Guerriglia per il vescovo di Fabio Galvano
Guerriglia per il vescovo La folla si è impadronita della bara e ha inscenato una manifestazione per la difesa dei diritti civili Guerriglia per il vescovo Pakistan, la polizia spara sui fedeli LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Si sono trasfonnati in una colossale manifestazione di protesta, cui la polizia ha reagito sparando e ferendo alcune persone, i preparativi per i funerali di John Joseph, il vescovo pakistano suicida in un corridoio del tribunale di Sahiwal in protesta per la condanna a morte di un cattolico accusato di blasfemia per avere difeso Salman Rushdie in una discussione con un vicino di casa. Oltre 10 mila persone hanno dimostrato attorno alla cattedrale di Faisalabad, dove i funerali del prelato sono in programma domenica. Portando a spalle la bara del vescovo, che nel clima infuocato di un'altra manifestazione era stato prelevato poco prima dalla sua città natale di Khush Pur, la folla gridava slogan contro il governo: ((Abbasso Zia, abbasso Sharif, revocate la legge», cantava in coro riferendosi al generale Zia ul-Haq che l'aveva introdotta e all'attuale Presidente, sordo finora alle invocazioni internazionali contro la legge che punisce la blasfemia - o presunta tale - con la morte. Il capo della polizia cittadina, Mian Asif, ha precisato che i suoi agenti avevano avuto l'ordine preciso di sparare soltanto in aria, ma che due di essi erano stati presi a sassate dai più scalmanati e avevano «reagito sparando, contro gli ordini, direttamente sulla folla». Ma il deputato cristiano Johnson Michael, che era in testa al corteo, ha accusato la polizia di provocazione: «Ha cominciato a scagliare sassi. Noi cercavamo di calmare i fedeli ma le autorità li provocavano». La cattedrale era circondata dalle forze dell'ordine e la strada di accesso era ricoperta di pietre e vetri rotti. Poche ore prima almeno 4 mila persone si erano raccolte attorno alla chiesa di Kush Pur e, superando la tenue resistenza della polizia che ben presto aveva rinunciato all'uso dei lacrimogeni, si erano impossessate della bara del vescovo per portarla in un corteo d'auto a Faisalabad, di- stante una quarantina di chilometri, in un clima di rabbia e di dolore. Molti esprimevano la loro indignazione per il fatto che il corpo di monsignor Joseph fosse stato rimosso dal tribunale di Sahiwal, dove il religioso - noto esponente nella lotta per i diritti civili - si era ucciso. Il vescovo, affermavano, aveva addosso un biglietto in cui chiedeva che il suo corpo non fosse portato via fino a quando la legge contro la blasfemia non fosse abrogata. «Se per fare abrogare la legge dovremo sacrificare le nostre vite io sarò il primo», ha detto ieri padre Yakoob, il religioso che aveva accompagnato il vescovo nel tribunale di Sahiwal. Il mimstro per gli affari religiosi e delle minoranze, Raja Zafarul Haq, ha espresso ieri, a nome del governo, «dolore» per il suicidio del vescovo; ma ha aggiunto che la legge non è rivolta contro alcuna delle religioni praticate in Pakistan. Ma anche da Washington, ieri, è venuto un appello al primo ministro Sharif, affinché accolga la richiesta delle minoranze religiose del Pakistan ed elimini una legge sovente usata a sproposito, in chiave repressiva. L'uomo per cui il vescovo Joseph si è sacrificato si chiama Ayub Massih: il 27 aprile era stato condannato per blasfemia, ma in realtà le accuse - secondo chi lo difende - erano state montate per costringere 15 famiglie cristiane ad abbandonare una causa per un terreno agricolo. «Mio figlio è innocente», ha detto ieri Bashiran Bibi, la madre di Massih, affermando che la manovra mirava a cacciare dal villaggio le famiglie cristiane, che di fatto se ne sono andate per evitare peggiore violenza. ((Adesso - ha detto la donna - siamo costantemente in fuga e temiamo per la nostra incolumità. Non possiamo stabilirci in nessun posto, perché rischiamo di essere uccisi. Il vescovo ha sacrificato la sua vita per mio figlio e semplicemente non so che cosa possiamo fare a questo punto. Desideriamo soltanto che sia fatta giustizia». Ma il suo appello cade nel vuoto. Fabio Galvano Terrore e feriti intorno alla chiesa di Faisalabad Il governo Usa chiede al premier Sharif di abrogare la legge contro le minoranze religiose La folla di manifestanti a Faisalabad porta la bara del vescovo Nella foto piccola John Joseph
Persone citate: Ayub, Bashiran Bibi, John Joseph, Johnson Michael, Mian Asif, Raja Zafarul Haq, Salman Rushdie
Luoghi citati: Londra, Pakistan, Washington
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