Microfoni e falsi arcivescovi Così l'Est sorvegliava il Papa di Francesco Grignetti

Microfoni e falsi arcivescovi Così l'Est sorvegliava il Papa «007» MISSIONE OLTRETEVERE Microfoni e falsi arcivescovi Così l'Est sorvegliava il Papa U ROMA NA «rivelazione» di grido era quasi attesa, nel giallo del Vaticano. Puntualmente veniamo informati dal Berliner Kurier, giornale popolare di Berlino, ma attendibile, che il colonnello Alois Estermann era una spia della Stasi, i defunti servizi segreti della Germania Est. C'è da fare un salto sulla sedia. Estermann, l'angelo custode del Papa, un traditore dal nome in codice «Werder»? Proprio lui, la guardia del corpo che cercò di fare scudo a Giovanni Paolo II contro la pistola di Ah Agca, ha rimpinzato a pagamento i dossier delle centrali spionistiche dell'Est tra il 1980 e il 1988? Il giornale berlinese ne è arcisicuro. La Santa Sede non solo nega, ma è indignata. «L'ipotesi qui non viene nemmeno presa in considerazione. Purtroppo non è la prima volta che si scrivono incongruenze su un uomo onesto», dice il portavoce Navarro Valls. Eppure che le spie dell'Est avessero una «spasmodica attenzione» verso il Vaticano non è un mistero. Rivelazioni in questo senso se ne registrano a cadenza regolare. Ovvio. Il Papa polacco era uno dei loro obiettivi più temuti e importanti. Ma davvero la Ddr comunista era riuscita nell'impresa? A Berlino esiste un ufficio che ha ereditato tutti gli incartamenti della Stasi. Migliaia di dossier in mano ai servizi segreti della Germania unificata. E cosa risponde il portavoce? «E' vero che c'era una spia della Stasi in Vaticano con il nome in codice «Werder». Però la pratica su di lui, aperta nel 1979, non si trova. E' andata distrutta dopo la Caduta del Muro. Vi è solo un rimando ad essa negli archivi. Al momento non possiamo confermare né smentire». Una posizione che alimenta altri misteri. Anche perché è incredibile che dal megarchivio della Stasi, dove sono documentati i misfatti di ben cinquecentomila informatori, sia venuta a mancare proprio la documentazione su «Werder». Un segnale inequivocabile che la spia era di prima grandezza. I giornalisti di Berliner Kurier sostengono comunque non solo di aver identificato una decina di rapporti con lo zampino della spia «Werder», ma di aver addirittura individuato gli agenti di collegamento tra il Vaticano e Berlino. II mistero resta, insomma. E ci si deve addentrare in un mondo, quello delle spie all'epoca della guerra fredda, che subito diventa scivoloso e romanzesco. E che però è stato tanto affascinante quanto vero. Commenta l'ex direttore del Sismi, l'ammiragho Fulvio Martini: «Non mi meraviglierei se un uomo dalla diabolica abilità come Markus Wolf avesse infiltrato in Vaticano una delle persone più vicine al Papa». Wolf era il capo della Stasi. Riuscì a carpire i segreti più incredibili dell'Occidente. Il colpo da maestro fu mettere un suo agente alle costole del cancelliere Brandt. L'incredibile è che Brandt si fidava ciecamente solo di Wolf. Ora, che il super-spione Wolf avesse nel mirino il Vaticano l'ha detto lui stesso: «L'Italia non ci interessava, il Vaticano sì». Lo crede fermamente anche il giudice Rosario Priore, che è incappato più volte nella Stasi e nei servizi segreti dell'Est indagando sull'attentato al Papa del 1981. Un paio di anni fa, Priore fece interrogare alcuni ex funzionari della Stasi perché s'era convinto che avevano depistato le indagini dopo l'attentato di Ah Agca. Priore aveva scoperto, leggendo le carte che gli avevano in¬ viato da Berlino, che poche ore dopo i colpi di piazza San Pietro - e dove, guarda caso, Estermann aveva avuto anche lui un certo ruolo a protezione del Pontefice - i servizi segreti bulgari chiesero aiuto ai colleghi tedesco-orientali. Ma.c'è una intera letteratura sulle spie comuniste in Vaticano. A cominciare dalla microspia dei cecoslovacchi nello studio del cardinal Casaroli, di cui il Sismi trovò le tracce nei '90 e che oggi il Vaticano butta in barzelletta. Ma sentite cosa hanno detto nel corso degli ultimi anni alcuni esponenti di Santa Madre Chiesa. Il cardinale Achille Silvestrini nel maggio 1993: «Un infiltrato conosciuto è anche un infiltrato un po' tollerato. Il problema sono quelli di cui non abbiamo mai saputo nulla». Il segretario del Pontificio Istituto Orientale, padre Jakov Kulic: «La Santa Sede sta indagando su un vescovo greco-cattolico sospetto». Il cardinale Silvio Oddi: «L'arcivescovo di Stalingrado, Nicodemo, era una spia e morì tra le braccia di Papa Luciani. Era più comunista di Stalin». Commenta Priore: «L'ipotesi mi appare estremamente inquietante. L'impressione è che vi siano già riscontri positivi nelle risposte degli archivi. La vicenda potrebbe confermare lo spasmodico interesse dell'Est comunista per la persona del Papa polacco e per tutte le iniziative di Ostpolitik vaticana». Si annunciano rogatorie. Francesco Grignetti Negli Anni Ottanta i cecoslovacchi nascosero una cimice nell'ufficio del cardinale Casaroli

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