«Lo Stato si è dimenticato di Sarno»

«Lo Stato si è dimenticato di Sarno» Il mancato ritrovamento di altri superstiti accresce la disperazione. e molti cercano con le mani nel fango «Lo Stato si è dimenticato di Sarno» La rabbia della gente: mandateci le pale per scavare {ARNO DAL NOSTRO INVIATO 1 Cacciano indietro le lacrime e tirano fuori la rabbia gli abitanti di Sarno. Il miracolo del giovane estratto vivo due giorni fa li tormenta per un'intera notte poi li conduce a decine sul piazzale del mercato ortofrutticolo. Tappa successiva il Com, il centro di coordinamento dei soccorsi, dove si dirigono decisi a far valere i propri diritti. «Venga il Presidente della Repubblica a vedere in quali condizioni è ridotto il rione Episcopio e i ritardi con cui si lavora in quella zona», gridano. Oppure: «Lo Stato è lento e mancano anche le pale da dare ai volontari che vogliono aiutare a rimuovere il fango». Leggermente staccato dal gruppo dei manifestanti vi è un altro capannello di persone. Meno appariscente, ma altrettanto deciso. Prende da parte il sottosegretario al Mezzogiorno, Isaia Sales, da quattro giorni presenza fissa a Sarno, spiegandogli qual è il loro problema. Un intero rione giace dimenticato ai piedi della montagna di Sarno. Un'intera valle è coperta di fango e nessuno è in grado di dire quanti morti nasconde. La parte alta era il luogo preferito dalle coppiette di Sarno per le proprie serate, ed era sera quando è venuta giù la prima frana. Una famiglia sta scavando da mercoledì scorso nella valle. Da sola. Le mani nel fango. Nella speranza di poter trovare il cadavere del proprio congiunto. Il sottosegretario prende nota del nome del luogo e dà disposizioni di mandare immediatamente ima scavatrice. Sono le dieci e mezza del mattino. Due ore più tardi la scavatrice giunge nella valle dei dimenticati. Un minuto dopo è già evidente la sua pochezza., CbUpffiP^iP, chilometri di fango. Un immenso deserto di melma riarsa. E' quanto rimane di una delle zone più fertili di Sarno'.'éttàri cèttari di alberi da frutto, noccioli, albicocchi, ulivi, di tanto in tanto interrotti da case. Ai due lati di quest'immensa distesa vi sono ancora degli alberi, ma buona parte1 del tronco giace sotto il fango e i rami sono a portata di mano anche dei bambini. Vi sono anche delle case, o, meglio, delle mura in piedi per miracolo. Dentro una di queste mura viveva fino a martedì Ferdinando Giordano, 42 anni, insieme con l'intera famiglia: tre fratelli, una sorella, la madre, i figli, i nipoti, per un totale di 19 persone. E' lui che il fratello Santolo sta cercando da tre giorni, scavando da solo, la pala in mano, i cani di casa al fianco, nell'immensa distesa di fango. Ieri era convinto anche di aver sentito tre colpi risuonare da un punto a una cinquantina di metri più a valle. Si è gettato lì con le pale, con le mani. Del metro e mezzo circa di fango presente in quel punto è riuscito a portare via appena un mezzo metrò, ma del fratello non vi era traccia. Quando finalmente arriva la prima scavatrice sul posto vi sono anche le unità cinofile. La ricerca riprende con qualche speranza in più. Ad un certo punto un cane si ferma e inizia a scavare con la zampa. I volontari si entusiasmano. Quel cane si chiama Vera, è un pastore tedesco di 11 anni, ha alle spalle una lunga lista di ritrovamenti nell'alluvione del Piemonte. I volontari iniziano a scavare, Vera continua a agitarsi. Si scava fino a arrivare a un qualcosa di solido. «E' il coperchio di ima cisterna d'acqua», dice un ragazzino del posto. Le pale non bastano più, ci vuole qualcosa di più potente. Ma è l'una e mezzo, l'autista della scavatrice sta mangiando. Si attende una mezz'oretta prima che l'autista ritorni. La scavatrice avanza, aggredisce il fango. La terra si frantuma in miriadi di resti di oggetti, poi appare qualcosa di giallo. «E' la cerata di Ferdinando - urla il fratello - l'aveva indossata quella sera». Si continua a scavare. Dal fango emerge il motore di un trattore, poi arbusti, sbarre di ferro. Di Ferdinando Giordano nessuna traccia. Dopo un altro po' di colpi di scavatrice appare un'altra macchia gialla: i pantaloni della cerata. E' un altro lembo di speranza. Ora attorno alla cisterna c'è anche il figlio, Luigi, 18 anni, lo sguardo da giovane duro immalinconito dal dolore. Trascorrono altri minuti, altri colpi di scavatrice, poi i volontari scuotono la testa. Ormai si è giunti al fondo della cisterna. Tutto quello che poteva essere recuperato è stato recuperato. Luigi si guarda intorno, osser¬ va gli ettari e ettari di fango. Il padre potrebbe essere dovunque. La madre ha già avvertito i familiari: non vuole vedere il cadavere del marito, non resisterebbe allo spettacolo. Luigi invece ha scelto di farsi coraggio, ma quella distesa di fango sembra fatta apposta per non lasciare speranze. Luigi si allontana e - come ultima beffa - risuona nell'aria la gioia per il ritrovamento pochi metri più in giù di un cane ancora vivo, un pastore maremmano di nome Sheila, recuperato dai vigili e, fra loro, anche da Mario Trematore, l'uomo del salvataggio della Sindone dal rogo nella cattedrale di Torino. Sempre più tri¬ ste, Luigi abbandona Sant'Eramo e quel che resta della sua casa e del suo passato. Le operazioni per il recupero procedono ancora qualche ora poi si interrompono. A Sant'Eramo non vi è l'illuminazione notturna come a Episcopio. La notte suggella la fine dei lavori. Sant'Eramo, la valle dei dimenticati, si svuota. Nel paesaggio spettrale di fango ormai solido resta un ultimo ricordo di vita: la macchia bianca di un vestito da prima comunione ritrovato dai volontari e appeso a un albero di nocciolo. La brezza della sera lo scuote piano. Flavia Amabile Fra i soccorritori c'è anche l'uomo che portò la Sindone mori dal rogo del Duomo di Torino Con altri vigili del fuoco ha salvato un cane dal fango A sinistra: militari cercano con le sonde tra le macerie e il fango A destra: un bambino libera il cortile dal fango a Quindici. Sotto: Roberto Robustelli, 22 anni, salvato dopo 72 ore trascorse prigioniero della mota

Persone citate: Eramo, Ferdinando Giordano, Flavia Amabile, Isaia Sales, Mario Trematore, Roberto Robustelli

Luoghi citati: Piemonte, Sant'eramo, Sarno, Torino