Emergenza, in arrivo cinquanta miliardi di Maria Grazia Bruzzone
Emergenza, in arrivo cinquanta miliardi Veltroni: il governo è pronto a far fronte a tutte le necessità finanziarie della regione Emergenza, in arrivo cinquanta miliardi Prodi: una delle più gravi disgrazie del dopoguerra ROMA. Cinquanta miliardi subito, per i primi interventi alle popolazioni della Campania, dove è proclamato lo «stato di emergenza». Più altri in arrivo. E un gruppo interministeriale che in una, massimo due settimane, dovrà presentare proposte concrete che permettano di fronteggiare la vicenda attuale, definita «una priorità assoluta per il Paese», e che segni nel contempo una «radicale innovazione» degli strumenti e delle iniziative in materia di protezione del suolo. Queste le decisioni del Consiglio dei ministri dedicato al disastro campano. In attesa di Romano Prodi, che oggi, appena tornato dagli Usa, parteciperà a un vertice con i ministri interessati e i responsabili della Protezione civile. «Quello che serve è una politica preventiva forte e la massima rapidità dell'azione», ha detto ieri il premier a Chicago. E chissà se, sull'onda di quella che Prodi ha definito «una delle più gravi disgrazie del dopoguerra» non sia davvero la volta che l'Italia si doti di efficaci strumenti di difesa del suo disastrato territorio. Anche se, sulla necessità di unificare una volta per tutte le competenze oggi disperse, già si profila uno scontro fra ministeri in concorrenza per il ruolo di «primo tutore», in particolare fra Ambiente e Lavori Pubblici. Veltroni, che presiede la conferenza stampa di palazzo Chigi, attorniato da Micheli e dai ministri Ronchi (Ambiente), Costa (Lavori Pubblici) e Napolitano (Interno e Protezione civile) fornisce un primo bilancio sull'opera di socorso: «Tutte le strutture della Protezione civile sono state attivate, 3000 mezzi meccanici sono in azione, ma il loro lavoro è reso difficile dal fatto che sotto la melma potrebbero esserci dei corpi». Anche Veltroni elude le polemiche. Ma è molto netto sull'impegno del governo. Fa capire che, al di là dei 50 miliardi, «il governo è impegnato a fronteggiare tutte le occorrenze finanziarie che emergano da questa vicenda». E spiega che il gruppo mterministeriale appronterà «gli strumenti finanziari, legislativi e giuridici» per far fronte non solo all'emergenza, ma all'annoso problema della difesa del suolo nella sua interezza. Di più non vuol dire, in attesa del vertice di oggi. E Ronchi appare soddisfatto, si dice pienamente d'accordo col vicepresidente del Ccnsigio. Dal quale avrebbe avuto assicurazioni sul passaggio di alcune cruciali competenze dai Lavori Pubblici al suo ministero, che gli permetterebbe di diventare il «regista unico» in materia di territorio. Già giovedì, nel primo vertice a Palazzo Chigi Ronchi aveva portato un'ipotesi di decreto legge che conferirebbe subito al suo dicastero la responsabilità di unificare i dati sulle aree a rischio e per intervenire d'autorità, bloccando l'edificabilità e «delocalizzando» gli edifici, dove necessario alla sicurezza. «Credo che il coordinamento tra le politiche dell'ambiente e del territorio sia una scelta condivisa in tutta Europa e da praticare anche in Italia», afferma più tardi Ronchi, che avrebbe dalla sua anche i democratici di sinistra. Secondo questo schema al vertice di oggi non spetterebbe altro che stabilire la configurazione giuridica del passaggio e le effettive disponibilità economiche (visto che il ministro Ciampi ieri se ne è andato a metà consiglio). Ma Ronchi non ha fatto i conti con le riserve del ministro Costa, al quale verrebbe sotttratta la competenza in materia di difesa del suolo, da sempre sua. «Non contesto la necessità di intervenire e anche, se necessario, di rivedere la competenza. Ma va tenuto conto che una riforma del genere non si può fare su due piedi. E comunque coinvolge una struttura amministrativa di cui bisogna tenere conto» sostiene il ministro subentrato a Di Pietro. Una struttura che proprio oggi pre¬ senta alla Fiera di Roma il suo piano di intervento per la messa in sicurezza del territorio, per il quale servirebbero 64 mila miliardi. Costa avanza un dubbio: «Presto saremo chiamati a esaminare la riforma Bassanini dei ministeri: non sarebbe più opportuno aspettare un momento?». Costa non ha un suo partito di riferimento. Il suo sottosegretario Gianni Mattioli, verde come il ministro dell'Ambiente Ronchi, lo spalleggia. Si dice favorevole a un unico ministero del Territorio e dell'Ambiente. Ma è perplesso. «Scindere le competenze oggi significherebbe vanificare il lavoro positivo fatto dai Lavori Pubblici. E sarebbe un boomerang: fra sei mesi che cosa si direbbe? Che bisogna cambiare ancora le competenze? La verità è che servono quattrini, tanti quattrini». Insomma, se la vedrà oggi Prodi. Maria Grazia Bruzzone Oggi forse il decreto che unifica le competenze sulla difesa del territorio: ma sul progetto si profila uno scontro tra i ministri Ronchi e Costa
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