Prodi: l'America scommette sull'Italia di Fabio Martini
Prodi: l'America scommette sull'Italia Il premier al ritorno dagli Usa: fino ad oggi non avevano mai potuto contare su di noi Prodi: l'America scommette sull'Italia Nei colloqui anche il caso-Baraldini CHICAGO DAL NOSTRO INVIATO E' appena calata la notte sulla «città del vento» e su un divano dell'hotel Drake, costruito ai tempi di Al Capone, Beniamino Andreatta assapora il successo della missione italiana: «Sì, è andata davvero bene per tanti motivi. E molto importante è stato il fattore personale, il fattore-Prodi». Nei quattro giorni della missione americana Romano Prodi ha probabilmente raggiunto il punto più alto della sua parabola politica. Tre giorni dopo il successo dell'Euro, l'accoglienza degli americani è stata avvolgente, nulla del genere si era mai visto per i nostri capi di governo: Bill Clinton ha gonfiato Prodi di elogi personali, New York Times e Washington Post lo hanno trattato come uno statista, le tv americane lo hanno mandato in «prime-time», gli incontri pubblici, ma anche quelli privati (la cena con il presidente delia Federai Reserve Greenspan) sono stati tutti al massimo livello, per non parlare della festa alla Casa Bianca con Bill, Hillary, Romano, Flavia, Sophia Loren in rosso regale, le arie d'opera, una festa raccontata con compiacimento dal Washington Post. Ma l'entusiasmo americano non è disinteressato, nasconde un investimento, una scommessa, del tutto nuova sulla «nuova» Italia: «Noi - racconta Prodi - viviamo nella regione più fragile e sensibile del mondo e fino ad oggi gli americani non avevano mai potuto contare sull'Italia. La loro domanda è questa: l'Italia può essere un alleato anche scomodo, ma che si assume le sue responsabilità in quello scacchiere? In questi mesi abbiamo dato questo messaggio». Per un Paese come gli Stati Uniti che ancora patisce il fallimento della guerra in Vietnam, anche una piccola missione, ma ben conclusa come quella in Albania, ha sortito un effetto sulle élites statunitensi. E l'Italia delle «marachelle»? L'Italia di Sigonella, della politica filo-araba di Andreotti e Craxi, così patita nel passato? Altra novità: nel nuovo as¬ setto multipolare, agli Stati Uniti può tornare utile anche un'Italia autonoma, purché in sintonia con gli obiettivi strategici dell'alleato americano: «Nei primi giorni della crisi irachena - racconta Prodi mi sono assunto una forte responsabilità: far presente agli americani che la pensavo in modo differente, che non era possibile attaccare senza un previo tentativo con l'Onu perché sarebbe stato un disastro nella nostra area». E allora, ecco la scommessa americana, anche per come la raccontano i diplomatici: in un'Europa nella quale i rapporti con la Francia restano alterni, l'Inghilterra è amica, ma fuori dall'Euro, a Washington si punta sulla «nuova» Italia, sulla sua capacità di assumersi responsabilità, magari togliendo qualche castagna dal fuoco agli stessi americani, quasi condannati nel ruolo di gendarmi del mondo: «L'America - spiega ancora il presidente del Consiglio - cercava un alleato serio e propositivo, con gli interrogativi che si fanno quando si fa una mossa di questo genere: manterrete quello che dite? Quanto siete diventati credibili? Essere un alleato serio significa dire le cose prima di farle e poi fare le cose che si dicono». E così, 49 anni dopo la storica missione di Alcide De Gasperi, anche lo sbarco di Romano Prodi può finire per caricarsi di un effetto simbolico: allora, l'Italia in ginocchio chiedeva aiuto in cambio dell'allontanamento delle sinistre dal governo; oggi le sinistre guidano il Paese e l'Italia si presenta all'alleato americano con qualche carta in più, quasi da pari a pari. E' con questo spirito che Prodi ha parlato del caso Bai-aldini con Clinton «a lungo e con profondità». Spiega Prodi: «Clinton ne ha parlato con partecipazione, ma io credo che, per risolvere la questione e vista la compattezza del sistema giudiziario americano, non si debba alzare il tono...». Come dire: da queste parti la separazione dei poteri è una cosa seria e soltanto con un'azione in sordina si potrà ottenere qualche risultato. Ma in questi giorni il paradosso è un altro: proprio all'apice del suo successo personale, Romano Prodi comincia ad avvertire qualche scricchiolio dall'Italia. In questi giorni ha preferito glissare sulle polemiche lanciate in sua direzione da parte di esponenti del pds, ma quel che paventavano a Palazzo Chigi si sta avverando: la conquista dell'Euro ha reso tutti più liberi, più liberi di polemizzare con il governo. Sarà un caso ma in pochi giorni lo staff di Prodi ha organizzato un viaggio di tre giorni in Sicilia, dove, guarda caso, fra 15 giorni si vota in tutte le province. Fabio Martini Il primo ministro italiano Romano Prodi incontra Trent Lott (a sinistra) ' leader della maggioranza al Senato americano e Tom Daschle leader della minoranza a Washington
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