Al G7 tregua armata tra Usa e Europa

Al G7 tregua armata tra Usa e Europa I Grandi preoccupati per la crisi asiatica. Pronto un rapporto per stabilizzare i mercati Al G7 tregua armata tra Usa e Europa Rubin: l'Euro non fa paura, il dollaro resterà centrale LONDRA DAL NOSTRO INVIATO «Un'era di straordinarie promesse» si apre per l'Europa: quasi con meraviglia, e forse nascondendo il dispetto, gli americani constatano che il varo della moneta unica è riuscito. Ha parlato così ieri il se-gretario al Tesoro Usa Robert Rubin, prima di entrare nella riunione londinese con i colleghi del G-7 (i russi erano come di consueto assenti dalla discussione dei grandi temi economici): e si vede che la retorica sull'Euro non è quindi solo un fenomeno limitato ai Paesi mediterranei come la Spagna o l'Italia, ancora un po' sorpresi di avercela fatta ad entrare. La scommessa è davvero grossa, e lo spiacevole litigio franco-tedesco di sabato scorso non ne muta granché i termini: «Comincia una nuova fase nell'integrazione dell'Europa». Rubin vuole soprattutto allontanare il sospetto che gli Stati Uniti ne desiderino il fallimento. «Alcuni temono gli effetti di un successo dell'Euro sul ruolo internazionale del dollaro»; il governo di Washington, come aveva anticipato BÙI Clinton a Prodi, «non condivide queste preoccupazioni». Il ruolo internazionale del dollaro «nasce dalle dimensioni e dalla forza dell'economia statunitense, dallo spessore e dalla liquidità dei mercati finanziari degli Stati Uniti, da una politica economica sana». Nulla di tutto questo, sostiene il segretario al Tesoro, cambierà con l'affermazione dell'Euro. Più passano i giorni più anche gli eurocatastrofisti (numerosissimi in Gran Bretagna) si convincono che per il momento la moneta unica sta marciando bene. Certo, gli americani sono pronti anche a indicare i possibili effetti negativi: «Nella nostra opinione - dice Rubin - l'integrazione monetaria non dovrebbe ritardare l'ingresso nell'Unione europea dei Paesi in transizione dell'Europa centro-orientale». Anzi, «l'allargamento dell'Unione europea è un corollario dell'allargamento della Nato». In questo clima di speranze, si sfuma anche il rituale fervorino americano all'Europa continentale troppo rigida, lenta nel cogliere le opportunità e nel creare lavoro. Anzi, almeno a parole c'è una sintonia. Tutti ritengono che, fatto l'Euro, bisogna pensare all'occupazione. Il commissario europeo agli affari monetari, Yves-Thibault de Silguy, è convinto che la moneta unica sarà un potentissimo «catalizzatore», capace di spingere i Paesi del continente alle necessarie riforme strutturali. Ma già allo stato delle cose, sommando i piani nazionali, con una cifra che in Italia potrebbe suonare nuova, de Silguy vede nel triennio 3,7 milioni di posti di lavoro aggiuntivi nell'Unione europea. Nello stesso modo, Rubin ritiene ora che la moneta unica europea possa «dare una potente spinta ai Paesi membri verso riforme strutturali». La maggiore concorrenza spingerà a una maggiore flessibilità. Ma se, in aggiunta, si volesse cercare lo spazio per un massiccio programma collettivo di investimenti in infrastrutture? Secondo alcuni economisti (in Italia ci ha riflettuto Nino Andreatta) si potrebbe usare una parte delle riserve delle Banche centi-ali. E' come se, unificando gli Stati, non servissero più gli eserciti numerosi di un tempo, calibrati sulle guerre dell'uno contro l'altro. Ma qui la decisione, spiega il commissario di Bruxelles, spetterà al consiglio della Banca centrale europea. Da dietro le porte della riunione dei ministri del Tesoro del G-7, la prima dopo la decisione sull'Euro, filtra la notizia che, in realtà, all'Euro si è dedicato pochissimo tempo, all'interno di un ordine del giorno fitto e variegato. Ma è proprio questa la novità, si spiega. In occasioni precedenti, gli americani avevano tradito la loro preoccupazione con domande insistenti sul come, sul quando, sui possibili esiti. Molto più tempo si è dedicato all'Asia e alla riforma del Fondo monetario e della Banca mondiale. Ancora una volta nel consesso i giapponesi sono stati messi sotto accusa: ora che il «pacchetto di rilancio» è stato definito (ma è il diciassettesimo della serie, nel film al rallentatore della crisi giapponese che si trascina dall'inizio del decennio) occorre, nelle parole di Rubin, «attuarlo presto e con la massima efficacia», mentre vanno aperti i mercati e liberalizzate le strutture dell'economia». In tal senso i Sette hanno varato ieri sera un rapporto per stabilizzare i mercati finanziari. Stefano Lepri TRE COLOSSI A CONFRONTO LE ECONOMIE EUROPEA, AMERICANA E GIAPPONESE POPOLAZIONE Plt PIL PRO CAPITE CAPITALIZZAZIONE INFLAZIONE DISOCCUPAZIONE (milioni {miliardi COME % DEL Pll DEI MERCATO MEDIA ANNUA MEDIA ULTIMI di abitanti) di dollari) PRO CAPITE USA AZIONARIO 1992-97 5 ANNI AL31 MARZO 1998 (miliardi di dollari) SPESA ESPORTAZIONI PUBBLICA IN% IN % SUL PIL SUL P1L (1596) 291 6200 70,1% 2690 3,2% 11,7% 50,7% 12,3% STATI UNI!) 270 8100 100% 9099 2,4% 6,1% 33,1% 8,2% SUPPONE 126 4200 81,4% 1858 0,9% 2,9% 34,6% 8,9%,

Persone citate: Clinton, Europa Rubin, Nino Andreatta, Prodi, Robert Rubin, Stefano Lepri, Thibault