già attratto dai colpacci. E infatti c'è scritto «omicidio», sul fascicolo intestato a tale Chiusolo Angela detta «Lina», di professione «mondana» - come allora si definivano le prostitute - finita malamente in un bar di Genova, nella «centralissima galleria Mazzini». Un fascicolo che i carabinieri hanno faticato a trovare, nella polvere di oltre un ventennio, e che ora stanno esaminando per capire che cosa c'entrasse Donato Bilancia con quella storia vecchia sì, ma - guarda caso - con protagonista una prostituta uccisa da un colpo di pistola. Anzi, «da una pistolettata». Allora bisogna partire dal 20 dicembre 1974, lago di Como. Bilancia viene arrestato per detenzione abusiva di armi. Una foto d'archivio racconta di un ragazzo con capelli lunghi sul collo e basettoni, maglioncino bello stretto sul torace e sigaretta in mano, davvero un po' somigliante a Gaber e neppure tanto sorpreso di finire sotto il flash di un fotografo, assieme a due poliziotti questurini, li chiamavano allora - in borghese, cioè jeans di quelli che non facevano respirare né muovere e giubbottino del tipo «Barracuda» allora di gran moda non solo tra gli agenti. Ma Bilancia non viene arrestato da solo. Assieme a lui finiscono dentro due suoi amici, uno dei quali senza documenti ma decisamente francese alla parlata, e pure latitante, giacché lo stavano proprio cercando per aver ucciso a Genova Angela Chiusolo, la «mondana» morta praticamente in via XX Settembre. Colpevole, la ragazza, di aver rifiutato la protezione del «francese», alias Jean Lemoine, àlias «Francois il marsigliese». O forse - e non si è mai capito - era stato lui a innescare la faccenda, dato che «il giovane aveva tentato di inserirsi nel rapporto "particolare" esistente tra la Chiusolo e l'amica Elda Gagliari, che, a quanto pare, la costringeva alla prostituzione e la sfruttava». La notte tra il 10 e l'I 1 novembre Angela e l'amica Elda entrano in galleria Mazzini. Giocano alcune schedine al Totocalcio poco prima che la ricevitoria chiuda - 2 del mattino - poi si siedono ad un tavolino del bar Donelli e ordinano gin fizz. Entrano due uomini. Uno è «Francois», l'altro è tale Pisciotta Francesco. La Gagliari, «gelosissima dell'amica», si innervosisce. Tre sere prima in un bar di via Gramsci non aveva gradito che il francese «ruttasse in faccia alle due amiche, in segno di spregio». La tensione è alta. I due uomini ordinano birra e whisky, fanno «grossolane allusioni», e scoppia la rissa, «esplode il dramma». «Francois, estratta una pistola a tamburo, spara cinque o sei colpi». Seconda versione dei fatti: «Estrae la rivoltella e spara una raffica». La Chiusolo cade a terra, «un proiettile le ha spappolato la nuca». L'amica è ferita ad una spalla, il francese si è fatto male a un dito, ma «si fa largo con la pistola, rag¬ giunge la vicina via Roma, sale su una "Giuba" color amaranto, fugge». E Bilancia? Quando l'arrestano assieme al francese non parla, «nell'assurdo rispetto di una regola del mondo della malavita». Le indagini «sono condotte dal capo della Mobile, dottor Nicolello». Altri anni, ma più o meno stesse storie e stesse facce, compresa quella di Bilancia. A Genova sparavano alla «Lina», a Torino uccidevano una bella disinvolta ragazza che frequentava i dancing e i night club e si chiamava Martine Beauregard. Il caso fu affidato al commissario Montesano, un mito per chi in quegli anni leggeva la cronaca nera. Presero un certo Charlie Champagne (vero nome, Carlo Campagna). Qualcuno portò sulla tomba della ragazza un mazzo di rose, e un biglietto con su scritto «perdonami». L'assassino è tornato sulla tomba della sua vittima, scrissero i giornali. Poi si scoprì che era stato un cronista, a portare i fiori e a chiedere perdono di non sapere più cosa inventarsi da scrivere. Brunella Giovara Allora l'arrestato si faceva chiamare Giorgio per la somiglianza con Gaber. La donna fu uccisa con una pistolettata perché rifiutò la protezione

Luoghi citati: Como, Genova, Torino