Prodi, dopo i trionfi nel mondo ritornano le grane italiane di Augusto Minzolini

Prodi, dopo i trionfi nel mondo ritornano le grane italiane DALLA PRIMA PAGINA Prodi, dopo i trionfi nel mondo ritornano le grane italiane Sp^come^lvviene sempre in questi casi, l'altro, D'Alema, sta attraversando un momento di difficoltà: è sempre successo nelle diarchie cjhe hanno governato il nostro paese. Il confronto sulle riforme va avanti, alternando aperture e chiusure. Il segretario dei democratici di sinistra sta scoprendo che a volte è più facile fare politica da palazzo Chigi. Tant'è che l'altro ieri parlando della sinistra in generale, se ne è uscito con una frase che descrive la sua condizione esistenziale: «Arrivati ad una certa età bisogna governare, fa parte dello sviluppo fisiologico. E' come per certe cose: se a una certa età non si fanno, poi vengono i brufoli». Anche nella partita di potere con il Professore il segretario dei democratici di sinistra perde punti: pure un fedelissmo di un tempo come il presidente dell'Enel, Chicco Testa, ha scoperto il fascino ulivista. E la fase positiva del governo, che nell'idea di Prodi e Veltroni è il soggetto che rappresenta compiutamente l'Ulivo, mette in ombra il ruolo dei partiti che compongono la coalizione, a cominciare dai Democratici di sinistra. Tant'è che riemergono le gelosie, una certa irrequietezza impotente del Bottegone verso il governo quella che D'Alema nega dando dei «dementi» a chi ne parla - e, addirittura, ritornano i «boatos» sulle tentazioni di elezioni anticipate del segretario dei ds che non spiegano, però, cos'altro potrebbe guadagnarci l'interessato se non un nuovo governo Prodi semprechè le elezioni le vinca il centro-sinistra. A guardarla in questo modo qualcuno, come in passato ha scritto che D'Alema era il padrone d'Italia, ora dovrebbe assegnare quel titolo a Prodi. Ma è proprio così? E se fosse tutto frutto di un'illusione momentanea? Insieme ai giochi circensi che si svolgeranno domenica al Colosseo per festeggiare l'euro e ai fasti americani, qualche vicenda ha ricordato a tutti che l'Italia approdata in Europa non è ancora europea fino in fondo: la crisi delle ferrovie, degli ospedali, la fuga di Gelli che se fosse av- governava Berlusconi avrebbe creato un putiferio e le frane del Salernitano stanno lì a dimostrarlo. Eh già, proprio mentre tocca il suo apogeo Prodi dovrebbe pensarci un po' su. In un momento di transizione come questo è facile farsi delle illusioni: l'attuale condizione di D'Alema, potrebbe essere la sua, un domani. Solo lui, il premier, ha qualcosa da guadagnare sul fallimento della Bicamerale. Tutti gli altri, non solo D'Alema ma anche gli stessi Fini e Berlusconi, hanno bisogno che il tentativo che li ha coinvolti tutti vada in porto, non fosse altro per contendere la scena al presidente del Consiglio. Ècco-.-perchè non è detto che da qui a qualche mese la fotografia della situazione sia un'altra: la compagnia della bicamerale che presenta al paese, una nuova Costituzione e un governo logorato, che non può nascondere più i problemi quotidiani con l'Europa. Per Prodi, quindi, può riverlarsi un azzardo lo schema di puntare tutto sull'idea di un SuperUlivo che per ora è rappresentata solo dalla cronaca della riunione del coordinamento della scorsa settimana, vissuta sulla disputa di questo o quel posto tra personaggi come Leoluca Orlando o Enrico Boselli che in fondo hanno un peso elettorale di poco superiore al niente. Forse i due contendenti, Prodi e D'Alema, dovrebbero rassegnarsi all'idea di trovare un «modus vivendi», dato che sono condannati a stare insieme. Ma soprattutto, visto che le scadenze incalzano, dovrebbero raggiungere un'intesa sul futuro, che tenga conto dei disegni e delle ambizioni di ognuno. Anche perchè non è detto che il vincente di oggi, sia anche quello di domani. Un anno fa Franco Marini parlava del Professore come di «uno scemo, che faceva a botte con la politica». Ora, invece, lo descrive come «un genio che ha un gran culo». In futuro chissà. Augusto Minzolini

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