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LA. PARTITA A SCACCHI DI NETANYAHU SFIDA CON CLINTON LA. PARTITA A SCACCHI DI NETANYAHU NETANYAHU non sarà a Washington, domani, per parlar di pace con Arafat. La politica è fatta anche, se non soprattutto, di atti formali sicché l'apparenza conta. In artiglieria si punta il campanile per colpire la vallata; ecco l'apparenza, il «falso scopo». Clinton spara addosso a Netanyahu per colpire il Congresso che non vuole «secretare» i suoi presunti pasticcetti con qualche ragazza arrampicatrice. La stragrande maggioranza dei congressmen appoggia «Bibi». E' nella civile tradizione degli Stati Uniti d'America che il presidente possa (e qualche volta debba) opporsi al Congresso. Nell'interesse degli Stati Uniti, nell'interesse generale. Nel caso in questione: la pace in Medio Oriente, i due interessi si fondono. Da qui, giustappunto, le pressioni degli Stati Uniti su Netanyahu. Epperò codeste pressioni sono più apparenti che effettive. Il poliziotto buono - il poliziotto cattivo: abbiamo imparato a conoscerli grazie ai libri gialli e ai film americani. Ma nella realtà esistono. Poliziotto buono: Londra, 5 di maggio del 1998, mattino. Una esausta Signora Albright telefona ad Arafat scusandosi: è in pezzi, niente incontro, dunque. Ma la disfatta Signora Madeleine poche ore dopo va all'appuntamento con Netanyahu. Del quale, la sera, durante una turbolenta conferenza stampa, dirà tutto il bene possibile, nonostante «Bibi» non le abbia detto né sì né no. «Il primo ministro israeliano ha formulato "idee nuove". Il primo ministro israeliano ha tenuto un linguaggio "incoraggiante". Il primo ministro israeliano "è pronto ad aiutarci e di questo io gli sono personalmente assai grata"». Ipse dixit ai giornalisti la Signora Albright, segretario di Stato: il poliziotto buono, appunto. Invece Clinton ammonisce secco che «certe occasioni non si ripetono Igor Man CONTINUA A PAG. B SETTIMA COLONNA