«Governo con un'anima poco verde» di Stefano Mancini
«Governo con un'anima poco verde» «Governo con un'anima poco verde» Manconi: c'è chi ignora la difesa del territorio SENATORE Manconi, i verdi al governo (ministero dell'Ambiente) che accusano il governo per il disastro in Campania. Ma voi dov'eravate, in questi ultimi due anni, quando l'esecutivo non faceva la politica ambientale che chiedete e quando non stanziava fondi per le zone a rischio? Dov'è finito lo slancio del movimento? «Eravamo impegnati, ad esempio, nella campagna nazionale per la difesa del suolo e contro il dissesto idrogeologico. Tra l'ottobre del 1997 e il marzo scorso abbiamo organizzato 28 manifestazioni in tutta Italia, nelle zone a maggior rischio, dal Piemonte alla Campania, dalla Toscana al Veneto. Nessun giornale ne ha scritto, ma fortunatamente la realtà non è soltanto quella riferita dai mezzi di informazione». Un partito di governo potrebbe fare qualcosa in più che scendere in piazza, non crede? Qualche leva del potere la azionate anche voi: o, come è stato detto, eravate più impegnati a chiedere nomine nei consigli di amministrazione Rai e Fs? «Non c'è stata una sola persona che abbia potuto e osato parlare di lottizzazione perché due ambientalisti non iscritti ai verdi e considerati ottime persone come Vittorio Emiliani e Anna Donati siano state chiamate nei consigli di amministrazione di Rai e Ferrovie. E comunque, grazie esclusivamente alla nostra determinazione, sono stati stanziati in difesa del suolo 1410 miliardi per il triennio 1998-2000. E' un aumento notevolissimo rispetto alla Finanziaria precedente». Ma insufficiente, visti i risultati. «Le racconterò un episodio: quando un anno fa franò la penisola sorrentina, io chiesi che il consiglio dei ministri si riunisse proprio lì e che la difesa del territorio fosse posta come prima questione politica e come deter rninante problema nazionale, e non delegata e relegata ai ministeri dell'Ambiente e dei Lavori pubblici». Ancora parole... «Sì, ma aggiunsi che in caso contrario ci saremmo interrogati sull'opportunità di continuare a sostenere il governo. E sa che cosa scrisse un giornale? Che la nostra era una politica destabilizzante e che ricattavamo il governo». Scusi se insisto su fatti concreti: Edo Ronchi è ministro dell'Ambiente ed è dei vostri. Come si è impegnato nella difesa del suolo? «Le opere relative al territorio non spettano a lui, ma al ministero dei Lavori pubblici. Noi premiamo per un riordino delle competenze e perché sia creato un dicastero dell'Ambiente, del Territorio e, in prospettiva, dell'Agricoltura». Sbaglio o alla fine avete ri¬ nunciato a «destabilizzare» la maggioranza? «Guardi, noi siamo un partito dal 2,5% di voti e apparteniamo a una coalizione piuttosto composita: per fortuna c'è una opzione ambientalista che non è soltanto nostra, ma ce n'è anche una industrialista, talvolta antiambientalista, che tende a considerare la questione ambientale come una delle tante e non come il possibile centro di tutte le politiche (economica, fiscale, sociale)». Allora di chi sono le colpe dell'alluvione in Campania? «Alcune sono di lunghissimo periodo, altre di breve. Le prime precedono di decenni il governo Prodi: sono le costruzioni, abusive e non, in zone a rischio di fra¬ ne e alluvioni, l'abbandono di montagne e colline, la mancanza di una seria pianificazione, la formalizzazione degli errori con i condoni». E quelle recenti? «Sono le colpe del governo attuale. L'errore fondamentale, lo ripeto, è il non aver posto la difesa del territorio come grande questione politica e come cruciale problema nazionale». C'è un giallo sui finanziamenti alle Regioni: perché i soldi non sono finiti agli enti locali? «Lo domandi ai presidenti delle Regioni e chieda conto della loro straordinaria inettitudine politico-amministrativa». Stefano Mancini
Persone citate: Anna Donati, Edo Ronchi, Manconi, Vittorio Emiliani
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