«La strage? Che sfortuna» di Giuseppe Zaccaria

«La strage? Che sfortuna» «La strage? Che sfortuna» // cordoglio si ferma all'invocazione del destino OPPIDO MAMERTINA DAL NOSTRO INVIATO Peccato per la loro madre, Francesca, 31 anni, che in ospedale continua a lanciare urla e prendere sedativi, per nonna Annunziata, in rianimazione, per nonno Giuseppe, morto mentre cercava di guidare fino all'ospedale un'auto tramutata in carro funebre. E peccato, dannatamente peccato per Basilio Ansalone, il padre dei bimbi, un trasportatore di 35 anni che adesso è rimasto l'unico uomo della famiglia e con lo sguardo del lupo gira come un folle da un ospedale all'altro, per sapere cosa resterà del suo mondo. Non si ode un commento diverso sotto i pini loricati di piazza Albano. Ecco, questa sì che potrebbe essere europea tanto linda, silenziosa, poco frequentata appare. Che peccato, si sente mormorare, povera gente. Anzi, «che sfortuna». Perfino Francesca, la migliore amica della bimba uccisa, dice così. Tutto ad Oppido sembra racchiuso nell'arco di cento metri. E' luogo storicamente rinchiuso, questo, due secoli prima di Cristo, era l'accampamento fortificato dei Mamertini, mercenari pronti ad allearsi e combattere alternativamente con siracusani, cartaginesi, romani. Da allora la sindrome dell'arroccamento non dev'essere cambiata, almeno nel profondo. Lì all'angolo un cartello dice «macelleria f.Ui Polimeni», le serrande sono abbassate, coperte da cartelli che dicono «bene sotto sequestro». Dall'altro lato c'è il municipio, una costruzione anche gradevole se non fosse per quei merli che la sovrastano. Vorrebbe riprendere il simbolo di Oppido (una torre merlata, appunto) ma riesce a trasmettere solo un senso di lontananza. Poco più a sinistra, a cento metri, c'è la scuola dove Mariangela Ansalone si trovava anche l'altra sera, un'ora prima d'incappare nell'agguato. Terza elementare, sezione A, primo banco a destra. Ci sono dei fiori bianchi sui tavoli ma anche una sedia rovesciata, che tende le zampe proprio dove la ragazzina sedeva. «E' stato un gesto automatico, non so bene... qui usiamo segnalare così le bambine assenti». La spiegazione della maestra è troppo desolata per non essere autentica. C'è ancora il foglietto che la bimba uccisa aveva consegnato per la prossima festa della mamma. Dice: «Stringimi forte al cuore, io sarò il tuo cielo azzurro e tu sarai la mia stella». Piangono tutti, qua dentro: Francesca, l'amica del cuore di Mariangela, ha scritto uno dei pensierini più commossi ma dice anche lei «che sfortuna, povera amica mia...». La casualità, il destino, il fato. Anche Rosa Zerbi, l'insegnante più anziana, addolorata come una madre ricostruisce le cose come se tutto fosse dipeso da un supremo disegno cui sarebbe stato impossibile sfuggire. «Povera piccola, ieri sera era qua con la madre, fino alle sette di sera, per l'incontro fra insegnanti e genitori. Era una bimba dolcissima, molto brava, molto sveglia... E pensi che poco dopo, uscendo da scuola, mi sono recata in chiesa ed ho incontrato la nonna. Anche lei, poverina, che tragedia, che sventura...». E' così che si reagisce da queste parti, questo forse è l'unico comune denominatore fra i calabresi che ci stanno intorno, gentili, solleciti, miti e i calabresi che hanno sparato raffiche di mitra e pallettoni solo perché dinanzi alla macelleria passava un'auto simile a quella dei «boss» rivali. I «boss», poi... Qui parliamo di una faida che vede contrapposte nientemeno che le cosche dei Polimeni, dei Bonarrigo, dei Gugliotta a quelle degli Zumbo e dei Ferrara. Faida misteriosissima, poiché ufficialmente risulta nata nell'86 (ma in paese dicono '82), ed avrebbe prodotto 24 morti (ma ad Oppido calcolano settanta). Zumbo, non Mammoliti: ed una bimba muore, e suo fratello è ridotto a un vegetale, e sua nonna, suo nonno, sua madre... Ci sono dei manifesti a lutto, su sui si vede campeggiare la parola «PADRE». Ti accosti e leggi che l'amministrazione di non so più cosa esprime condoglianze ad un suo componente per la perdita dell'amatissimo «PADRE». Non uno che abbia ancora provveduto a inondare il paese di cartelli a lutto in cui sia scritto FIGLIA, oppure PICCOLA, o magari BAMBINA. Arriveranno, certo, il consiglio comunale si è riunito in seduta straordinaria. All'ordine del giorno c'era l'idea di dimissioni della giunta, poi rientrata. Cordoglio, dichiarazioni, appelli ma non una parola sul fatto che a pochi chilometri da qui si consumò un'altra tragedia, quella di Nicholas Green, il bimbo americano ucciso sull'autostrada. Tentarono di curarlo nell'ospedale di Polistena, quello dove adesso è ricoverata la madre di Mariangela. «Qui, l'altra notte, ad un certo punto non sapevamo più cosa fare». Nel microscopico ospedale di Oppido il dottor Antonino Di Cento racconta cos'è accaduto l'altra notte, quando all'improvviso l'astanteria è stata invasa da morti e feriti. «Abbiamo solo una sala operatoria, potevamo intervenire solo su uno per volta. Abbiamo chiesto alla madre se preferisse entrare per prima e lei ha detto "No, prima mio figlio..."». Che tragedia, che sfortuna. Il sindaco di Oppido, Bruno Barillaro cerca perfino di trovar spunto per difendere se stesso e la sua amministrazione. «Forse adesso carabinieri, polizia e guardia di finanza invece di incrociarsi nei nostri uffici per verificare i nostri atti si metteranno a cercare i veri criminali». Che sensibilità. Ed il parroco, don Giuseppe, che al cordoglio del vescovo sente il bisogno di aggiungere una rivelazione? Uno dei due giovani rimasti uccisi nella macelleria, quelli davvero coinvolti nella faida, si chiamava Giovanni Polimeni ed aveva ?,2 anni. «Aveva deciso di farsi battezzare - rivela il sacerdote - da piccolo non l'aveva fatto perché sua madre è una testimone di Geova». Ecco un altro modo di guardare alle cose: una strage come conversione impedita. Coraggio Oppido, e Taurianova, e Polistena, e Laureana, e Cinquefrondi, luoghi di questa terra che continuate a macchiarvi d'infamia: andiamo in Europa. Quell'Europa in cui si uccidono i bambini. Giuseppe Zaccaria La poesia di Mariangela per la festa della mamma «Sarò il tuo cielo»

Luoghi citati: Cinquefrondi, Europa, Oppido Mamertina, Polistena, Taurianova